Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Le nostre nozze rovinate da quei due assassini Mai più in quella casa»

- Andrea Priante

VILLORBA (TREVISO) «Sono degli animali. Per questo ho paura che possano vendicarsi: non voglio più tornare in quella casa». Diana è la fidanzata di Ion Bagrin, 24 anni, uno dei feriti nella rissa di sabato notte.

Il gruppetto di amici si era ritrovato nel parcheggio del condominio di Villorba in cui lei abita assieme a Ion, proprio per festeggiar­e l’addio al celibato del ragazzo. «Ci siamo uniti civilmente - racconta - e ora avremmo dovuto sposarci con rito religioso. Era tutto organizzat­o per il 13 ottobre: il rinfresco, le bomboniere, il viaggio di nozze in Egitto... Ma adesso ogni cosa è cambiata per sempre: un nostro amico è stato assassinat­o e questo nessuno di noi potrà mai dimenticar­lo. Il matrimonio slitterà di almeno sei mesi...».

La giovane moldava è sconvolta. Da due notti dorme fuori casa. «Lì non voglio più rimettere piede, e quando Ion lascerà l’ospedale andremo a vivere altrove. Se chiudo gli occhi rivedo il corpo di Igor sull’asfalto, il sangue ovunque...». Ha appena scoperto che, per quella notte di follia che s’è lasciata dietro un morto e quattro feriti, gli investigat­ori hanno fermato Florin Ionut Stingan, romeno di 26 anni, e Rubin Xhika, albanese di 28. «Ciò che hanno fatto quegli assassini è folle - conclude Diana - spero che il giudice li condanni».

Ieri pomeriggio gli amici di Igor Ojovanu, 20 anni, si sono dati appuntamen­to all’obitorio dell’ospedale di Treviso. C’erano anche alcuni dei giovani che hanno partecipat­o al tragico addio al celibato, come Stefan, che ancora zoppica dopo le cinque coltellate ricevute. «Ci inseguivan­o come fossimo topi, rincorrend­oci uno per uno», ha raccontato. E c’era anche Petru, il fratello della vittima. «Chiedo sia fatta Giustizia: chi ha ucciso Igor deve andare in galera», spiega. «Siamo stati aggrediti senza motivo, ci urlavano di andare via perché quella “era zona loro”. Quando mio fratello è stato pugnalato, ha cercato di fuggire. È riuscito percorrere alcuni metri e a estrarre il coltello che aveva ancora conficcato nella schiena.

Ma intanto quel pazzo lo rincorreva per colpirlo ancora, e io mi sono messo in mezzo per difenderlo...».

Di fronte alla fotografia di Florin Ionut Stingan, non ha dubbi: «È stato lui, l’ho visto bene in faccia mentre cercavo di spingerlo via...». È stato l’ultimo, disperato tentativo di proteggere il fratello. Ma ormai era tardi, ammette Petru Ojovanu: «Igor è morto tra le mie braccia».

Il parcheggio condominia­le dove è avvenuta l’aggression­e è ancora cosparso di macchie di sangue. Nel punto in cui è stato ucciso il ventenne, gli amici hanno deposto dei fiori gialli e un biglietto in moldavo con su scritto «Che Dio ti accolga in pace». Il viavai di ragazzi e adulti è incessante. «Ho sentito le grida - racconta una residente - e quando mi sono affacciata alla finestra ho visto i ragazzi che correvano in preda al panico, e quella sagoma distesa a terra...». In molti conoscono il romeno: «Stava per tutto il giorno sul balcone, a fumare con i suoi tatuaggi ben in vista. In casa ospitava le ragazze che poi, la sera, faceva salire in auto e accompagna­va a prostituir­si».

Arriva anche il padre di Ion, il futuro sposo. Si avvicina ai fiori e recita una preghiera. «I medici dicono che mio figlio se la caverà. Poteva esserci lui, al posto di Igor», confida. Sua moglie Angela chiede una punizione esemplare: «Voglio che restino in prigione per sempre, così che non possano più fare del male. Perché nessun’altra madre deve soffrire quanto sto soffrendo io...».

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