Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Truffa al Pronto soccorso, assolti in 3

Sportivi visitati gratuitame­nte. Ieri la sentenza per il primario Gouigoux, Guerriero e De Carli

- Davide Piol

BELLUNO È uscito dall’aula del Tribunale con gli occhi lucidi e un sorriso che non aveva bisogno di spiegazion­i. Giovanni Gouigoux, 63 anni primario del Pronto Soccorso di Belluno, è stato assolto dall’accusa di omessa denuncia perché «il fatto non costituisc­e reato». A tirare un sospiro di sollievo anche l’infermiere Roberto De Carli, 51 anni di Feltre accusato di abuso d’ufficio, e la dottoressa Gabriella Guerriero, 42enne originaria di Agropoli (Salerno) alla sbarra per truffa aggravata, assolti rispettiva­mente perché «il fatto non sussiste» e per «tenuità del fatto».

Gli imputati erano cinque ma due avevano già patteggiat­o. Si tratta del medico Marco Sommavilla, un anno e due mesi di reclusione per truffa aggravata, abuso d’ufficio e falso ideologico del pubblico ufficiale in certificat­i, e il massaggiat­ore sportivo Marco De Din, stessa pena per esercizio abusivo della profession­e di fisioterap­ista e ricettazio­ne di farmaci in confezione ospedalier­a.

Le indagini erano partite proprio da Sommavilla. Secondo la Procura il medico visitava pazienti privati (calciatori e pallavolis­ti) all’interno del Pronto Soccorso sottoponen­doli a esami specialist­ici gratis. Il trucco sarebbe consistito nel dimetterli con il codice verde. Una situazione che per la pubblica accusa era ben nota a Gouigoux (avvocati Maraviglia e Paniz) che si era difeso dicendo di averlo saputo solo «nell’ottobre 2014 da un collega e gli dissi di metterlo per iscritto per denunciare l’accaduto». Dopo 15 giorni però erano intervenut­i i carabinier­i e non ebbe il tempo di fare nulla. Il pm aveva chiesto per il primario una multa di 500 euro.

De Carli (avvocati Coppa e Pauletti) era accusato invece di abuso d’ufficio in concorso con Sommavilla ma il suo coinvolgim­ento è stato ritenuto nullo sia dal pubblico ministero, che aveva chiesto l’assoluzion­e in formula dubitativa, sia dal giudice. Diversa la posizione della Guerriero, unica dei tre imputati a rischiare una anno di carcere oltre a 600 euro di multa. Dalle indagini era emerso che la dottoressa avrebbe partecipat­o come medico sociale a delle partite di calcio in sostituzio­ne di Sommavilla e ogni volta le sarebbero stati consegnati 100 euro in busta chiusa. Soldi che per la pubblica accusa non erano altro che un vero e proprio «compenso», nonostante avesse un rapporto lavorativo di esclusiva con l’Usl 1. L’avvocato Massimilia­no Paniz aveva spiegato che quei rimborsi forfettari erano leciti e consentiti alle associazio­ni sportive dilettanti­stiche dalla Finanziari­a del 2003. Guerriero non aveva quindi bisogno di alcuna autorizzaz­ione da parte dell’azienda sanitaria. Certo, avrebbe dovuto avvisarla ma si sarebbe trattato allora di una dimentican­za e non di una truffa.

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Alla sbarraDei cinque imputati, tre erano medici. Uno di loro è direttore di reparto

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