Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il nuovo hospice dell’Advar «Sembrava una pazzia, è stato realizzato un sogno»

- di Silvia Madiotto

TREVISO Un sogno e una pazzia. La «sana follia» di una donna, Anna Mancini Rizzotti, diventa il luogo del sostegno nella sofferenza, del dono nel dolore, coinvolgen­do una comunità intera che nasce nella struttura di Santa Bona ed esce per abbracciar­e famiglie e malati. La Casa dei Gelsi non è solo un hospice che accompagna i pazienti terminali con dignità e profession­alità, ma un esempio di cosa possa costruire la generosità di tante, tantissime persone che insieme hanno raccolto i cinque milioni di euro necessari all’ampliament­o della struttura di via Fossagera.

Sono passati sei anni dalla posa della prima pietra e, mattone dopo mattone, l’Advar di Treviso oggi ha una casa grande e un giardino pieno di rose e piante, donate da chi è passato di là e ha lasciato un regalo che ogni anno fiorisce e non dimentica.

Al taglio del nastro, ieri pomeriggio, nessuno ha voluto mancare. Regione, Provincia, Comune, tanti sindaci, forze dell’ordine, imprendito­ri e singoli cittadini: una marea di sorrisi e magliette verdi (quelle dei preziosi volontari) per dare ancora una volta all’Advar l’appoggio che in questi anni è cresciuto fino a diventare una realtroppo

tà modello. Ogni anno la struttura, compresi i servizi e i profession­isti che vi lavorano, ha un costo di 4 milioni di euro: il 40% è sostenuto dall’Usl ma senza l’aiuto dei volontari e delle raccolte fondi il sogno non sarebbe stato possibile. La nuova ala aggiunge sei posti letto di degenza ai dodici già esistenti (in attesa di essere convenzion­ati e utilizzati a brevissimo), è confortevo­le e studiata per il paziente.

«Grazie» è la parola che la presidente dell’Advar Anna Mancini Rizzotti continua a rivolgere a tutti, emozionata e commossa davanti a quel risultato che sembrava sempre grande e che, invece, è una straordina­ria realtà, la sinergia fra pubblico e privato non profit, «per rispondere ai bisogni del territorio, dare dignità e qualità della vita fino all’ultimo momento». Ha fondato l’Advar trent’anni fa per sostenere la cura dei malati negli ultimi giorni di vita: novemila sono le famiglie che sono state assistite, a domicilio e nella Casa dei Gelsi. Nel 2004 è nato l’hospice, che in 14 anni ha accolto tremila persone.

«Abbiamo condiviso questa strada con tutta la comunità – spiega Mancini Rizzotti -, con coraggio, passione e una follia utopica che non vogliamo perdere. È stata un’impresa titanica, un progetto etico e di valore. Treviso ha mostrato la sua generosità». Fra le stanze e le aree comuni ci sono quattro pianoforti, pet therapy, spazi comuni (con l’obiettivo ambizioso di un day hospice) ma soprattutt­o una solida rete per le cure palliative che nella Marca è apprezzata e stimata, tanto da spingere decine, centinaia di associazio­ni a organizzar­e eventi per raccoglier­e fondi.

«È un progetto che unisce tutti, merito di una comunità intera ma soprattutt­o di Anna» ha detto il sindaco Mario Conte. «Una persona che sa sognare» l’ha definita Giancarlo Iannicelli, rappresent­ante della Provincia. «Affabile, ma sa essere un mastino con la sua sana follia» ha ricordato il presidente della Regione Luca Zaia. Anna Mancini e tutti i volontari dell’Advar ce l’hanno fatta: l’hospice è finito. È tutto vero.

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Aperta La nuova ala e, sotto, Zaia, Conte, Mancini Rizzotti, Manildo e Gentilini
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