Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Inaugurati il maxi eliporto e la macchina anti tumori «Nasce il nuovo ospedale»

- di Silvia Madiotto

TREVISO Il primo decollo dell’elicottero del Suem dal nuovo hub diventa simbolico: la vecchia elisuperfi­cie, adiacente al pronto soccorso, a giorni sarà smantellat­a per lo scavo delle fondamenta del blocco ad alta intensità di cure della nuova cittadella della salute al Ca’ Foncello di Treviso, la più grande opera pubblica degli ultimi anni nella Marca, per un valore complessiv­o di 250 milioni di euro in project financing pubblico-privato. Un piano che porterà, nel 2020, a completare la struttura del nuovo ospedale da 600 posti letto: «Nel 2021 potrà essere riempito di tecnologie per accogliere anche i pazienti» spiega il direttore dell’Usl 2, l’azienda sanitaria provincial­e, Francesco Benazzi.

L’eliporto è stato spostato a circa un chilometro dal cuore del Ca’ Foncello ma i mezzi di collegamen­to non dovranno utilizzare la viabilità ordinaria: è stato ricavato un tunnel che porta direttamen­te alla centrale del Suem, esclusivo per i mezzi interni all’azienda.

È il secondo più grande a livello nazionale, dopo quello di Campoformi­do in Friuli e da gennaio potrà effettuare anche voli notturni, che fino a prima erano impediti dalle dimensioun­a ni della superficie.

Nel 2017 l’elisoccors­o ha registrato 546 interventi per incidenti stradali, sul lavoro, domestici, sportivi o montani, nei primi nove mesi del 2018 sono stati 459, in prevalenza nella Marca ma anche nelle province confinanti.

All’inaugurazi­one ieri accanto a Benazzi e al sindaco di Treviso Mario Conte c’era il presidente della Regione Luca Zaia, tornato a parlare dei lunghi tempi per la realizzazi­one del «nuovo» Ca’ Foncello. Un’idea partita nel 2008 e che dieci anni dopo è arrivata a realizzare solo l’eliporto: «Il nuovo ospedale è lo specchio del Paese e di pubblica amministra­zione piena di burocrazia, ma fra tre anni sarà pronto».

Il lato positivo però c’è, ed è il servizio ai cittadini, per migliorare le cure e alleviare il dolore di chi già sta affrontand­o una malattia difficile come il cancro. Ieri l’Usl 2 ha presentato un nuovo strumento in dotazione alla Radioterap­ia: un accelerato­re lineare, investimen­to da 2,1 milioni di euro, per i trattament­i dei pazienti oncologici. È il terzo per il reparto: gli altri due (acquistati nel 2015 e 2016) non erano sufficient­i a rispondere a tutte le richieste dei malati trevigiani, 110 ogni anno erano costretti a sostenere le terapie a Belluno.

L’accelerato­re è destinato a patologie che richiedono alta precisione, anche importanti come quelle cerebrali e toraciche, vascolari e tumori primitivi e secondari.

La Radioterap­ia oncologica curerà quindi 1.800 pazienti all’anno con tecniche innovative e il nuovo arrivo consentirà un aumento dei trattament­i fra il 50 e il 60%, potendo raggiunger­e il numero di 150 pazienti al giorno ed evitando lo spostament­o extra provincial­e, con tutti i disagi che il viaggio può comportare. «Era diventato un problema per i pazienti, ora riusciamo una risposta di qualità e attenzione – hanno spiegato il direttore Francesco Benazzi e il primario Alessandro Gava -, sono strumenti top di gamma, di precisione millimetri­ca, che ci permettera­nno di assistere a Treviso tutti i pazienti».

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Ad alta tecnologia Conte e Zaia visitano il nuovo accelerato­re lineare
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Il primo atterraggi­o L’elicottero del Suem nell’eliporto

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