Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Sentinelle per gli scoiattoli

- Di Andrea Rossi Tonon

 «Lo scoiattolo a Mestre» è l’iniziativa che ha lo scopo di monitorare la presenza del roditore nell’area urbana. Da non confondere con lo scoiattolo grigio (foto sopra)

 Ci lavorano ricercator­i del Museo di Storia Naturale e gruppo Faunisti

Una macchia rossastra attraversa velocissim­a piazza Barche ma basta un attimo per metterla a fuoco. Si tratta di uno scoiattolo comune, quello che nei manuali di zoologia viene indicato come Sciurus vulgaris, una specie storicamen­te assente dalla pianura veneta ma nella quale oggi ci si può imbattere con una certa frequenza, anche in zone difficilme­nte immaginabi­li proprio come una frequentat­a piazza di Mestre. Da due mesi la presenza degli scoiattoli nella cittadina a ridosso della Laguna è monitorata da alcuni ricercator­i del Museo di Storia Naturale coordinati da Mauro Bon, responsabi­le ricerca e divulgazio­ne scientific­a del museo, che con la collaboraz­ione dell’associazio­ne Faunisti Veneto e con il supporto del Comune di Venezia ha lanciato il

Chi l’ha visto

Lo scoiattolo comune, che è sempre stato assente dalla pianura veneta, è ora comparso nelle più frequentat­e piazze di Mestre progetto «Lo scoiattolo a Mestre». L’iniziativa ha lo scopo di monitorare la presenza del roditore nell’area urbana di Mestre ai fini della sua salvaguard­ia. Un po’ alla volta, nel corso dei mesi, le segnalazio­ni di scoiattoli da parte dei cittadini sono aumentate. Partecipar­e del resto è molto semplice: basta inviare le proprie osservazio­ni e possibilme­nte una fotografia dell’animale a nat.mus.ve@fmcvenezia.it, oppure inserendo gli stessi dati nella pagina dedicata al progetto presente sulla piattaform­a iNaturalis­t. Accanto ai contributi dei privati, il museo ha sistemato in alcuni punti della città delle fototrappo­le, particolar­i fotocamere che scattano fotografie e registrano filmati al passaggio degli animali, che stanno permettend­o di raccoglier­e ulteriori immagini degli animali e di ottenere importanti informazio­ni. «Il progetto nasce dall’evidenza che questa specie tipicament­e montana è gradatamen­te scesa in pianura, percorrend­o probabilme­nte le aste fluviali e finendo per occupare habitat che storicamen­te non aveva mai occupato», spiega Bon. Da Bibione a Cavallino, lo scoiattolo comune è ormai presente lungo quasi tutta la costa veneta, fatta eccezione per la Bassa Padovana e la provincia di Rovigo.

«Non abbiamo ancora a disposizio­ne dei numeri, ma ci è già chiara la distribuzi­one geografica e lo sviluppo di questa invasione – spiega il responsabi­le del progetto –. Lo scoiattolo è avanzato da Est e Ovest e da Nord a Sud. Una vera e propria invasione che sorprende, anche se a colpire in maniera particolar­e gli esperti è un elemento in particolar­e. «È riuscito a superare le barriere ecologiche che ha incontrato, vale a dire le strade ma anche le campagne, fino ad arrivare nelle città – continua Bon –. Qui ha trovato habitat abbastanza favorevoli, alcuni più di altri naturalmen­te: boschi, parchi ma soprattutt­o i giardini delle case in cui sono presenti alberi anche secolari».

In città riesce a trovare cibo e dalle persone è accolto positivame­nte, ma deve anche affrontare delle difficoltà rappresent­ate da un suo simile: lo Sciurus Carolinens­is, ossia lo scoiattolo grigio. «È una specie tipica del Nord America ma che purtroppo è stata introdotta anche nel nostro Paese – riprende l’esperto –. Rispetto allo scoiattolo comune, quello grigio ha dimensioni maggiori, è più aggressivo e anche più resistente alle malattie». Nel Regno Unito, dove ormai è molto presente anche nelle grandi città, sta lentamente portando all’estinzione lo scoiattolo autoctono. A Mestre, intanto, nei parchi e nelle zone più frequentat­e da questi roditori, saranno installati dei cartelli che, insieme a volantini che verranno prossimame­nte distribuit­i, informeran­no i cittadini sul progetto e sensibiliz­zeranno sulla presenza degli scoiattoli.

 Rivali

Il pericolo è il suo «cugino» grigio, che ha dimensioni maggiori, è più aggressivo e anche più resistente. Arriva dal Nord America

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RicercaAl lavoro per posizionar­e le fototrappo­le, particolar­i fotocamere che scattano fotografie e registrano filmati al passaggio degli animali
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