Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Salvarsi con un foglio di carta
Venezia invasa dalle alghe, Favini sperimenta e libera la laguna essiccando l’«invasore» Era il 1992: da allora la cartiera è andata avanti, provando con successo altri scarti
Era il 1992. È questo l’anno di una piccola rivoluzione in casa Favini. Un’azienda di Rossano Veneto che dal 1736 aveva sempre fatto la carta allo stesso modo, utilizzando la cellulosa degli alberi. Fino a quando all’inizio degli anni ’90 il Magistrato alle Acque di Venezia non le chiese aiuto per liberarsi dalle alghe che avevano invaso la sua laguna. Ed è così che, per la prima volta, si pensò ad uno speciale processo industriale per realizzare lo stesso prodotto, partendo proprio dalla materia prima, di cui la Serenissima voleva sbarazzarsi. Nacque Shiro Alga, una carta realizzata grazie alle migliaia di alghe raccolte, essiccate, micronizzate, trasformate in farina e aggiunte all’impasto cartaceo. «Confezionammo la nostra prima operazione di upcycling, ossia di riuso creativo. Fummo così i primi a sperimentare, a fare ricerca su materiali alternativi da inserire nella filiera della carta -— sottolinea Michele Posocco, marketing manager di Favini —. Creammo un prodotto di successo, venduto in tutto il mondo, con un impatto emozionale fortissimo, quello appunto legato all’immagine di una Venezia da salvare, che nemmeno noi ci aspettavamo». E ancora oggi, anche a distanza di tempo, lo stesso processo produttivo viene utilizzato per riusare altri tipi di alghe provenienti da ambienti a rischio, come la Bretagna». Da allora, da questo suo primo battesimo nelle acque di
Avanguardia
Michele Posocco, marketing manager di Favini, l’azienda do Rossano Veneto che dal 1992 realizza carta anche con materiale da riciclare Venezia, Favini, che oggi conta 500 dipendenti, ha continuato a sperimentare. Il filone ecologico per ora rappresenta circa il 10% della propria produzione, il resto è carta normale, ma in futuro il suo lato più green potrebbe aumentare. «Abbiamo iniziato a guardarci intorno, concentrandoci sugli scarti della filiera agroalimentare — continua il manager —. Ed è così che nel 2012 è nata Crush, una gamma di carte realizzata con i resti delle lavorazioni di mais, agrumi, kiwi, olive, mandorle, nocciole, caffè, lavanda e frutta varia, che sostituiscono fino al 15% della cellulosa».
Oggi Favini è arrivata a portare il suo prodotto in 30 Paesi diversi, attirando l’attenzione soprattutto del mercato asiatico ed est europeo, oltre a quella dei grandi marchi. A Rossano Veneto infatti non fanno solo un prodotto tutto loro, che commerciano al 30% in Italia e il restante in tutto il resto del mondo, ma fabbricano anche progetti ad hoc per singoli clienti. Piani per il futuro? «Cercare nuove filiere industriali, l’ultima è stata quella del cuoio, da cui attingere nuovi sottoprodotti e, se si può, cercare di utilizzare scarti, già lavorati diverse volte, per rendere ancora più circolare la nostra realtà»
Esperienza Creammo un prodotto di successo, venduto in tutto il mondo, con un impatto emozionale fortissimo, quello legato a una città da salvare