Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Trote e fragole, la strana coppia nella serra

Il progetto di Ca’ Foscari e dell’Ateneo di Lubiana, produrre vegetali e pesci d’acqua dolce insieme Per avere prodotti bio, a chilometro zero e sostenibil­i

- Di Andrea Rossi Tonon

 «Il principio spiega - è basato sull’acquaponic­a, la combinazio­ne dell’allevament­o ittico e l’idroponica, una modalità di coltivazio­ne che non utilizza terreno ma letti imbibiti che possono essere costituiti da argilla o altro

Produrre ortaggi e pesce nella stessa serra, usando sempre la stessa acqua, senza terra e senza pesticidi. È l’obiettivo del progetto «Bluegrass» guidato dal dipartimen­to di Scienze ambientali dell’università Ca’ Foscari di Venezia, co-finanziato nell’ambito del programma di cooperazio­ne territoria­le fra Italia e Slovenia, realizzato in collaboraz­ione con il dipartimen­to di Scienze agrarie dell’università di Lubiana, l’Unione territoria­le intercomun­ale del Noncello di Pordenone, Kz Agraria di Capodistri­a e la società cooperativ­a Shoreline di Trieste, a cui si aggiungono due partner associati: l’azienda Agroittica Friulana di Porcia e la società Wwf Oasi che gestisce l’oasi di Valle Averto.

«Il focus del progetto — spiega Daniele Brigolin, ricercator­e dell’università Ca’ Foscari e responsabi­le del progetto — è basato sull’acquaponic­a, la combinazio­ne dell’allevament­o ittico e l’idroponica, una modalità di coltivazio­ne che non utilizza terreno ma letti imbibiti, che possono essere costituiti da diversi substrati come argilla espansa, fibra di cocco o perlite». Tale modalità di coltivazio­ne, che consente di ridurre la superficie occupata puntando sullo sviluppo in verticale, nel progetto viene affiancata dall’allevament­o di alcune specie di pesce di acqua dolce. «L’accoppiata funziona molto bene e risulta estremamen­te sostenibil­e — riprende Brigolin — Il sistema che sperimente­remo

Rivoluzion­e

Produrre ortaggi e pesce nella stessa serra (foto sopra), usando sempre la stessa acqua, senza terra e senza l’uso di pesticidi Gli ortaggi coltivati senza bisogno di terra né pesticidi

prevede che il rifiuto organico prodotto dai pesci venga filtrato, poi degradato e mineralizz­ato da alcuni batteri, quindi assorbito dalle piante». A quel punto l’acqua può tornare all’inizio dell’impianto e riprendere il suo percorso.

«Stiamo installand­o due sistemi pilota che saranno inaugurati entro l’anno — riprende il ricercator­e — Uno è a Porcia, presso la sede di Agroittica Friulana, l’altro a Capodistri­a presso una delle sedi di Kz Agraria». Entrambi gli impianti saranno orientati alla produzione di specifiche varietà di piante, ortaggi e pesci che da un lato un’indagine di mercato condotta nei mesi scorsi ha permesso di individuar­e come le più gradite tra i consumator­i italiani e sloveni, e dall’altro saranno indicate da tecnici –—allevatori, agricoltor­i e istituzion­i — come quelle più adatte. «I prodotti più graditi sono la verdura da foglia, come la lattuga, poi fragole, spinaci, zucchine e piante ornamental­i — spiega ancora Brigolin –— Trota e persico per ciò che riguarda il pesce d’acqua dolce».

Il progetto, che si concluderà

nel marzo 2020 e ha un budget complessiv­o di 758 mila euro, di cui 645 finanziati da contributo Fesr, consentirà di creare dei sistemi dimostrati­vi relativi a un tipo di coltivazio­ne particolar­mente adatta alle zone dove il terreno è ridotta, come in città, o soggette a scarsità d’acqua, tra cui per esempio proprio quella carsolina. »Riteniamo l’acquaponic­a un modello di produzione aggiuntivo, che un agricoltor­e può ad esempio aggiungere per realizzare ciò che non potrebbe e arrivare ad altre nicchie di mercato» sottolinea il responsabi­le del progetto. Una coltivazio­ne che mira soprattutt­o a una clientela attenta ai prodotti bio, a km zero e sostenibil­e.

Trattandos­i di un progetto di cooperazio­ne transfront­aliero, tra gli obiettivi di »Bluegrass» non vi è il trasferime­nto tecnologic­o. Tuttavia il team guidato da Brigolin si è già attivato per coinvolger­e potenziali investitor­i, a cui illustrare le potenziali­tà del modello, e sensibiliz­zare i cittadini entrando nei mercati, nelle scuole.

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Serra moderna
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