Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Più di 90 mila stranieri «Non rubano il lavoro, anzi E svecchiano la Marca»
TREVISO Cresce il numero degli stranieri nella Marca: poche centinaia, ma cresce e lavora, a tempo determinato e coprendo posizioni che gli italiani non vogliono più. Lavori manuali, di bassa professionalità, ma fondamentali per la tenuta del sistema produttivo, nell’agricoltura come nei servizi, e in particolare nel Made in Italy. In una provincia che per la prima volta dal 2008 recupera i posti perduti nel lungo periodo della crisi, gli immigrati registrano un saldo positivo di duemila posti di lavoro in più rispetto a dieci anni fa.
L’incrocio dei dati di Cisl, Anolf, Veneto Lavoro, Caritas, Migrantes, La Esse e Una casa per l’uomo sul 2017 disegna un profilo della Marca in cui senza stranieri non reggerebbero né l’industria né la demografia. Il rapporto «Quale domani vogliamo?» indaga denatalità, immigrazione ed emigrazione. E di conseguenza il lavoro.
Gli stranieri nella Marca sono 91.319 (+980 persone, 1,1%) dopo che negli ultimi cinque anni il numero era calato; questo grazie anche in parte ai ricongiungimenti familiari, aumentati del 30%, e al calo delle richieste di iscrizione all’anagrafe (in contrazione del 45%).
I primi Paesi di provenienza sono Romania, Cina, Marocco, Albania, Macedonia e Kosovo. Scende il numero dei richiedenti asilo: a fine giugno 2018 nei Cas e nello Sprar c’erano 1.846 persone, un terzo in meno rispetto al 2016.
Sul totale degli occupati, il peso degli stranieri è del 9,1%, con un tasso di occupazione del 57,8% (68,5% quello degli italiani) e disoccupazione del 17,2%.
Il recupero dei posti di lavoro dipendente (in gran parte non qualificato o poco specializzato) continua e il lavoro immigrato registra una «nuova fase di espansione».
Le posizioni sono aumenta- te di oltre 7 mila unità, delle quali 2.300 straniere che pesano per il 27% sul lavoro dipendente, ma in alcuni settori arrivano a percentuali molto più elevate: il 36% in industria e agricoltura, e in particolare nel Made in Italy, tessile, abbigliamento e alimentare, e nelle costruzioni. «Un territorio come il nostro, basato sul manifatturiero, ha bisogno di occupazione – solleva Cinzia Bonan, segretaria Cisl -. Servono energie e politiche che attirino giovani e alte professionalità».
Il numero di imprese avviate da stranieri è il 10,2%, in aumento e in particolare nelle costruzioni e nel commercio. «Gli immigrati non rubano lavoro agli italiani, l’imprenditorialità è un segno di integrazione e radicamento» ha detto Erin Suzuki, presidente di Anolf Cisl.
In tutto questo, è evidente l’impatto sull’economia e la società trevigiana. Migrantes parla di una situazione di «degiovanimento» della Marca, ossia al graduale invecchiamento dell’età media dei trevigiani. «Il saldo demografico continua la sua fase calante, da tre anni il numero dei morti supera ampiamente il numero dei nati, 1.235 lo scorso anno – rileva don Bruno Baratto -. Questo è un deficit pesante. Aumenta la popolazione anziana e non attiva a discapito di bambini e dei ragazzi che in misura sempre maggiore espatriano cercando fortuna all’estero. E se non fosse per gli stranieri sarebbe un dato ancor più negativo».