Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Nei rifiuti un tesoro (e una scommessa)

Innoven, dell’Ateneo di Verona, passa ai dipendenti

- Di Gianni Favero

mettere a disposizio­ne un plafond dedicato alle start up di origine universita­ria — evidenzia ancora il docente — a patto che il business sviluppato in un anno sia almeno di cinque milioni di euro. Ma soggetti così, in Italia, ce ne saranno al massimo una decina. Forse questo mondo non lo si conosce proprio bene...» Così come forse non si comprende la leva di sviluppo che un parterre diffuso di piccolissi­mi ambienti di ricerca spinta può rappresent­are per il sistema imprendito­riale tipico italiano e, in particolar­e, del Nordest. «Negli ultimi 50 anni siamo transitati da un modello rurale ad uno artigianal­e-industrial­e che ha però ereditato lo schema della microimpre­sa contadina. Cioè fondatore e figli che si occupano di tutto in realtà produttive di dimensione medio piccola in cui non c’è lo spazio per segmenti dedicati allo studio di sistemi innovativi. Ma queste funzioni sono diventate imprescind­ibili -— continua il professore — e le piccole imprese devono affidarle all’esterno, agli incubatori come alle università».

Se però le spin-off non ce la fanno a crescere ed a consolidar­si il fenomeno conseguent­e è il loro assorbimen­to in grandi gruppi i quali, facendole proprie, risolvono velocement­e l’esigenza di avere un proprio dipartimen­to di ricerca e sviluppo interno e, ovviamente, privato.

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Nei prossimi mesi l’azienda, che si occupa di ricerca nei settori delle acque reflue, passerà di mano ai dipendenti

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