Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Medici di base associati, parte la riforma Vertice con la Regione e le Usl: al posto degli ambulatori h24 arrivano centri h8 aperti anche sabato
VENEZIA Fermate a marzo a quota 55 (sulle 86 autorizzate dalla Regione) le Medicine di gruppo integrate, cioè gli ambulatori h12 o h24 ritenuti dal ministero dell’Economia e delle Finanze legati a «un costo eccessivo che può compromettere gli obiettivi finanziari dell’intero Servizio sanitario del Veneto» (finanziamento vincolato di 25 milioni l’anno per il quadriennio 2015/2018, dei quali 80 già spesi), la riforma dell’assistenza territoriale vira. E riparte dalle Medicine di gruppo e di rete: le prime prevedono che i medici di famiglia lascino l’ambulatorio singolo per associarsi con altri colleghi, ma non con gli specialisti, in centri funzionanti otto ore al giorno dal lunedì al venerdì e dalle 8 alle 10 di sabato; la seconda fattispecie consente invece ai dottori di base che preferiscano restare nel proprio studio (l’adesione al progetto è volontaria ma prevede un incentivo economico) di essere collegati on line con altri camici bianchi di area. E quindi la cartella clinica informatizzata e tutti i dati dei pazienti afferenti a quel professionista saranno telematicamente a disposizione dei dottori in rete con lui.
La ratio di entrambe le nuove forme di assistenza territoriale, al centro di un incontro avvenuto nei giorni scorsi tra tecnici della Regione, direttori generali delle Usl e rappresentanti dei medici di base, è di mettere questi ultimi a disposizione dei veneti per più tempo. «Negli studi associati e nelle Medicine in rete il paziente troverà sempre un camice bianco — conferma Domenico Crisarà, segretario regionale della Fimmg, sigla di categoria — anche quando il proprio sarà in ferie o assente per altri motivi. Le Medicine di gruppo, come quelle di rete previste in convenzione dall’accordo nazionale 2005/2008 tra Stato e Regioni, disporranno inoltre di segretarie e infermieri: per le prime otterremo un rimborso dalla Regione di 3,50 euro lordi per paziente all’anno, che sale a 4 per gli infermieri». L’obiettivo è arrivare ad associare almeno l’80% dei dottori di famiglia, contro l’attuale 48%. E attenuare la delusione per lo stop alle Medicine di gruppo integrate, causa degli 81 giorni di sciopero indetti da Fimmg, Snami, Smi e Intesa sindacale dal 19 settembre 2017 al dicembre 2018. Partita con il blocco della ricetta telematica, la protesta nel novembre scorso era stata amplificata con due giorni di chiusura degli ambulatori. Poi, per evitare altri disagi ai pazienti, erano iniziate le trattative con la Regione, fino alla soluzione odierna.
Per sostenere la quale Palazzo Balbi stanzierà 7-8 milioni di euro all’anno per il triennio 2018/2020. «Le associazioni partiranno subito — riferisce Crisarà — la Regione ha chiesto ai direttori generali di redigere un programma triennale, in cui devono essere indicati azienda per azienda numero di Medicine di gruppo o di rete e relativi costi. Tramontati gli ambulatori h24, non va sprecato il lavoro compiuto per far passare il valore di lavorare insieme, così da garantire più servizi al cittadino». La nuova formula consentirà risparmi in termini di spesa farmaceutica e accessi/ricoveri impropri all’ospedale e una migliore assistenza. La Regione imporrà infatti alle Medicine di gruppo obiettivi di salute più importanti, primi fra tutti il monitoraggio e la prevenzione della cronicità e di malattie diffuse e impattanti, anche economicamente, come l’ipertensione e il diabete.