Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Truffa al Pronto soccorso, assolti in 3
Sportivi visitati gratuitamente. Ieri la sentenza per il primario Gouigoux, Guerriero e De Carli
BELLUNO È uscito dall’aula del Tribunale con gli occhi lucidi e un sorriso che non aveva bisogno di spiegazioni. Giovanni Gouigoux, 63 anni primario del Pronto Soccorso di Belluno, è stato assolto dall’accusa di omessa denuncia perché «il fatto non costituisce reato». A tirare un sospiro di sollievo anche l’infermiere Roberto De Carli, 51 anni di Feltre accusato di abuso d’ufficio, e la dottoressa Gabriella Guerriero, 42enne originaria di Agropoli (Salerno) alla sbarra per truffa aggravata, assolti rispettivamente perché «il fatto non sussiste» e per «tenuità del fatto».
Gli imputati erano cinque ma due avevano già patteggiato. Si tratta del medico Marco Sommavilla, un anno e due mesi di reclusione per truffa aggravata, abuso d’ufficio e falso ideologico del pubblico ufficiale in certificati, e il massaggiatore sportivo Marco De Din, stessa pena per esercizio abusivo della professione di fisioterapista e ricettazione di farmaci in confezione ospedaliera.
Le indagini erano partite proprio da Sommavilla. Secondo la Procura il medico visitava pazienti privati (calciatori e pallavolisti) all’interno del Pronto Soccorso sottoponendoli a esami specialistici gratis. Il trucco sarebbe consistito nel dimetterli con il codice verde. Una situazione che per la pubblica accusa era ben nota a Gouigoux (avvocati Maraviglia e Paniz) che si era difeso dicendo di averlo saputo solo «nell’ottobre 2014 da un collega e gli dissi di metterlo per iscritto per denunciare l’accaduto». Dopo 15 giorni però erano intervenuti i carabinieri e non ebbe il tempo di fare nulla. Il pm aveva chiesto per il primario una multa di 500 euro.
De Carli (avvocati Coppa e Pauletti) era accusato invece di abuso d’ufficio in concorso con Sommavilla ma il suo coinvolgimento è stato ritenuto nullo sia dal pubblico ministero, che aveva chiesto l’assoluzione in formula dubitativa, sia dal giudice. Diversa la posizione della Guerriero, unica dei tre imputati a rischiare una anno di carcere oltre a 600 euro di multa. Dalle indagini era emerso che la dottoressa avrebbe partecipato come medico sociale a delle partite di calcio in sostituzione di Sommavilla e ogni volta le sarebbero stati consegnati 100 euro in busta chiusa. Soldi che per la pubblica accusa non erano altro che un vero e proprio «compenso», nonostante avesse un rapporto lavorativo di esclusiva con l’Usl 1. L’avvocato Massimiliano Paniz aveva spiegato che quei rimborsi forfettari erano leciti e consentiti alle associazioni sportive dilettantistiche dalla Finanziaria del 2003. Guerriero non aveva quindi bisogno di alcuna autorizzazione da parte dell’azienda sanitaria. Certo, avrebbe dovuto avvisarla ma si sarebbe trattato allora di una dimenticanza e non di una truffa.