Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il nuovo hospice dell’Advar «Sembrava una pazzia, è stato realizzato un sogno»
TREVISO Un sogno e una pazzia. La «sana follia» di una donna, Anna Mancini Rizzotti, diventa il luogo del sostegno nella sofferenza, del dono nel dolore, coinvolgendo una comunità intera che nasce nella struttura di Santa Bona ed esce per abbracciare famiglie e malati. La Casa dei Gelsi non è solo un hospice che accompagna i pazienti terminali con dignità e professionalità, ma un esempio di cosa possa costruire la generosità di tante, tantissime persone che insieme hanno raccolto i cinque milioni di euro necessari all’ampliamento della struttura di via Fossagera.
Sono passati sei anni dalla posa della prima pietra e, mattone dopo mattone, l’Advar di Treviso oggi ha una casa grande e un giardino pieno di rose e piante, donate da chi è passato di là e ha lasciato un regalo che ogni anno fiorisce e non dimentica.
Al taglio del nastro, ieri pomeriggio, nessuno ha voluto mancare. Regione, Provincia, Comune, tanti sindaci, forze dell’ordine, imprenditori e singoli cittadini: una marea di sorrisi e magliette verdi (quelle dei preziosi volontari) per dare ancora una volta all’Advar l’appoggio che in questi anni è cresciuto fino a diventare una realtroppo
tà modello. Ogni anno la struttura, compresi i servizi e i professionisti che vi lavorano, ha un costo di 4 milioni di euro: il 40% è sostenuto dall’Usl ma senza l’aiuto dei volontari e delle raccolte fondi il sogno non sarebbe stato possibile. La nuova ala aggiunge sei posti letto di degenza ai dodici già esistenti (in attesa di essere convenzionati e utilizzati a brevissimo), è confortevole e studiata per il paziente.
«Grazie» è la parola che la presidente dell’Advar Anna Mancini Rizzotti continua a rivolgere a tutti, emozionata e commossa davanti a quel risultato che sembrava sempre grande e che, invece, è una straordinaria realtà, la sinergia fra pubblico e privato non profit, «per rispondere ai bisogni del territorio, dare dignità e qualità della vita fino all’ultimo momento». Ha fondato l’Advar trent’anni fa per sostenere la cura dei malati negli ultimi giorni di vita: novemila sono le famiglie che sono state assistite, a domicilio e nella Casa dei Gelsi. Nel 2004 è nato l’hospice, che in 14 anni ha accolto tremila persone.
«Abbiamo condiviso questa strada con tutta la comunità – spiega Mancini Rizzotti -, con coraggio, passione e una follia utopica che non vogliamo perdere. È stata un’impresa titanica, un progetto etico e di valore. Treviso ha mostrato la sua generosità». Fra le stanze e le aree comuni ci sono quattro pianoforti, pet therapy, spazi comuni (con l’obiettivo ambizioso di un day hospice) ma soprattutto una solida rete per le cure palliative che nella Marca è apprezzata e stimata, tanto da spingere decine, centinaia di associazioni a organizzare eventi per raccogliere fondi.
«È un progetto che unisce tutti, merito di una comunità intera ma soprattutto di Anna» ha detto il sindaco Mario Conte. «Una persona che sa sognare» l’ha definita Giancarlo Iannicelli, rappresentante della Provincia. «Affabile, ma sa essere un mastino con la sua sana follia» ha ricordato il presidente della Regione Luca Zaia. Anna Mancini e tutti i volontari dell’Advar ce l’hanno fatta: l’hospice è finito. È tutto vero.