Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il giallo del quadro di Lorenzo Lotto «Non è del maestro»
Sgarbi: «Il quadro al Museo civico di Bassano non è del maestro veneziano». La replica: «Abbiamo fatto accurate analisi diagnostiche»
«Non ho mai detto che San Girolamo sia un falso. L’opera non è autografa di Lorenzo Lotto» spiega Vittorio Sgarbi riguardo al ritorno del dipinto nelle sale espositive del Museo Civico di Bassano del Grappa, dopo ben 13 anni passati in magazzino. «Nel 1991 l’ho definito una crosta e ora lo ribadisco. La tela risale senza dubbio al 1500 e nessuno l’ha dipinta con l’intento di spacciarla per un’opera di Lotto. Il problema è tutto nell’attribuzione – prosegue Sgarbi – Lotto e il pittore di San Girolamo hanno solo una cosa in comune: Albrecht Dürer. Il dipinto di San Girolamo è preso da un’incisione di Dürer, ma mentre Lotto l’avrebbe migliorata, l’artista in questione l’ha solo peggiorata. Il viso di San Girolamo sembra di gomma. È un’offesa dire che dietro ci sia la mano di Lotto: è un quadro troppo modesto per pensare sia suo».
Una storia contorta che vede critici d’arte, direttori museali e restauratori dividersi in due fazioni. Tutto ha inizio nel 1978 quando Lionello Puppi (lo storico dell’arte recentemente scomparso) attribuì la tela (realizzata probabilmente negli anni Venti del Cinquecento) raffigurante il santo al pittore veneziano, protagonista della querelle: l’allora direttore museale Fernando Rigon acquistò l’opera per 20 milioni di lire col supporto della Soprintendenza di Venezia, esponendola negli anni come pezzo forte della collezione, finché nel 1991 Vittorio Sgarbi non ne contestò l’attribuzione lottiana.
Seguirono accese polemiche fino al 2005, anno in cui la direttrice dell’epoca Giuliana Ericani non diede ragione a Sgarbi, rimuovendola dal suo piedistallo. Il povero San Girolamo sarebbe ancora lì in deposito a prender polvere se l’attuale direttrice Chiara Casarin, a seguito di una ricerca dello studioso Enrico Maria Dal Pozzolo, non l’avesse ritrovato per caso, nascosto da strati di pluriball, e sottoposto a nuovi approfondimenti. «Abbiamo svolto accurate analisi diagnostiche e, con i dati di oggi, possiamo escludere si tratti di un altro autore – racconta la direttrice – Il tema dell’autenticità è ampio e variegato: quello che è considerato autentico oggi, potrebbe essere messo in discussione domani se dovessero aggiungersi nuovi elementi. Secondo la concezione dello storico Vasari, infatti, dire “falso” può anche voler dire “restaurato male”: non c’è dubbio che alcuni dettagli dell’opera, che lascino perplessi, ma sono riferibili al ritocco pittorico e non al dipinto madre». «La scienza dell’attribuzione serve a dare etichette laddove l’autore non si sia firmato – prosegue nella stessa direzione Dal Pozzolo – Nel Cinquecento capitava spesso che un Maestro eseguisse un dipinto in collaborazione con altri artisti e poi vi apponesse la firma, oppure che eseguisse un’opera integralmente senza firmare o che commissionasse a un allievo un dipinto a suo nome. Dov’è la verità? Posso capire Sgarbi che riscontra un livello qualitativo non consono a Lorenzo Lotto, ma credo non tenga conto della sua produzione negli anni lauretani: è umano passare periodi di stanca o applicarsi più o meno a seconda dei committenti. Era un uomo anche Lotto. Un caso in cui ognuno può vedere la propria idea riflessa nell’opera».
Cosa che accadrà oggi stesso alle 18.00, durante il ritorno in società di San Girolamo presso il Museo di Bassano, seguito dalla presentazione di una pubblicazione comprensiva del testo storiografico di Dal Pozzolo, del testo teorico sul tema dell’autenticità di Casarin e della lista di verifiche sostenute dalla Soprintendenza. «Non è così fondamentale che si tratti di un dipinto di Lorenzo Lotto, sebbene sia elevatissima la possibilità che sia così. Ciò che conta davvero è che un quadro smuova il pensiero della gente», conclude Casarin.