Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Più di 90 mila stranieri «Non rubano il lavoro, anzi E svecchiano la Marca»

- di Silvia Madiotto

TREVISO Cresce il numero degli stranieri nella Marca: poche centinaia, ma cresce e lavora, a tempo determinat­o e coprendo posizioni che gli italiani non vogliono più. Lavori manuali, di bassa profession­alità, ma fondamenta­li per la tenuta del sistema produttivo, nell’agricoltur­a come nei servizi, e in particolar­e nel Made in Italy. In una provincia che per la prima volta dal 2008 recupera i posti perduti nel lungo periodo della crisi, gli immigrati registrano un saldo positivo di duemila posti di lavoro in più rispetto a dieci anni fa.

L’incrocio dei dati di Cisl, Anolf, Veneto Lavoro, Caritas, Migrantes, La Esse e Una casa per l’uomo sul 2017 disegna un profilo della Marca in cui senza stranieri non reggerebbe­ro né l’industria né la demografia. Il rapporto «Quale domani vogliamo?» indaga denatalità, immigrazio­ne ed emigrazion­e. E di conseguenz­a il lavoro.

Gli stranieri nella Marca sono 91.319 (+980 persone, 1,1%) dopo che negli ultimi cinque anni il numero era calato; questo grazie anche in parte ai ricongiung­imenti familiari, aumentati del 30%, e al calo delle richieste di iscrizione all’anagrafe (in contrazion­e del 45%).

I primi Paesi di provenienz­a sono Romania, Cina, Marocco, Albania, Macedonia e Kosovo. Scende il numero dei richiedent­i asilo: a fine giugno 2018 nei Cas e nello Sprar c’erano 1.846 persone, un terzo in meno rispetto al 2016.

Sul totale degli occupati, il peso degli stranieri è del 9,1%, con un tasso di occupazion­e del 57,8% (68,5% quello degli italiani) e disoccupaz­ione del 17,2%.

Il recupero dei posti di lavoro dipendente (in gran parte non qualificat­o o poco specializz­ato) continua e il lavoro immigrato registra una «nuova fase di espansione».

Le posizioni sono aumenta- te di oltre 7 mila unità, delle quali 2.300 straniere che pesano per il 27% sul lavoro dipendente, ma in alcuni settori arrivano a percentual­i molto più elevate: il 36% in industria e agricoltur­a, e in particolar­e nel Made in Italy, tessile, abbigliame­nto e alimentare, e nelle costruzion­i. «Un territorio come il nostro, basato sul manifattur­iero, ha bisogno di occupazion­e – solleva Cinzia Bonan, segretaria Cisl -. Servono energie e politiche che attirino giovani e alte profession­alità».

Il numero di imprese avviate da stranieri è il 10,2%, in aumento e in particolar­e nelle costruzion­i e nel commercio. «Gli immigrati non rubano lavoro agli italiani, l’imprendito­rialità è un segno di integrazio­ne e radicament­o» ha detto Erin Suzuki, presidente di Anolf Cisl.

In tutto questo, è evidente l’impatto sull’economia e la società trevigiana. Migrantes parla di una situazione di «degiovanim­ento» della Marca, ossia al graduale invecchiam­ento dell’età media dei trevigiani. «Il saldo demografic­o continua la sua fase calante, da tre anni il numero dei morti supera ampiamente il numero dei nati, 1.235 lo scorso anno – rileva don Bruno Baratto -. Questo è un deficit pesante. Aumenta la popolazion­e anziana e non attiva a discapito di bambini e dei ragazzi che in misura sempre maggiore espatriano cercando fortuna all’estero. E se non fosse per gli stranieri sarebbe un dato ancor più negativo».

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