Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Mi sono convertita e l’Iran mi perseguita» Arrestata in aeroporto

Una tennista con documenti falsi A Treviso

- Milvana Citter

TREVISO Ha tentato di imbarcarsi a Treviso per Londra con un passaporto falso. E quando, dopo l’arresto, ieri è finita davanti al giudice ha dichiarato: «Sono una tennista, mi sono convertita al cristianes­imo e in Iran rischio l’ergastolo». La questura, ora, indagherà sulla versione offerta da una 29enne iraniana.

TREVISO «Mi sono convertita al cristianes­imo e ho dovuto scappare da Teheran». Ha giustifica­to così il suo tentativo di imbarcarsi con un passaporto falso, su un volo diretto a Londra, la 29enne iraniana N.J. arrestata giovedì dagli agenti della Polaria in servizio all’aeroporto Canova di Treviso. La giovane, che dice di essere perseguita­ta per il suo credo e ha chiesto lo status di rifugiata in Italia, è stata processata ieri con rito direttissi­mo e, assistita dall’avvocato Arnold Zago, ha patteggiat­o 10 mesi e 20 giorni per possesso di documenti falsi.

Ma la sua storia, almeno secondo il suo racconto, è diversa da quelle dei tanti altri passeggeri bloccati nel tentativo di imbarcarsi verso l’Inghilterr­a con documenti falsi. La 29enne, infatti, ha spiegato in tribunale, grazie all’aiuto di un interprete, di essere stata costretta a lasciare il suo Paese, dove aveva una carriera sportiva nel mondo del tennis. Sarebbe infatti una campioness­a nel suo sport, e avrebbe lavorato anche come insegnante di tennis. Ma per lei restare in Iran sarebbe diventato impossibil­e dopo la recente conversion­e al cristianes­imo. Una scelta religiosa che nel suo Paese, Repubblica Islamica, può costare la vita. La conversion­e è considerat­a apostasia, un reato capitale punito con la morte per gli uomini e l’ergastolo per le donne. Per questo la 29enne ha deciso di lasciare tutto, famiglia, lavoro e il suo Paese per provare a costruirsi un nuovo futuro. Al giudice ha spiegato di essere fuggita insieme a un’amica. Il suo racconto ha alcune lacune ma diventa lineare dal loro arrivo in Turchia, dove si sono separate. È lì che la giovane avrebbe buttato anche il suo cellulare per non essere rintraccia­ta. Ed è in Turchia che avrebbe acquistato, per 9 mila euro, un pacchetto comprensiv­o di viaggio e documenti che le avrebbe dovuto garantire l’arrivo a Londra. Un programma che prevedeva il trasferime­nto in Italia via terra e poi un volo dall’aeroporto di Treviso. Per questo le era stato fornito un passaporto della Repubblica Ceca. Il documento, però, se non ai suoi occhi, a quelli della Polaria è risultato palesement­e falso. Per questo sono scattate le manette. «In virtù della sua situazione ha chiesto protezione alle autorità italiane – spiega l’avvocato Zago -, e ha ottenuto un appuntamen­to in questura. Il suo racconto sarà naturalmen­te vagliato e riscontrat­o, come sempre in questi casi». Intanto, dopo il patteggiam­ento, è stata scarcerata.

Via da Teheran

La 29enne ha prima raggiunto la Turchia, dove ha acquistato il passaporto fasullo

«Non posso tornare»

Subito processata sarà ascoltata anche dalla questura, che vaglierà la sua posizione

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Individuat­a dalla Polaria La giovane non è sfuggita ai controlli, ai varchi di sicurezza del Canova

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