Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Fumo e fiamme torna l’incubo della Fenice Due intossicati
Uno c’era anche nel ‘96: «Sul palco ho sentito puzza di fumo»
Una scintilla e poi le fiamme, per fortuna contenute ad una centralina elettrica, hanno fatto rivivere a Venezia la paura che l’incendio divampasse dal piano terra fino al tetto. Come nel gennaio di ventidue anni fa, quando il Teatro della Fenice bruciò con il suo carico di storia e ricordi.
Per fortuna i sistemi di sicurezza hanno funzionato, i vigili del fuoco sono intervenuti in tempo e alla fine i danni sono contenuti. Due elettricisti, uno dei quali era presente anche in quella tragica notte del gennaio 1996, sono rimasti lievemente intossicati nel tentativo di domare l’incendio: «Gli estintori spegnevano le fiamme che però ripartivano».
VENEZIA Una scintilla e poi le fiamme, per fortuna contenute ad una centralina elettrica, hanno fatto rivivere a Venezia la paura che l’incendio divampasse dal piano terra fino al tetto. Come nel gennaio di ventidue anni fa, quando il Teatro della Fenice bruciò con il suo carico di storia e ricordi.
Erano passate da poco le 8.30 di ieri, al lavoro c’erano solo alcuni tecnici e il personale amministrativo (il lunedì il teatro è di riposo) quand’è scoppiato l’allarme e, in pochi minuti, è accorso un esercito di vigili del fuoco e agenti delle forze dell’ordine. Il teatro è stato evacuato e le fiamme domate in nemmeno venti minuti, sufficienti però a scatenare il terrore. Commercianti, residenti della zona e dipendenti della Fondazione hanno infatti pensato al peggio. «Tutti abbiamo pensato al 1996 - racconta il soprintendente Fortunato Ortombina Ho visto la faccia delle persone che si sono assembrate davanti al teatro, la tragedia del 1996 è un incubo ancora vivo nel cuore dei lavoratori della Fenice e dei veneziani, ma da allora le cose sono cambiate: la storia ci ha insegnato tanto». Ora, alla Fenice, c’è un presidio di «safety» 24 ore su 24 e la stanza dei quadri elettrici è blindata, con una porta a tenuta stagna il cui accesso è limitato a poche persone, «io stesso non ho le chiavi - precisa - la sicurezza è ai massimi livelli ed è la nostra priorità, ancora prima dell’arte, perché se non c’è sicurezza, non ha senso parlare di musica».
Nel tentativo di domare l’incendio dalla finestra che dà sulla stanza protetta, due elettricisti del teatro, Andrea Benatello e Alessandro Diomede, sono rimasti intossicati dal fumo. Assistiti in pronto soccorso potranno tornare al lavoro tra sette giorni. «Eravamo sul palco quando abbiamo sentito puzza di fumo - testimoniano - Siamo corsi a vedere e abbiamo tentato di aiutare i due della safety che erano nella stanza, gli estintori spegnevano le fiamme e però ripartivano, la tensione era alta, ma l’adrenalina ci ha fatto resistere». Diomede lavora in Fenice dal 2000 e non era a Venezia quando il teatro è bruciato, Benatello invece c’era. «Impossibile dimenticare quel giorno, casualmente ero con gli elettricisti che poi si scoprì che appiccarono il fuoco - spiega - Qui non c’era più nulla e andai alla Scala, ma da Milano nei due anni successivi sono tornato a testimoniare in tribunale».
Nel pomeriggio, il prefetto Vittorio Zappalorto ha convocato d’urgenza un Comitato per l’ordine e la pubblica sicurezza e lì i vigili del fuoco hanno confermato che si è trattato di un incidente dovuto al surriscaldamento degli accumulatori del gruppo di continuità, ossia l’impianto
d’emergenza che garantisce elettricità in caso di black out. «Quando ho visto evacuare il teatro ho subito pensato al 1996», ammette Massimiliano Brugno, della galleria d’arte Brugno, di fronte alla Fenice. Aggiunge la collega della galleria Luce, Michela Luce: «I vigili del fuoco mi hanno subito tranquillizzato, ventidue anni fa fu una tragedia e oggi (ieri, ndr) ho avuto paura».
Oggi la Fenice resterà chiusa e nelle prossime ore la Commissione dei pubblici spettacoli valuterà se spostare o meno «Il barbiere di Siviglia» di Rossini, in programma per giovedì. Nel frattempo, saranno verificati gli apparati di sicurezza. Di recente, i consiglieri comunali Ottavio Serena e Renzo Scarpa (Gruppo Misto) avevano scritto al premier Giuseppe Conte per segnalare l’inadempienza del Comune sui lavori alla rete antincendio.