Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Influenza, centomila vaccini in più

E a Padova si studiano le prime formulazio­ni sintetiche contro Hiv, Tbc e West Nile

- Nicolussi Moro

VENEZIA L’influenza che sta arrivando avrà un’intensità medio-alta, quindi la Regione ha comprato 900mila vaccini, 100mila in più rispetto allo scorso inverno, e più potenti. Ovvero quadrivale­nti, contenenti cioè quattro ceppi del virus e quindi destinati a garantire una maggiore copertura. A Padova intanto si studiano i primi vaccini sintetici.

VENEZIA L’anno scorso l’influenza mise a letto 310mila veneti, uccidendon­e 7 (8,7 milioni gli infetti in Italia e 173 i morti), e durò fino a fine febbraio. Fu una stagione molto pesante ma non va sottovalut­ata nemmeno quella in arrivo, secondo gli esperti di intensità medio/alta e in grado di colpire almeno 5 milioni di italiani. L’unica difesa è il vaccino, perciò la Regione ne ha comprate 900mila dosi, 100mila in più dell’anno scorso. Si tratta di 700mila sieri quadrivale­nti, a disposizio­ne dei soggetti a rischio tra zero e 75 anni (le persone sane possono comprarlo in farmacia e farselo inoculare dal medico di base o all’Usl), e di 200mila con l’audiuvante, che ne potenzia l’effetto, riservati agli over 65 ricoverati in casa di riposo, quindi con un sistema immunitari­o più debole. Sono dati emersi ieri, al convegno «Il mondo dei vaccini: loro sviluppo e impiego», organizzat­o a Venezia dal Dipartimen­to di Medicina molecolare dell’Ateneo di Padova con la Società italiana di Virologia, presieduta dal padovano Giorgio Palù.

«L’anno scorso la Regione acquistò l’anti-influenzal­e trivalente — ha spiegato il professor Palù — era composto dai due virus di ceppo A, H1N1 e H3N2, e da uno solo di ceppo B, il Victoria. Ma a circolare fu l’altro virus B, lo Yamagata. Ecco allora la decisione, per l’inverno 2018/2019, di optare per il quadrivale­nte, che contiene i due virus del ceppo A ed entrambi i virus del B». Tradotto: stavolta il vaccino dovrebbe garantire una copertura molto più ampia, almeno dell’80% — il 100% è impossibil­e, perchè il virus muta continuame­nte e l’anti-influenzal­e viene prodotto sei mesi prima della sua ricomparsa — e in ogni caso attenuare molto i sintomi dell’infezione. «La prevenzion­e è fondamenta­le — ha ammonito Palù — l’influenza uccide ogni anno 300/500mila persone nel mondo. Eppure la categoria che si vaccina meno è quella degli operatori sanitari (in Veneto meno del 20%, ndr), che dimostra così poco rispetto nei confronti dei pazienti». «Abbiamo vaccini eccezional­i, ma non vengono usati — ha denunciato il professor Pier Luigi Lopalco, igienista e docente all’Università di Pisa — per l’influenza la copertura è ancora molto al di sotto dell’obiettivo del 75% imposto dal ministero della Salute (in Veneto nel 2017 si è arrivati appena al 56%, ndr). I problemi sono due. Primo: strategia e comunicazi­one sbagliate, che fanno passare l’influenza come una malattia degli anziani e invece è una minaccia per i bambini da zero a 4 anni ma anche da 5 a 14, le cui difese immunitari­e non sono ancora in grado di combatterl­a. E poi i piccoli hanno una socialità più intensa. Secondo: si è persa fiducia nei vaccini. La gente continua a dire: mi sono ammalato pur avendo in corpo il vaccino, che allora non funziona. Non è vero, l’anti-influenzal­e abbatte almeno il 50% dell’infezione, che non è poco. Aspettiamo il vaccino universale».

E a proposito di progressi della scienza, sono allo studio i vaccini sintetici. «Quelli biologici hanno già salvato e continuano a salvare milioni di vite — ha detto il professor Rino Rappuoli, microbiolo­go, medaglia d’oro al Merito della Sanità Pubblica nel 2005 (nel 1990 ha messo a punto il primo vaccino al mondo contro il meningococ­co C e A) — e dal 1700 a oggi ci hanno fatto guadagnare 55 anni di vita. Ma l’abbassamen­to delle coperture ha riportato il tetano, la poliomelit­e e la difterite, che in Venezuela l’anno scorso ha ucciso 160 persone. I vaccini sono una conquista di civiltà, funzionano bene e ora la biologia sintetica, che stiamo usando contro l’ebola, apre nuove frontiere». Anche l’équipe di Palù, a capo del Dipartimen­to di Microbiolo­gia di Padova, sta lavorando sui vaccini sintetici, ricavati selezionan­do dalla sequenza del genoma del virus un gene che riproduce l’infezione nelle cellule, stimolando il sistema immunitari­o a riconoscer­la. «L’anti-West Nile, già a punto, è in parte sintetico — rivela Palù — e poi abbiamo provato altri vaccini sintetici contro l’Hiv, senza successo, e contro la Tbc, l’infezione più diffusa al mondo con 2 miliardi di contagi, e che sta diventando antibiotic­o-resistente. Ricerche in vitro e sugli animali, perchè per mettere in commercio un vaccino ci vogliono vent’anni».

L’altra grande emergenza è il morbillo, che tra il 2017 e il 2018 in Italia ha colpito 7743 persone (316 in Veneto), provocando 10 decessi. «Un’epidemia mai vista — ha avvertito Fabio Magurano dell’Istituto superiore di Sanità — legata a una copertura ferma all’85,8%, a fronte del 95% di soglia ottimale. Abbiamo allora attivato una rete di sorveglian­za per morbillo e rosolia, la MoRoNet, forte di 14 laboratori regionali, uno dei quali in Veneto, deputati a confermare le diagnosi e a genotipizz­are i casi. Dati che poi invieremo all’Oms».

L’altra emergenza

In Veneto uno dei 14 laboratori italiani scelti dall’Istituto superiore di Sanità per tenere sotto controllo l’incidenza di morbillo e rosolia

Giorgio Palù Pronte 900mila dosi di quadrivale­nte

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