Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Paziente morto per errore di persona L’assoluzione per i quattro medici
Pieve di Cadore, in ospedale perse la vita l’anziano Alberto Giacobbi
BELLUNO Il processo è durato quattro anni, ma alla fine gli imputati sono stati assolti con formula piena perché «il fatto non sussiste». È finito l’incubo per i medici di Pieve di Cadore Roberta Da Re, di 54 anni, Daniele De Vido, di 52, Paolo Nai Fovino, di 63 e Federica Vascellari, di 62.
Erano accusati della morte di Alberto Giacobbi, l’ex presidente 76enne dell’Istituto per la storia del risorgimento italiano (comitato bellunese) ricoverato all’ospedale quattro anni fa e deceduto dopo 24 giorni. Il giudice non ha rilevato alcun nesso causale tra il fatto e l’operato dei medici e si è riservata 90 giorni per le motivazioni. Il Pm aveva chiesto un anno di reclusione per ciascuno ma la Difesa è riuscita a smontare tutte le accuse.
«Grazie al cielo ora si può tornare a vivere» ha commentato Roberta Da Re che, come ha spiegato ieri il suo avvocato, è entrata nel processo per uno sbaglio degli inquirenti che avevano scambiato la firma di un altro medico per la sua. Giacobbi, residente a Pieve di Cadore, venne ricoverato il 15 aprile 2014 all’ospedale di Pieve per una lombosciatalgia grave. Il 7 maggio Federica Vascellari, suo medico di riferimento nella struttura, chiese delle analisi del sangue per stabilire le dosi dei farmaci da somministrargli.
L’infermiera dell’ospedale Barbara Zani sbagliò paziente e prese il sangue a un’altra persona con lo stesso cognome, ma nome diverso. I medici calcolarono le dosi dell’anticoagulante, il Cumadin, su valori sbagliati. Il 9 maggio Giacobbi entrò in coma e morì poche ore dopo per un’emorragia cerebrale. Gli esami fecero sorgere l’ipotesi di un errore a monte che aveva reso il sangue di Giacobbi duro come il cemento. La posizione della Zani venne archiviata e la Procura decise di insistere sulla responsabilità dei quattro medici.
L’avvocato Paniz, legale della famiglia Giacobbi, chiederà un risarcimento danni in sede civile all’infermiera e all’Usl 1 «Dolomiti».
Ieri mattina si è svolto anche l’abbreviato per Daniel Nigro. Il 30enne di Mel, mente delle quattro rapine messe a segno nella Valbelluna durante l’estate 2017, è stato condannato a cinque anni e quattro mesi di carcere e 2.000 euro di multa. I suoi due complici, il 20enne Mattia Lotto e il minorenne (all’epoca dei fatti) F.S., avevano già patteggiato quattro anni e mezzo l’uno e un anno e otto mesi di reclusione l’altro. I colpi ideati da Nigro avevano riguardato l’anziana di Cirvoi Alba Buso, una prostituta al Pasquer, la sala slot «Paloma» di Santa Giustina e l’odontoiatra Cesare Werlick. Sono stati risarciti tutti.
Rapine l’estate 2017 Cinque anni e 4 mesi per Daniel Nigro, il capo della gang che aveva colpito quattro volte