Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Vicentino

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 Gelindo Bordin è nato il 2 aprile 1959 a Longare, in provincia di Vicenza. I primi passi nell’atletica da ragazzino, dedicandos­i a campestri e corsa su strada.

 I primi risultati li ottiene sotto la guida di Gianni Ghidini e decide di dedicarsi da profession­ista alla maratona nel 1984, a 25 anni, con allenatore Luciano Gigliotti.

 Nel 1984 vince la nmaratona di Milano, il salto di qualità due anni dopo vincendo l’oro agli Europei di Stoccarda davanti a Orlando Pizzolato, vicentino di Thiene.

 Nel 1987 il bronzo ai Mondiali di Roma, nel 1988 il trionfo olimpico a Seul, seguito nel 1990 dal secondo oro agli Europei a Spalato e dalla vittoria a Boston.

 Alle Olimpiadi del 1992 a Barcellona è costretto al ritiro per un infortunio e decide poco dopo di ritirarsi.

 Attualment­e Bordin è uomo di punta della Diadora Academy. PADOVA Sei geometra capocantie­re ma ti senti corridore degli altopiani. Sei nato a Longare, provincia di Vicenza, sì, ma potresti aver visto la luce nella Rift Valley. Dentro hai la spinta della corsa, naturale come camminare, fin da quando da bambino, a scuola, doppiavi tutti nelle campestri e la gambe andavano da sole, veloci e leggere.

Succede se sei Gelindo Bordin. E allora devi decidere. Perché le gare di cross e su strada dagli orizzonti chiusi non ti bastano più, perché la tua fissa è diventare il numero uno. Ci credi, sai di aver ragione e tanto basta. E allora a 25 anni molli tutto, fai della corsa la tua profession­e, ti applichi come un fachiro sui chiodi, sudi sangue e in quattro anni vinci tutto quello che c’è da vincere sulla maratona. La corsa che è la summa dell’atletica, la gara regina, 42.195 chilometri dove incontri i tuoi sogni ma dove sbatti anche negli incubi peggiori, nei fantasmi. Oppure acchiappi il trionfo e baci la pista nella prova olimpica. Trent’anni fa, il 2 ottobre 1988, il vicentino Bordin si metteva al collo l’oro olimpico nella maratona di Seul, primo italiano a trionfare nella gara delle gare. Nel 2004 lo imiterà Stefano Baldini sulle strade di Atene. Ma quella di Bordin resta scolpita nella memoria come uno dei momenti più alti, più intensi e più emozionant­i per chi ama lo sport.

Bordin, come fa un anonimo capocantie­re di Longare a diventare, da buon amatore, il re della maratona?

«Con talento naturale, ovvio, ma anche con tanta convinzion­e nei propri mezzi. Sentivo di poter fare qualcosa di importante e allora, nel 1984, a 25 anni, ho deciso di cambiare vita. Di fare dell’atletica una profession­e, insomma».

E così lascia il posto di lavoro e da Verona va a Tirrenia...

«Sì, a Tirrenia c’era Luciano Gigliotti, che sarebbe diventato il mio coach. Volevo una persona che avesse obiettivi alti, come i miei. Ho lasciato il posto da geometra, dove pure prendevo uno stipendio di oltre due milioni e mezzo al mese. Era davvero una signora cifra, all’epoca».

Nessuno, tra amici e familiari, ha cercato di farle cambiare idea?

«Non direi, anzi. Ero io piuttosto che mi dicevo “Gelindo, ma cosa diavolo stai facendo?”... Però, come dicevo, ho avuto il sostegno di chi mi stava attorno, è stato importante».

L’incontro con Gigliotti?

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