Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Sigla studia i piani per diventare banca e punta a raddoppiare in quattro anni
TREVISO Sigla Credit punta al raddoppio in quattro anni e studia il progetto per trasformarsi in banca. I piani sono ambiziosi, per la società finanziaria di Conegliano specialista nel segmento del credito al consumo della cessione del quinto dello stipendio. Undicesimo operatore italiano, primo tra i non controllati dalle banche, in un segmento finanziario complicato ma tra quelli che hanno ripreso vitalità e in cui molti tentano di mettere piede, Sigla Credit è una realtà con un lungo trascorso, fondata nel 1982 e passata di mano nel 2005, quando Ettore Riello cedette la maggioranza ai manager e al fondo Palamon Capital Partners, uscendo definitivamente due anni più tardi, quando ad acquisire il residuo 30% fu De Agostini.
Ma il percorso di Sigla vive ora una nuova accelerazione dopo l’acquisizione, a fine 2017, da parte del fondo inglese Alchemy, che già possiede società simili nel brokeraggio e nei prestiti e una banca specializzata in Inghilterra. «Sigla ha chiuso il 2017 con volumi di prestiti erogati di 222 milioni e quest’anno dovremmo salire a 260 - dice l’amministratore delegato, Vieri Bencini -. Ma vogliamo arrivare a 400 milioni di volumi erogati nel 2022, pari a una quota di mercato del 6-7%: vorrebbe dire salire a un margine operativo lordo di 9,4 milioni, rispetto ai 5,3 del 2017, e a un utile netto di 5,8. Oggi abbiamo 90 agenti: ne inseriremo
altri 30-40 nell’arco del piano. Siamo uno degli operatori più credibili con un modello di servizio molto specializzato e messo alla prova nel tempo».
Ma la crescita, che vorrebbe dire raddoppiare anche i 13-14 mila prestiti erogati ogni anno, sulla base di 20-22 mila richieste, dovrà costruirsi anche sui canali diretti, Internet e i 1.200 sportelli delle banche che in convenzione vendono in esclusiva i prestiti Sigla. Il peso sull’erogato dovrà raddoppiare dal 20 al 40%. «Svilupparci al Nord vuol dire farlo in un mercato più sofisticato, che privilegia già rapporti senza mediazioni - aggiunge l’amministratore delegato -. Abbiamo messo a punto nel tempo un call center specializzato che lavora con i nomi dei potenziali clienti. Ne acquisteremo 130-140 mila quest’anno, l’anno prossimo saliranno a 200 mila, con un modello commerciale in cui il nostro agente fa l’ultimo miglio: al cliente piace chiudere il contratto con l’aiuto di un consulente. E parte delle dieci assunzioni che faremo di qui a fine anno saranno per costruire un team digitale: vogliamo lanciarci nella generazione dei lead, i nominativi dei potenziali clienti».
Sigla lo può fare, spiega Bencini, dopo aver concluso un prologo: «Un progetto di due anni di digitalizzazione dei processi, che ha eliminato la carta, e che fa finire i documenti, sulla base di un codice a barre, nella cartellina giusta del cliente. Nel 2016 abbiamo usato 2 milioni di fogli A4, che per il 5% erano finiti nel posto sbagliato, creando quello che abbiamo definito un rumore pari al 40% dell’attività operativa. Ora possiamo aprirci a tutti i canali digitali».
Non l’unica novità di rilievo,visto che Sigla sta lavorando per trasformarsi in banca. «Lo stiamo facendo intensamente, ma dobbiamo fare ancora passi importanti - dice il suo amministratore delegato -. Cercheremo di portare a casa il risultato prima possibile, sempre che ci si riesca: non è un progetto banale». Le idee però del perché di una trasformazione sono chiare: «Riuscirci - specifica il manager - significherebbe abbassare il costo della raccolta, oggi vincolata a quanto concesso dalle banche, e mettere a punto una gamma di prodotti più ampia; ma su quelli non consolidati non sempre le banche sono disposte a seguirti. Vogliamo rimanere sul retail, ma fare di più. Tra un prodotto totalmente garantito, come la cessione del quinto, e uno totalmente non garantito, come il prestito personale, crediamo ci siano nicchie di prodotto in cui posizionarsi con meno concorrenza e più profitti».
E Sigla continuerà a rimanere a Conegliano, con i suoi 115 dipendenti a fine anno, territorio eccentrico dove non mancano però (vedi anche Finint) sviluppi finanziari: «Sì, perché qui si lavora bene chiude Bencini -. E posso dirlo dopo esser stato in tutta Italia e a anche all’estero».