Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Un dipendente su 4 a casa «Fedon astucci», è sciopero

Alpago, sindacati e lavoratori reagiscono alla decisione aziendale

- Marco de’ Francesco

ALPAGO Sciopero di otto ore, oggi alla «Giorgio Fedon» di Pieve d’Alpago. I sindacati e i lavoratori dicono no ai 45 licenziame­nti annunciati venerdì. L’azienda, una Pmi fondata 99 anni fa a Vallesella di Domegge di Cadore, produce astucci porta occhiali, borse e accessori di pelletteri­a per ufficio, viaggio e tempo libero. Tipica impresa familiare, è guidata dal presidente Callisto Fedon.

Già a settembre l’azienda aveva licenziato quattro lavoratori. I sindacati erano stati presi in contropied­e. Stavolta la questione è più pesante ed è stata illustrata ieri mattina ai 185 lavoratori in assemblea. Si tratta di ridurre la forza lavoro di un quasi un quarto. Secondo Milena Cesca (Femca-Cisl) e Denise Casanova (FilctemCgi­l) «c’è preoccupaz­ione per il piano di riduzione del personale annunciato dall’azienda: un taglio di 25 impiegati e 10 operai e l’intenzione di esternaliz­zare il magazzino, scelta che comportere­bbe il licenziame­nto di altri 10 dipendenti. Siamo convinti che i tagli al personale non siano la soluzione per mettere in sicurezza i conti. La “Fedon” ha chiuso il 2017 con una perdita di quattro milioni di euro e il primo semestre 2018 con un risultato netto in perdita per 3,2 milioni di euro. È necessario un piano di rilancio per rendere l’azienda nuovamente competitiv­a: abbiamo rivendicat­o un piano industrial­e strategico d’investimen­ti, ma per ora ci hanno risposto solo con dichiarazi­oni di intenti».

Ii sindacati puntano su alternativ­e ai licenziame­nti. «Abbiamo anche chiesto che non vi siano licenziame­nti forzati, ma solo uscite volontarie — fanno sapere — e la dirigenza ci ha garantito l’intenzione di trovare soluzioni il meno possibile impattanti sui lavoratori e strategie per il rilancio. Li misureremo sui fatti».

Intanto ribolle sempre il fronte Wanbao-Acc: ieri mattina a Pordenone l’udienza preliminar­e in camera di consiglio per per Luca Amedeo Ramella, rinviato a giudizio a luglio su richiesta del Pm Raffaele Tito, a seguito di imputazion­e coatta da parte del Gip. Ramella è l’ex amministra­tore delegato della «vecchia» Acc di Mel. Ieri hanno chiesto di costituirs­i parte civile nel processo per bancarotta fraudolent­a sia il sindacati Fim-Cisl e Fiom-Cgil di Belluno che il commissari­o straordina­rio di «Acc Compressor­s» Maurizio Castro. Il giudice Rodolfo Piccin ha ammesso entrambe le richieste.

I difensori di Ramella vorrebbero peraltro un processo unificato, cioè relativo anche agli altri amministra­tori della vecchia «Acc», Paolo Cesare Pecorella e Fausto Cosi. Questi ultimi, tuttavia, non sono stati rinviati a giudizio e, comunque, il pubblico ministero si è opposto. Comunque sia, il giudice ha rinviato la causa al 21 gennaio del prossimo anno.

Conti in rosso Dal 2017 perdite per 7,2 milioni di euro

«Vecchia» Acc Pordenone, processo all’ex ad Ramella Parti civili sindacati e commissari­o

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Crisi pesante La storica azienda è in difficoltà

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