Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Crisi Astaldi, nuova mina sulla Tav

- Gian Maria Collicelli

VICENZA «Con tutte le difficoltà che ci sono per realizzare questa tratta di Tav, ci mancavano solo problemi societari». Le parole del delegato regionale l’Alta velocità ferroviari­a di Confindust­ria, Franco Miller, sono chiare. Non bastava infatti il braccio di ferro con il ministro alle Infrastrut­ture, Danilo Toninelli, ora sul progetto della Tav in salsa veneta si abbatte un’altra tegola,: la richiesta di «concordato in continuità» da parte della società Astaldi che è socia al 37% del consorzio Iricav Due, general contractor a cui fanno capo i lavori per la realizzazi­one del primo lotto dell’alta velocità fra Verona e Vicenza, insomma, un «default». Miller getta acqua sul fuoco: «Il contratto fra i soci del consorzio prevede che in caso di recesso di una delle ditte avvenga in automatico il subentro degli altri. Quindi dovremmo essere tranquilli». Nel concreto, si tratta di trasferire dalla carta al cantiere il progetto definitivo approvato dal Cipe (Comitato interminis­teriale per la programmaz­ione economica) lo scorso dicembre e dunque realizzare i 44 chilometri da Verona ad Altavilla , per una spesa stimata in 984 milioni. Il cantiere avrebbe dovuto aprire i battenti già la scorsa estate ma il cronoprogr­amma è stato spostato di un anno: «Con tutta probabilit­à annuncia Miller - i lavori non partiranno prima della metà del 2019».

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