Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Le mille luci dei paesi rinati
Investimenti, strategie, tecnologie. Per fare turismo, impresa, cultura Ma bisogna pensare in grande e avere il coraggio di guardare lontano
Piccole gemme incastonate in luoghi di sfolgorante bellezza. Sono i borghi italiani, un bacino di cultura e tradizioni secolari che lo sfavillio delle mille luci delle città hanno portato a un rapido abbandono. Sarebbe una storia tanto malinconica quanto nota. Se non fosse che qualcosa sta davvero cambiando. Questi luoghi, infatti, si stanno trasformando in laboratori di sviluppo per ripartire con un passo tutto nuovo, economicamente vantaggioso, non solo turistico e attento all’ambiente.
Succede in ogni angolo d’Italia, dal Friuli alla Sicilia, dal Veneto all’Umbria, dalla Toscana alla Puglia, e con una varietà di approcci che rimarca la quantità di opportunità a disposizione di chi vuole investire nelle aree in cui, a fare da contrappunto nel paesaggio, sono i piccoli comuni, il 54% del territorio nazionale per 10 milioni di abitanti. A volte dietro a questo rilancio ci sono delle iniziative portate avanti da imprenditori illuminati che decidono di sfruttare le potenzialità del territorio. Come la famiglia Ginori Lisci che nella Val di Cecina, in Toscana, attorno al Castello Ginori di Querceto, un borgo di origine medioevale ha dato vita a una importante azienda vinicola e una raffinata struttura ricettiva con case vacanze. Un’attività che riconosce il grandissimo valore ambientale e paesaggistico della zona e lo capitalizza «facendo dell’integrazione e il rispetto il principio guida» dice Luigi Malenchini, amministratore della realtà. Rispetto per l’ecosistema, prima di tutto. Ecco così un vino biologico di grande qualità e un prossimo allevamento di uova biologiche; un impianto di biomassa per la produzione di elettricità e riscaldamento da legna prodotta in loco. Rispetto significa anche attenzione per il luogo, in cui la vita dei vecchi e nuovi quercetani si incrociano in uno scenario da sogno. «Tenere queste aree vitali ha un’importanza fondamentale dal punto di vista culturale, idrogeologico, sociale. Questi luoghi costituiscono la storia del nostro Paese e l’uomo continua a rimanere fondamentale per preservarle e mantenerne l’equilibrio» dice Malenchini.
In altri casi, si tratta di sfide portate avanti da personaggi coraggiosi e preparati, come Nunzio Marcelli che con Manuela Cozzi alle porte di Anversa degli Abruzzi, nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia, più di trent’anni fa ha fondato la cooperativa Asca-La porta dei Parchi, bioagriturismo, allevamento ovino «estensivo, biologico, fatto recuperando razze rustiche locali e con produzione di lana, formaggi e carne» (laportadeiparchi.com). Un’impresa costruita, prima di tutto, con un background culturale solido: Nunzio si è laureato discutendo una tesi in Economia Agraria, Manuela ha una laurea in Scienze agrarie all’Università di Firenze ottenuta con lavoro in zootecnia sull’alimentazione degli ovini oltre a una competenza importante nell’ambito delle piante officinali e aromatiche. Ai titoli accademici, nella loro avventura, si sono aggiunti obiettivi precisi, uno studio delle buone pratiche portate avanti in Italia e all’estero e una capacità di costruire una rete con le altre realtà del territorio. Dice Marcelli: «Chi vuole tentare una strada come la nostra non può prescindere da tutti questi elementi. Inoltre occorre guardare che cosa, in una certa area, si può valorizzare, quali sono le sue peculiarità e vagliare la disponibilità delle amministrazioni locali, che è importantissima. Oltre a rispettare l’ecosistema, perché dalla sua integrità dipende la qualità di ciò che si produce». Con buona pace dei più romantici, insomma, l’idea di ripopolare questi luoghi con buona volontà e qualche idea naïve non basta più. Occorrono indagini, investimenti, strategie, tecnologie.
