Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Bpvi, ora il processo è più vicino
Il rinvio a giudizio di Zonin & C potrebbe essere discusso già entro il mese di ottobre La Cassazione respinge la richiesta degli imputati di portare le udienze lontano da Vicenza
VICENZA Resta a Vicenza il processo agli ex manager della Popolare. Lo ha deciso la Cassazione respingendo l’istanza dei difensori dell’ex presidente Gianni Zonin e degli altri imputati, secondo i quali nel capoluogo berico manca la serenità per un giudizio imparziale. A questo punto, la decisione sul rinvio a giudizio dovrebbe arrivare entro la fine del mese.
VICENZA Il processo agli ex vertici della Banca Popolare rimarrà a Vicenza. E - salvo nuovi colpi di scena - entro la fine del mese il giudice per l’udienza preliminare Roberto Venditti potrebbe decidere se rinviare o meno a giudizio l’ex presidente Gianni Zonin e gli altri sei imputati.
La decisione è stata comunicata ieri dalla Cassazione, dopo che nella tarda serata di martedì aveva respinto la richiesta di trasferire altrove (in casi come questo la scelta sarebbe ricaduta sul tribunale di Trento) il procedimento per il crac della Banca Popolare di Vicenza. A sollevare la questione erano stati gli avvocati che difendono i manager accusati di aggiotaggio e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza, tra i quali lo stesso Zonin, l’ex componente del Cda (ed ex presidente di Confindustria Vicenza) Giuseppe Zigliotto, e gli ex vicedirettori Emanuele Giustini e Paolo Marin.
I legali avevano chiesto il trasferimento del processo sostenendo che nella città berica non ci sia il clima sereno necessario ad affrontare il dibattimento. «La campagna mediatica ha coinvolto pesantemente l’Autorità giudiziaria vicentina in ordine a una presunta connivenza della stessa con il potere della Banca popolare di Vicenza», era uno dei passaggi dell’istanza che, a giugno, aveva costretto il gip a sospendere l’udienza preliminare in attesa che la Cassazione si esprimesse. Il riferimento alla «presunta connivenza» riguarda le indagini (finite nel nulla) del 2001, divenute oggetto di una «feroce campagna mediatica che ha dato un’immagine dell’allora procura berica e del tribunale fortemente condizionati dai meccanismi di potere di BpVi». Inoltre, nella loro istanza, i legali tiravano in ballo anche l’attuale procuratore capo Antonino Cappelleri che avrebbe «sostanzialmente confermato tale teorema non solo con dichiarazioni alla stampa, ma anche in sede di Commissione d’inchiesta parlamentare» oltre al fatto che avrebbe «anticipato alla stampa» i passaggi dell’inchiesta, sequestri compresi.
Insomma, un clima di sospetto che - era la tesi dei difensori - minerebbe l’imparzialità dei magistrati. Tesi che non ha convinto i giudici della Cassazione, che hanno respinto l’istanza. Il che, di fatto, ha salvato l’intero procedimento dal rischio prescrizione. «Il trasferimento a Trento avrebbe sicuramente comportato una dilatazione dei tempi - conferma il procuratore Cappelleri - senza contare che il caso sarebbe passato nelle mani di magistrati che non si sono mai occupati di questa complessa questione. Ora possiamo andare avanti con serenità».
Canta vittoria il presidente dell’associazione dei soci «Noi che credevamo nella Popolare di Vicenza», Luigi Ugone: «Abbiamo salvato l’inchiesta dal rischio di un trasferimento insensato, che avrebbe favorito la prescrizione dei reati. Ora occorre procedere velocemente».
L’udienza preliminare riprenderà sabato, quando a prendere la parola sarà Enrico Ambrosetti, il difensore di Gianni Zonin. Che in merito alla decisione della Cassazione assicura: «Restiamo convinti che a Vicenza non ci sia il clima ottimale per un processo del genere, ma accettiamo la decisione presa nella convinzione che riusciremo a dimostrare l’innocenza dell’ex presidente».
L’udienza preliminare si avvia alle ultime battute. Il gip Venditti ha già fissato i prossimi appuntamenti al 17 e al 20 ottobre, quando dovrebbe arrivare la decisione di rinviare o meno a giudizio gli imputati.
Intanto prosegue anche l’altro fronte giudiziario legato alle ex Popolari. Ieri prima udienza al tribunale delle imprese di Venezia, per la causa civile legata all’azione di responsabilità miliardaria promossa contro gli ex vertici di Veneto Banca, che oltre all’epoca Consoli-Trinca coinvolge anche gli ultimi Cda guidati da Ambrosini e poi espressione del fondo Atlante, ed ereditata ora dai commissari liquidatori. Al termine delle eccezioni preliminari, il giudice Chiara Campagner si è riservata una decisione, senza fissare ancora la data della prossima udienza.
Infine - mentre ancora proseguono le indagini della procura di Treviso - il 18 ottobre la Corte d’appello di Venezia discuterà il ricorso dell’ex Dg di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, contro la dichiarazione d’insolvenza della banca. La procura generale si costituirà in giudizio per chiedere invece la conferma della sentenza del tribunale fallimentare.