Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Fisco e tangenti, prime condanne Lo Stato recupera 350 mila euro
Patteggiano imprenditori e pubblici funzionari. Aggravato un reato
VENEZIA Per 14 imputati è stata letta la sentenza, con pene complessive di oltre vent’anni, mentre lo Stato ha recuperato 355 mila euro. Per quattro a dicembre inizierà il processo in aula, che si preannuncia lungo. Per altri quattro invece l’inchiesta torna in procura, dopo che il gip Roberta Marchiori ha aggravato un reato da corruzione a induzione indebita. «Finora solo patteggiamenti e condanne», dicono soddisfatti i pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini fuori dall’aula. Il maxi-processo sulle mazzette all’Agenzia delle Entrate, con cui la Finanza aveva scoperto un giro di imprenditori che pagavano i pubblici funzionari per avere sconti sulle sanzioni fiscali, segna il primo punto a favore della procura. Il gup infatti ha accolto 12 patteggiamenti e inflitto due condanne con rito abbreviato.
A scendere a patti con la procura erano stati l’ex direttore della sede veneziana dell’Agenzia Massimo Esposito (due anni e 135 mila euro confiscati), il giudice tributario veronese Cesare Rindone (11 mesi e 10 giorni), il commercialista chioggiotto Augusto Sartore (2 anni e 11.500 euro) e gli imprenditori Aldo Bison (2 anni e 160 mila euro), con i figli Lara e Fabio e la moglie Anna Basso (tutti 1 anno, 9 mesi e 10 giorni), Paolo Maria Baggio (1 anno e 4 mesi e 25.500 euro) e il socio Paolo Tagnin (1 anno e 8 mesi e 22.500 euro) e Pietro Schneider (9 mesi). Il canovaccio era sempre lo stesso: gli imprenditori avrebbero pagato con denaro, favori o regali Esposito o i suoi colleghi Elio Borrelli e Christian David, che però è stato l’unico dei tre a non confessare, oppure – in altri filoni emersi – il finanziere Vincenzo Corrado. Sia David che Corrado hanno deciso di tentare la strada del processo in aula, così come la commercialista trevigiana Tiziana Mesirca e l’altro finanziere Massimo Nicchiniello, accusato di aver chiesto favori a Schneider, episodio avvenuto in Friuli.
Anche Borrelli avrebbe dovuto patteggiare, ma il gip ha sollevato una questione su uno degli episodi contestati. Tra chi aveva tentato di ottenere lo sconto sulle sanzioni c’era infatti il gruppo veronese Cattolica Assicurazioni, con il suo ex responsabile amministrativo Giuseppe Milone e l’ex consulente Albino Zatachetto. In una prima fase Borrelli – d’accordo con David, secondo i pm – aveva cercato di far assumere in azienda un’amica; poi Milone e Zatachetto si erano rivolti, tramite Rindone, a Corrado, anche lui in rapporto con David. Per quest’ultimo episodio, ritenuto un traffico illecito di influenze, Zatachetto è stato condannato a due anni di carcere e a risarcire l’Agenzia delle Entrate (per ora con una provvisionale di 30 mila euro); il primo reato era invece stato qualificato dalla procura come corruzione, ma il gip con una lunga ordinanza ha spiegato che Borrelli era stato molto insistente, mettendo alle strette i due esponenti di Cattolica, e l’ha ritenenuto dunque una induzione indebita. Per questo sono stati bloccati i patteggiamenti di Borrelli e Milone (torneranno in aula il 18 ottobre), così come il processo in abbreviato a David e Zatachetto, per i quali la procura dovrà rifare la richiesta di rinvio a giudizio.
In una vicenda dai tanti filoni ha poi patteggiato un anno e sei mesi il finanziere Antonio De Franchis, accusato di assenteismo e di aver passato notizie riservate al fratello commercialista Daniele, che ha sua volta ha patteggiato 8 mesi per averle ricevute. Un anno, infine, a Fabrizio Paulin, che aveva ricevuto notizie riservate da Corrado.