Dice Alessandra Bonfanti, responsabile piccoli comuni di Legambiente: «I piccoli comuni sono spesso luoghi che scontano ritardi enormi ma possono indicare percorsi di modernità nuovi e molto interessanti, incarnando un’alternativa al modello metropolitano in declino. Possono essere laboratori di innovazione in territori ad alto pregio storico artistico, paesaggistico e produttivo e proporre ai giovani la sfida di un nuovo modello borghigiano ad alto tasso di qualità della vita e sostenibilità ambientale, riscattando decenni di disattenzioni, cattive politiche e abbandono”. Continua Bonfanti: «È necessario, però, che nell’attuare la legge 158/2017 per la valorizzazione dei piccoli comuni, approvata finalmente alla fine della scorsa legislatura, le poche risorse previste non siano destinate a finanziamenti a pioggia ma al sostegno di progetti innovativi e dalle forti ricadute e che possano essere replicabili nel vasto mosaico delle valli e dei borghi italiani». C’è chi lo definisce «un nuovo policentrismo» capace di decongestionare i grandi centri abitati riducendo il carico antropico «e che permetterebbe allo stesso tempo di mantenere il presidio della presenza umana in aree del Pa-
ese strategiche per i suoi equilibri ecologici ed economici»: così nel report «Scatti di futuro» di Legambiente che ricorda anche come i dati dimostrano che chi, in Italia, abita nei comuni a bassa densità abitativa «può vantare condizioni di salute sensibilmente migliori di chi vive in zone analoghe in altri Paesi», come Francia e Germania.
Lo stesso report presenta alcuni esempi virtuosi e green: il borgo di Montieri, Grosseto, nel 2015 ha deciso di mettere in vendita le proprie case a un euro, come ha fatto il comune siciliano di Sambuca, borgo più bello d’Italia nel 2016, con un importante ritorno di immagine e sottraendo così gli immobili alla decadenza. Il comune di Prato Carnico, in Friuli, ha lanciato il progetto «SaDilegno» per la valorizzazione e l’uso sostenibile del legno a fare da volano per il rilancio dell’economia locale. A Melpignano, in Puglia, la terra viene messa a disposizione di chi cerca lavoro, perché sia coltivata senza pesticidi per una nuova esperienza di agricoltura sociale. A Succiso, nel parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, la cooperativa Valle dei Cavalieri porta avanti iniziative legate all’agricoltura e all’allevamento, attività didattiche e servizi per la comunità mantenendo vivo e vitale un paese che trent’anni fa sembrava destinato a scomparire. E costituendo così «una risposta sociale ed economica. E soprattutto un modello ripetibile, esportabile». In questo cambiamento è importante anche ridurre l’arretratezza tecnologica spesso presente in queste aree. La connessione veloce e le infrastrutture informatiche adeguate, infatti, portano comunicazione e lavoro. Nel comune di Castel del Giudice, Molise, ad esempio, un nuovo impianto di smart metering consente, fra l’altro, l’uso di lampioni intelligenti, wi-fi pubblica e controllo in real-time di consumi idrici. Senza contare che anche i luoghi abbandonati per sempre —sono 1000 in Italia secondo Istat — possono trovare una nuova identità. Succede a Balma Boves, borgata nel Comune di Sanfront, Cuneo: di origini molto antiche, costruito sotto a una grande roccia, abitato fino agli anni ‘60 del Novecento, è oggi un ecomuseo che offre l’opportunità di immergersi nel passato e nella Natura di quei luoghi grazie a iniziative didattiche, escursioni e visite guidate. A curarlo è l’Associazione Vesulus che lo gestisce «cercando di coniugare la conservazione della storia e delle radici delle genti che l’hanno abitata, con la promozione e la valorizzazione dell’attuale museo, in modo che il luogo, anche se in forma diversa, possa continuare ad essere vivo”. Info: www.balmaboves.it.
Programma Tenere queste aree vitali ha un’importanza fondamentale dal punto di vista culturale, idrogeologico, sociale Questi luoghi costituiscono la storia del nostro Paese