Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Colori e sensualità a Venezia i costumi dei balletti russi
Venezia, a Palazzo Cini una mostra dedicata allo scenografo dei Balletti Russi
Pose fluttuanti, sguardi trasfigurati attraverso cui si guarda il mondo, turbanti e parrucche, motivi floreali, stravaganze dal sapore orientale e un alone onirico dal sapore simbolista. Gli stilemi della tradizione russa si uniscono alle linee curve e sensuali dell’Art Nouveau avvolgendo i personaggi dall’animo passionale forgiati da Léon Bakst (Grodno 1866-Parigi 1924), l’artista che con le sue innovazioni creative ha contribuito al successo dei Balletti russi di Sergej Diaghilev, così di moda nella Parigi primo Novecento. Al pittore, scenografo e raffinato illustratore russo, Palazzo Cini a Venezia dedica la mostra «Léon Bakst. Symbol of the Ballets Russes», prima monografica in Italia che ripercorre, attraverso figurini, fotografie e costumi di scena originali, la carriera di uno tra i più visionari autori del Secolo d’Argento. Allestita al secondo piano della casa-museo fino al 19 novembre, la mostra, a cura di Maria Ida Biggi e Natalia Metelitsa, è frutto di un lavoro congiunto dell’Istituto per il Teatro e il Melodramma
Forme
La mostra a Palazzo Cini dedicata a Léon Bakst (1866-1924) della Fondazione Giorgio Cini e del Museo Statale del Teatro e della Musica di San Pietroburgo, in collaborazione con lo Csar dell’Università Ca’ Foscari Venezia. Autore versatile, Bakst, formatosi tra San Pietroburgo e Parigi, per arrotondare insegna a disegnare ai nipoti dello Zar Nicola II. Si afferma come pittore d’avanguardia e nel 1902 inizia la sua carriera di scenografo e costumista per i teatri imperiali di San Pietroburgo. Nel 1909 Diaghilev organizza la prima stagione dei suoi Ballets, dove partecipa anche Bakst, una collaborazione che con alti e bassi proseguirà fino al 1921. Un successo senza precedenti «perché parliamo di un’opera d’arte totale» marca Biggi. Ed ecco nella dimora che fu del Conte Cini i disegni ricchi di invenzioni e dai fantasiosi cromatismi di Bakst per «Cléopâtre», con Anna Pavlova e Ida Rubinštejn, spettacolo inaugurale della prima Saison Russe parigina, e il balletto «Daphnis et Chloé», musicato da Maurice Ravel e con le coreografie di Michel Fokine. Di entrambi gli spettacoli sono esposti anche i costumi realizzati per le rappresentazioni. Il figurino per la regina d’Egitto ideato per la Rubinštejn ammalia e mostra come Bakst sapesse immaginare il personaggio prima di andare in scena. Le sue donne e uomini danzano già sulla carta, come vediamo nei disegni del Narcisse, con musica di Nikolaj Cerepnin; o ne L’Oiseau de Feu, sulle note di Igor’ Stravinskij. La mostra dà conto anche della collaborazione con D’Annunzio, per il quale curò l’allestimento de Le Martyre de Saint Sébastien. Ma c’è pure un altro elemento: l’amore di Bakst per il classicismo ellenico, evidente soprattutto nei materiali relativi ai lavori teatrali precedenti ai Ballets, quali Ippolito di Euripide ed Edipo a Colono di Sofocle.