Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La scheda
Acinque anni dalla sua fondazione come spin-off universitaria, per Innoven, realtà riferibile all’ateneo di Verona, i prossimi mesi saranno decisivi per la sua «seconda vita».
La società, fondata dai docenti David Bolzonella (foto a sinistra), Nicola Frison e Francesco Fatone, e che si occupa di ricerca nei settori della gestione di rifiuti e acque reflue, con la fine dell’anno passerà in mano ad un team di attuali dipendenti (quattro stabili più altri a tempo parziale o determinato) i quali si assumeranno il compito di pilotarla nell’età adulta. Cioè di trasformarla in una vera impresa capace di stare sul mercato con la propria forza lavoro, bilanci in attivo. Dunque, di intercettare un portafoglio di clienti non sempre così facili da trovare quando si parla di innovazione, specie se l’argomento è ancora tutto da far maturare e se la definizione di «economia circolare»,da noi, è lontana dall’essere accettata.
Nel caso di Innoven il focus dei ricercatori, concretizzato in alcuni brevetti ottenuti grazie soprattutto a finanziamenti di origine comunitaria, è quello di studiare metodi per ricavare da rifiuti urbani e dalle acque reflue sottoprodotti preziosi come biometano o la materia prima dalla quale ottenere la bioplastica. Ma raramente chi deve costruire un impianto è disposto ad essere il pioniere per esperienze di sicuro effetto scientifico (e magari mediatico) se c’è incertezza sotto il profilo del rendiconto economico. Il decisore, insomma, deve sempre rispondere ad investitori ai quali interessa prima di ogni altra cosa l’ultima riga del bilancio.
In generale, comunque, va evidenziata la statistica dei destini delle spin off universitarie in Europa. «Il 97% di esse muore entro tre anni — fa presente Bolzonella — per una serie di ragioni connesse spesso ad un mercato inferiore alle aspettative o ad una sopravvalutazione dell’idea che si cerca di vendere. Le spin off italiane che sopravvivono hanno un bilancio medio di 120 mila euro, il che significa che possono dar lavoro al massimo ad un dipendente e mezzo. Noi, che arriviamo a 300 mila euro, siamo nella fascia alta ma sempre in un mondo microscopico».
A parte i finanziamenti pubblici, europei o regionali attraverso programmi operativi sostenuti da fondi europei (Por Fesr), che spesso arrivano a sostenere il 100% dell’investimento data la consapevolezza del rischio, non è che lo scenario dei supporter privati sia generoso. «Un grosso gruppo bancario nazionale si vanta di