Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Vajont, domani la partita di calcio della memoria In campo i sopravviss­uti del Longarone del 1963

- M. G.

LONGARONE Martedì prossimo si commemorer­à il 55° anniversar­io della tragedia del Vajont (nella foto) che uccise quasi 1.900 abitanti di Longarone e dintorni oltre a un centinaio di operai al lavoro sulla diga. E come ogni anno, si rinfocolan­o le polemiche sullo sfruttamen­to dell’acqua della diga, quella che il 9 ottobre 1963 tracimò dall’invaso dopo la gigantesca frana del Monte Toc. Stavolta a riaccender­e la miccia la neonata testata online «Estreme conseguenz­e» che, in un articolo dal titolo «Far soldi con l’acqua sacra» spiega come ci sia la volontà da parte dei Comuni di Erto Casso e Longarone di sfruttare il bacino del Vajont per produrre energia elettrica attraverso una centralina, costruita in accordo con soci privati. L’articolo dice che la popolazion­e dei due paesi sarebbe in maggioranz­a favorevole, attirata dal possibile sconto in bolletta.

«Argomenti vecchi, risalgono al 2011 — commenta il sindaco di Longarone e presidente della Provincia, Roberto Padrin – quando si tenne una riunione pubblica per valutare il progetto che allora presentaro­no En&En e Martini&Franchi. Al tempo i cittadini si dissero in maggioranz­a d’accordo, ma il progetto ora è morto e sepolto». «En&En» intanto è pure fallita.

Negli anni successivi l’attenzione si è spostata a monte dell’invaso, con un progetto di centralina in territorio di Erto Casso. Progetto bocciato dalla Provincia di Pordenone e dal Magistrato alle acque di Roma che, nel marzo 2017, ha definitiva­mente cassato l’idea: l’impianto sarebbe stato costruito nel Parco naturale delle Dolomiti Friulane».

Domani invece, alle 15.30, si ritroveran­no allo stadio di Longarone alcuni giocatori che disputaron­o le ultime partite di calcio del Longarone ai tempi del disastro. L’onda assassina strappò anche la vita di sette giocatori della squadra di calcio del paese, militante all’epoca in Seconda categoria.

Centralina sepolta

Il sindaco Padrin: «L’impianto sulla diga? Un progetto arenato»

Quattro di loro persero la vita mentre guardavano al bar la partita di Coppa Campioni tra Real Madrid e Celtic Glasgow.

Tra i residenti a Longarone si salvarono solo due giocatori: Luca Fiorin, che era appena passato al Como e Franco De Biasio, che all’epoca studiava e viveva all’istituto enologico «Cerletti» di Conegliano. Proprio De Biasio sarà il protagonis­ta del match che vedrà di fronte giocatori del Longarone, del Roncade e del San Biagio, le ultime due avversarie del Longarone in quel tragico ottobre 1963.

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