Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Smog, blocco morbido Si parte senza multe e senza i piccoli Comuni
Legambiente: «Primo passo, ma non basta». Il ruolo della Regione
VENEZIA Falsa partenza per l’«Accordo di bacino padano» siglato il 9 giugno 2017 a Bologna da Emilia, Lombardia, Piemonte, Veneto e ministero dell’Ambiente per cercare di migliorare la qualità dell’aria in un’area definita «la camera a gas d’Italia» dalla Nasa e abitata da 23 milioni di persone, il 40% della popolazione italiana. Le misure anti-smog previste dal Piano in vigore da ieri al 31 marzo 2019 (alt a tutti i veicoli fino all’Euro 3 diesel dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 18.30, con l’Emilia e la zona centrale di Milano che bloccano anche gli Euro 4, nel resto della Pianura Padana stoppati dal 2020; due domeniche ecologiche il 7 ottobre e il 4 novembre; divieti per stufe, camini, roghi all’aperto, impianti a biomasse; limite dei 19 gradi per il riscaldamento domestico e negli edifici pubblici, con una tolleranza di 1-2 gradi) sono state adottate a macchia di leopardo.
Ogni Regione va per conto proprio: in Lombardia cambiano gli orari di applicazione dell’accordo per i 209 Comuni di Fascia 1 e in quelli con popolazione superiore ai 30mila abitanti di fascia 2 (Varese, Lecco, Vigevano, Abbiategrasso e San Giuliano Milanese), nei quali lo stop dura dodici ore, dalle 7.30 alle 19.30; in Piemonte il mancato accordo tra Comuni, città metropolitana e Regione su numero e tipo di deroghe da concedere ad artigiani e ambulanti ha fatto slittare il piano dappertutto tranne a Moncalieri almeno fino a giovedì, data dell’ennesimo vertice; in Emilia il protocollo è partito regolarmente (coinvolte 370mila auto) ma senza multe. E Bologna ha pure aggiunto sei domeniche ecologiche; in Veneto (interessati 1.11.364 mezzi su 3.104.735) si procede in ordine sparso, ma in nessuna delle sette province sono ancora state elevate le multe previste (164 euro, ridotti a 114,80 se pagati entro cinque giorni dall’emissione). A Padova il Comune ha stabilito una settimana di tolleranza, poiché non sono ancora pronti i cartelli stradali informativi; stesso motivo che ha costretto Vicenza a rimandare l’applicazione del piano al 15 ottobre: da oggi è in vigore solo il diktat di spegnere il motore in caso di sosta superiore al minuto, previsto dall’ordinanza del sindaco Francesco Rucco; anche a Treviso, sempre per la storia della cartellonistica in ritardo, sarà una settimana di rodaggio, come spiega il sindaco Mario Conte: «Servirà ad abituare i cittadini alle nuove regole. L’intento non è multare ma fare un’opera di sensibilizzazione per una città più pulita e attenta all’ambiente»; a Venezia e Chioggia le misure antismog sono partite ieri ma senza multe, così come a Rovigo, Belluno e Verona. In quest’ultima città niente contravvenzioni ai residenti con reddito inferiore ai 16.700 euro.
Va poi precisato che l’«Accordo di bacino padano» si rivolge ai Comuni con oltre 30mila abitanti, anche se in Veneto un centinaio sotto tale quota ha già dato l’adesione. «E’ poco, l’inquinamento non ha confini — osservano Luigi Lazzaro e Piero De Candia, rispettivamente presidente e direttore di Legambiente Veneto —. La situazione è grave: l’Agenzia europea dell’Ambiente segnala 60mila vittime delle polveri sottili in Italia, la maggioranza delle quali in Pianura Padana. E infatti il nostro Paese è stato deferito alla Corte di Giustizia europea per aver violato le leggi sullo smog. A questo punto è necessaria una presa di coscienza comune e un’unità di intenti da parte delle istituzioni, chiamate anche a verificare il rispetto delle regole. Adesso non ci sono controlli su caldaie, stufe a legna o temperature interne a edifici pubblici: come facciamo a sapere se il piano è efficace?». Legambiente invoca poi «una legge regionale che coinvolga nel piano i Comuni sotto i 30mila abitanti, preveda incentivi per cambiare le auto no kat e punisca i sindaci inadempienti».
Replica l’assessore all’Ambiente, Gian Paolo Bottacin: «L’ho ripetuto mille volte che la Regione non può legiferare su un tema statale nè emettere un’ordinanza uguale per tutti in un Veneto composto da aree diverse e con esigenze diverse. Tre anni fa i sindaci ci hanno chiesto linee di indirizzo omogenee e le hanno ricevute: sono state comunicate loro ufficialmente al Comitato di indirizzo e sorveglianza. Le conoscevano da un anno e adesso sono in ritardo con la cartellonistica e incolpano la Regione? — chiede Bottacin — Noi abbiamo stanziato 150mila euro ad hoc, più altri 300 milioni in tre anni per una serie di misure: dall’ampliamento del parco bus e treni ai bandi per la rottamazione delle auto; dagli incentivi per rottamare le vecchie stufe alle colonnine di ricarica delle auto elettriche. Ma la colpa se le cose non vanno è sempre della Regione. Comincino a fare la loro parte anche i Comuni».