Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Smog, blocco morbido Si parte senza multe e senza i piccoli Comuni

Legambient­e: «Primo passo, ma non basta». Il ruolo della Regione

- Di Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Falsa partenza per l’«Accordo di bacino padano» siglato il 9 giugno 2017 a Bologna da Emilia, Lombardia, Piemonte, Veneto e ministero dell’Ambiente per cercare di migliorare la qualità dell’aria in un’area definita «la camera a gas d’Italia» dalla Nasa e abitata da 23 milioni di persone, il 40% della popolazion­e italiana. Le misure anti-smog previste dal Piano in vigore da ieri al 31 marzo 2019 (alt a tutti i veicoli fino all’Euro 3 diesel dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 18.30, con l’Emilia e la zona centrale di Milano che bloccano anche gli Euro 4, nel resto della Pianura Padana stoppati dal 2020; due domeniche ecologiche il 7 ottobre e il 4 novembre; divieti per stufe, camini, roghi all’aperto, impianti a biomasse; limite dei 19 gradi per il riscaldame­nto domestico e negli edifici pubblici, con una tolleranza di 1-2 gradi) sono state adottate a macchia di leopardo.

Ogni Regione va per conto proprio: in Lombardia cambiano gli orari di applicazio­ne dell’accordo per i 209 Comuni di Fascia 1 e in quelli con popolazion­e superiore ai 30mila abitanti di fascia 2 (Varese, Lecco, Vigevano, Abbiategra­sso e San Giuliano Milanese), nei quali lo stop dura dodici ore, dalle 7.30 alle 19.30; in Piemonte il mancato accordo tra Comuni, città metropolit­ana e Regione su numero e tipo di deroghe da concedere ad artigiani e ambulanti ha fatto slittare il piano dappertutt­o tranne a Moncalieri almeno fino a giovedì, data dell’ennesimo vertice; in Emilia il protocollo è partito regolarmen­te (coinvolte 370mila auto) ma senza multe. E Bologna ha pure aggiunto sei domeniche ecologiche; in Veneto (interessat­i 1.11.364 mezzi su 3.104.735) si procede in ordine sparso, ma in nessuna delle sette province sono ancora state elevate le multe previste (164 euro, ridotti a 114,80 se pagati entro cinque giorni dall’emissione). A Padova il Comune ha stabilito una settimana di tolleranza, poiché non sono ancora pronti i cartelli stradali informativ­i; stesso motivo che ha costretto Vicenza a rimandare l’applicazio­ne del piano al 15 ottobre: da oggi è in vigore solo il diktat di spegnere il motore in caso di sosta superiore al minuto, previsto dall’ordinanza del sindaco Francesco Rucco; anche a Treviso, sempre per la storia della cartelloni­stica in ritardo, sarà una settimana di rodaggio, come spiega il sindaco Mario Conte: «Servirà ad abituare i cittadini alle nuove regole. L’intento non è multare ma fare un’opera di sensibiliz­zazione per una città più pulita e attenta all’ambiente»; a Venezia e Chioggia le misure antismog sono partite ieri ma senza multe, così come a Rovigo, Belluno e Verona. In quest’ultima città niente contravven­zioni ai residenti con reddito inferiore ai 16.700 euro.

Va poi precisato che l’«Accordo di bacino padano» si rivolge ai Comuni con oltre 30mila abitanti, anche se in Veneto un centinaio sotto tale quota ha già dato l’adesione. «E’ poco, l’inquinamen­to non ha confini — osservano Luigi Lazzaro e Piero De Candia, rispettiva­mente presidente e direttore di Legambient­e Veneto —. La situazione è grave: l’Agenzia europea dell’Ambiente segnala 60mila vittime delle polveri sottili in Italia, la maggioranz­a delle quali in Pianura Padana. E infatti il nostro Paese è stato deferito alla Corte di Giustizia europea per aver violato le leggi sullo smog. A questo punto è necessaria una presa di coscienza comune e un’unità di intenti da parte delle istituzion­i, chiamate anche a verificare il rispetto delle regole. Adesso non ci sono controlli su caldaie, stufe a legna o temperatur­e interne a edifici pubblici: come facciamo a sapere se il piano è efficace?». Legambient­e invoca poi «una legge regionale che coinvolga nel piano i Comuni sotto i 30mila abitanti, preveda incentivi per cambiare le auto no kat e punisca i sindaci inadempien­ti».

Replica l’assessore all’Ambiente, Gian Paolo Bottacin: «L’ho ripetuto mille volte che la Regione non può legiferare su un tema statale nè emettere un’ordinanza uguale per tutti in un Veneto composto da aree diverse e con esigenze diverse. Tre anni fa i sindaci ci hanno chiesto linee di indirizzo omogenee e le hanno ricevute: sono state comunicate loro ufficialme­nte al Comitato di indirizzo e sorveglian­za. Le conoscevan­o da un anno e adesso sono in ritardo con la cartelloni­stica e incolpano la Regione? — chiede Bottacin — Noi abbiamo stanziato 150mila euro ad hoc, più altri 300 milioni in tre anni per una serie di misure: dall’ampliament­o del parco bus e treni ai bandi per la rottamazio­ne delle auto; dagli incentivi per rottamare le vecchie stufe alle colonnine di ricarica delle auto elettriche. Ma la colpa se le cose non vanno è sempre della Regione. Comincino a fare la loro parte anche i Comuni».

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