Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Chiuso l’hub di Bagnoli, trasferiti tutti i migranti «È la fine di un incubo» Salvini: «Paese liberato»
Gli operai smantellano la base. Restano materassi e un pallone
«Ascolti bene...» Che cosa? «No, dico, lo sente?»
No.
«Il silenzio...». Roberto Milan, il sindaco di Bagnoli di Sopra, allarga le braccia con l’aria beata. Alle sue spalle, l’ex base militare che tre anni fa era stata trasformata nel secondo hub più grande del Veneto, dopo quello di Cona. Al suo interno hanno vissuto fino a un migliaio di migranti, con il loro carico di disperazione, schiamazzi e povertà. Da ieri, la struttura è vuota.
Dopo che a fine agosto il ministro dell’Interno Matteo Salvini ne aveva annunciato la chiusura, per settimane la prefettura di Padova ha lavorato in accordo con le cooperative della zona per trasferire i profughi, un po’ per volta: se un mese fa la base ospitava ancora un centinaio di richiedenti asilo, in mattinata se ne sono andati gli ultimi sei. «L’avevo promesso nel febbraio del 2017 - ricorda il prefetto Renato Franceschelli nella convinzione che i grandi hub non fossero la soluzione al problema. Da allora gli uffici hanno operato senza sosta per raggiungere l’obiettivo di ridistribuire i migranti nel circuito dell’accoglienza diffusa. Oggi, anche grazie alla forte diminuzione degli arrivi, il risultato è stato raggiunto. Adesso pensiamo a come alleggerire anche le strutture di medie dimensioni, come quelle a Montagnana, Noventa e Battaglia Terme».
Intanto a Bagnoli si respira aria di festa. Il sindaco Milan abbraccia Silvana Crozzoletto, l’anziana che abita proprio di fronte alla base. «Abbiamo chiuso l’hub delle porcherie!», le dice riferendosi alla frase pronunciata dall’ex prefetto Patrizia Impresa («È vero che ne abbiamo fatte di porcherie...») e intercettata dai carabinieri che indagavano sugli strani appoggi di cui godeva Ecofficina, la coop che gestisce i principali centri di accoglienza del Veneto, Bagnoli compreso.
«L’apertura dell’hub ha creato tanto scompiglio - spiega Silvana - e fatto crollare a zero il valore della mia abitazione. Anche se gli ospiti, almeno con me, sono sempre stati educati e mi chiamavano “mamma”, sono contenta sia tutto finito».
Intorno alla base, la recinzione è rivestita di teli scuri e filo spinato. All’interno, resta un pallone da calcio al centro del piazzale vuoto. Una manciata di operai lavora al lento smantellamento della struttura: spariti i moduli abitativi, in un angolo sono ammucchiate centinaia di materassi. Una gru carica vecchie biciclette e altro materiale su un camion: prima di chiudere il lucchetto al cancello attraverso il quale, in questi anni, sono transitati migliaia di migranti, occorre ripulire tutto.
«È la fine di un incubo» ripete il sindaco, che già pensa al futuro: «Appena la prefettura comunicherà la rinuncia al diritto di prelazione sull’intera area, torneremo a chiedere al Demanio di concederla al Comune. Dove c’erano i profughi nascerà un centro giovanile, con un ostello e la piscina». Un passo per volta. Anche perché il prefetto non si sbilancia: «La base ora ha smesso di operare. Ma per sapere ciò che accadrà, ci vorrebbe la sfera di cristallo...». Il
riferimento è all’eventualità che nuovi conflitti in Africa possano far ripiombare l’Italia nella situazione di due anni fa, quando gli sbarchi di profughi erano continui. «Meglio non pensarci», taglia corto.
La notizia della chiusura s’è sparsa in fretta. D’altronde l’hub di Bagnoli, gestito dalla contestatissima Ecofficina, era stato al centro di proteste sia da parte degli ospiti (per le pessime condizioni di vita al suo interno) che della cittadinanza. Tensioni che avevano raggiunto l’apice nel marzo del 2017, con l’arresto di un richiedente asilo che aveva violentato una quarantenne del paese.
«Non è solo la dimostrazione che la pacchia per coop e affini è davvero finita, ma che l’aria è cambiata in modo radicale», esulta il governatore del Veneto, Luca Zaia, che poi rilancia: «All’abbandono di Bagnoli speriamo possano presto far seguito anche le chiusure di Cona, Montagnana, Battaglia e di tutti gli altri centri».
Rivendica la «vittoria» il ministro dell’Interno, Matteo Salvini: «Abbiamo liberato Bagnoli! Come promesso, l’ex base militare in provincia di Padova è stata svuotata. In passato, durante i governi del Pd e di Alfano, aveva ospitato anche più di mille immigrati a spese degli italiani. A gennaio 2018 erano ben 379. Ora, zero! Tutto è stato possibile anche grazie alla drastica riduzione degli sbarchi».
Luca Zaia
La pacchia per le coop è finita. Ora speriamo possa chiudere presto anche l’hub di Cona