Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bici, il fascino del ghiaino

Si chiama Gravel ed è la nuova frontiera del ciclismo: itinerari, attrezzatu­re, officine. Ecco quanto serve per salire in sella

- Di Gloria Bertasi

la moda del momento e gli appassiona­ti aumentano di giorno in giorno, un po’ per la sfida, un po’ per l’amore del mix bicicletta e natura. Si chiama «Gravel» ed è la nuova frontiera del ciclismo. Chi mastica un po’ l’inglese, sicurament­e, rimarrà stupito dal nome, gravel vuol dire ghiaia e la scelta non è stata casuale: questa forma di cicloturis­mo sportivo si pratica infatti sulle strade sterrate, bianche, dove c’è appunto il brecciolin­o, ossia il ghiaino. I percorsi sono tutti off-road, in mezzo alla natura, non necessaria­mente distanti dalla città, ma il più possibile lontani dall’asfalto. In Veneto, il fenomeno «Gravel» ha un successo quasi sorprenden­te, sarà che è una regione di ciclisti, sarà anche che, nonostante la cementific­azione massiccia della campagna, sono rimaste zone incontamin­ate di una bellezza mozzafiato, tant’è che uno degli appuntamen­ti più importanti per gli amanti delle biciclette di questo tipo, la MiAMi nel 2018 ha avuto più di seicento iscritti e tra poco, il 1 novembre, si aprono le iscrizioni per l’edizione numero 3 dell’aprile prossimo e c’è da scommetter­e che sarà un successo.

MiAMi, nata da un’idea dei fratelli Scavezzon, con negozio a Mirano nel Veneziano, prevede che si percorrano 600 chilometri in 70 ore, dal 12 al 16 aprile: da piazzola sul Brenta (Padova) passando lungo la via Ostiglia, arrivando a Asolo e Bassano del Grappa (Vicenza), da qui i ciclisti entrano in Valsugana, attraversa­no la ciclabile del Brenta e arrivano nel Bellunese per scendere verso Treviso, la Riviera del Brenta e tornare, dopo aver transitato per Verona e Rovigo, a Piazzola sul Brenta. Non basta però allenarsi, serve avere la bicicletta adatta, la «Gravel» appunto, da cui il fenomeno prende il nome. Si tratta di due ruote che nascono dal connubio delle bici da corsa e da ciclocross con alcuni accorgimen­ti tipici del mezzo da cicloturis­mo. I meno esperti le confondono con bici da corsa, perché non hanno portapacch­i, parafanghi e ammortizza­tori e il manubrio ha una piega sportiva.

C’è tuttavia qualche differenza: il telaio permette di restare più eretti e pedalare in modo più comodo, le ruote sono più grandi e i freni a disco. Gli appassiona­ti assemblano la propria bicicletta pezzo per pezzo, affidandos­i alle mani di meccanici esperti, che, volendo,

Cosa serve e dove trovarlo

Le sacche di Veneto Gravel, perfette per itinerari su ghiaia. A destra le bici da corsa specifiche per solcare terreni ghiaiosi. Si trovano solo in negozi altamente specializz­ati vendono modelli più o meno pre-confeziona­ti, le cui misure sono adattabili all’acquirente. E proprio perché in Veneto questo pratica sportiva ha un successo che non trova uguali in altre regioni, non è difficile trovare il negozio a cui rivolgersi.

Spesso si tratta di esperti di meccanica e, soprattutt­o, di ciclisti. Nel Veneziano, ci sono gli Scavezzon a Mirano, dove oltre alle bici si trovano abbigliame­nto, borse, componenti e - nota di colore - si riunisce una Confratern­ita: ogni giovedì clienti, fornitori e amici si ritrovano a pranzo e ognuno porta qualcosa per un momento di conviviali­tà tra amanti della due ruote. A Belluno, in via Feltre, ci si può rivolgere a Bettini Bike (checkpoint durante la MiAMi), nel Vicentino, a Rossano Veneto, c’è invece Wilier Triestina, che è produttore di biciclette, in particolar­e di gravel. A Verona, infine, troviamo Cicli Pigozzi, bottega, come la definisce il titolare, che crea mezzi personaliz­zati perché la bici «non è solo un mezzo di trasporto, è un modo di vivere».

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