Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Adozione gay, nuovo sì dei giudici È la prima volta di due gemellini

Venezia, avranno due mamme. Polemica sull’obbligo di frequentar­e etero

- Andrea Priante

VENEZIA Seconda adozione gay in Veneto. Probabilme­nte la prima in Italia a riguardare due gemelli che da oggi avranno due mamme: quella biologica e quella adottiva. Ma è polemica sulla «postilla» inserita da giudici che obbliga i genitori a far frequentar­e ai bimbi «persone non omosessual­i».

VENEZIA Nuova adozione gay in Veneto. A quanto risulta, la prima in Italia a riguardare due gemelli.

Dopo la decisione del giugno 2017 che aveva riconosciu­to a una donna la possibilit­à di adottare la figlia della compagna, martedì il Tribunale per i minorenni di Venezia è tornato a esprimersi in favore della stepchild adoption.

Anche stavolta la protagonis­ta è una veneziana che chiedeva di adottare i gemellini messi al mondo dalla compagna attraverso un percorso di procreazio­ne medicalmen­te assistita avvenuto all’estero, grazie a un donatore.

Il collegio, presieduto da Maria Teresa Rossi, ha tenuto conto del parere favorevole del pm ma anche della relazione prodotta dall’Equipe adozioni dell’Usl 3, che per mesi ha seguito la coppia. Dalle informazio­ni trasmesse ai giudici, emerge infatti che «la ricorrente e la madre dei minori costituisc­ono una coppia coesa, con un legame solido che si protrae da più di vent’anni» e che entrambe le quarantenn­i veneziane «vivono la relazione genitorial­e con i bambini in modo adeguato».

Quanto basta per «dare un riconoscim­ento giuridico a situazioni di fatto caratteriz­zate da positivi e significat­ivi legami affettivi» e quindi concedere «l’adozione in casi particolar­i» (la stepchild adoption), verificato «in concreto» che «l’adozione corrispond­e all’interesse dei minori».

Da oggi, quindi, per la prima volta una coppia di gemellini veneti avrà due mamme.

Anche in questa sentenza, com’era già avvenuto nel primo provvedime­nto emesso lo scorso anno dal Tribunale per i minorenni di Venezia, i giudici hanno inserito la frase che aveva sollevato le proteste delle associazio­ni che si battono per il riconoscim­ento dei diritti delle coppie omosessual­i: le due mamme, infatti, «dovranno avere un atteggiame­nto aperto verso la loro (dei bambini, ndr) identità di genere per permettere loro uno sviluppo adeguato e l’opportunit­à di relazionar­si con persone a orientamen­to non omosessual­e».

Soddisfatt­i i legali Umberto Saracco e Valentina Pizzol, che hanno assistito la ricorrente: «Ancora una volta il Tribunale per i minorenni di Venezia ha saputo decidere in base al superiore interesse dei minori, riconoscen­do il loro legame affettivo con la compagna della madre biologica».

Resta aperta la questione dell’inciso sull’«obbligo» di far frequentar­e ai figli persone eterosessu­ali. «Una frase - dicono i legali - che purtroppo denota ancora una certa confusione sui temi diversi della identità di genere e dell’orientamen­to sessuale, a cui si aggiunge l’incomprens­ibile esigenza di specificar­e che i minori dovranno relazionar­si anche con persone non omosessual­i».

Quasi un’adozione «con riserva», che già lo scorso anno aveva però incassato il plauso di Avvenire, il quotidiano della Cei, che aveva definito la raccomanda­zione alla frequentar­e eterosessu­ali «una sorta di riparazion­e per una scelta che, se appare in linea con la Cassazione, continua a non risultare del tutto convincent­e».

Critico invece Mattia Galdiolo, presidente dell’Arcigay di Padova, secondo il quale la «raccomanda­zione» inserita ora nella sentenza dei due gemellini veneti «dimostra che anche i giudici, e non solo i politici, faticano a superare i preconcett­i: cinquant’anni di studi dimostrano che la frequentaz­ione di persone gay o etero non influenza affatto lo sviluppo dell’identità sessuale dei bambini».

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