Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
I NOSTRI GIOVANI SENZA FEDE
Dal 3 al 28 ottobre il Sinodo dei vescovi sarà dedicato ai giovani. Il tema che verrà affrontato dai 266 padri sinodali ha per titolo «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Apparentemente niente di particolarmente nuovo, dato che la Chiesa si è sempre ampiamente occupata dei giovani e della loro catechesi.
In realtà il tema giovani e fede da alcuni decenni ormai non è più un tema tranquillo e scontato, ma è divenuto per la Chiesa un problema rilevantissimo. Addirittura di futura sopravvivenza. Non solo o non tanto perché i giovani, per i noti motivi demografici, stanno assottigliandosi come numero. Ma soprattutto perché ciò che va drasticamente evaporando è proprio la fede dei giovani (e delle giovani in particolare).
Solo qualche numero: da una ricerca su studenti dei bienni di università venete, emerge che la dimensione religiosa è marginale o per nulla importante per il 71 per cento dei maschi e per il 66 per cento delle studentesse. Inoltre tra i primi solo il 12 per cento va a messa più volte al mese mentre per le seconde si ha solo qualche punto in più. Queste magre percentuali sono anche quelle che grosso modo riflettono oggi l’adesione giovanile all’associazionismo cattolico. Dietro di loro, ovviamente, frana anche la religiosità delle famiglie e dei genitori (la «chiesa domestica»), specie delle madri.
Il tutto in una regione che fu - fino agli anni Sessanta - tanto profondamente impregnata del cattolicesimo a dimensione parrocchiale.
Oggi i giovani credenti svaniscono nel sostantivo come nell’aggettivo nel silenzio e nell’indifferenza, alla faccia di tanta pastorale giovanile profusa dalla Chiesa. Su questo tema una bella e franca riflessione si trova nel libro di Armando Matteo (teologo all’Urbaniana di Roma) dal titolo «Tutti giovani, nessun giovane», appena uscito. L’autore dice che quella nata dopo il 1981 è la prima generazione incredula, una generazione cioè che cresce tranquillamente senza più riferirsi a Dio ed alla Chiesa.
Quest’ultima ormai si restringe ai bambini ed agli anziani, la cui numerosità e longevità in parte nasconde la crescente disaffezione dei giovani (ed anche degli adulti, specie di quelli nati dal dopoguerra agli anni settanta). Nasconde, ma non risolve, perché nel lungo periodo mette in dubbio la sopravvivenza della fede nonché della stessa Chiesa.
Scrive Matteo: «Questo Sinodo è davvero un’occasione unica per la Chiesa cattolica, in quanto la indirizza, per il tramite della risposta da offrire al crescente ateismo giovanile, al compito urgente che essa ha di fronte a sé». Cioè al destino della fede nella disincantata cultura contemporanea. Perché questi giovani stanno semplicemente divenendo degli adulti postcristiani in una società sempre più postcristiana. Un bel paradosso per un Veneto che fu così profondamente bianco.