Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Pasta Zara, 4 offerte Marchi con Pillarstone punta trenta milioni
Oggi l’esame in Cda. «Vogliamo l’azienda tutta intera»
TREVISO C’è un’offerta congiunta dei fondi Finanziaria Internazionale e Pillarstone fra le quattro che, oggi, il Consiglio di amministrazione di Pasta Zara prenderà in considerazione per provare a chiudere, entro il 7 dicembre, il concordato preventivo con riserva concesso dal Tribunale di Treviso. A rivelarlo è lo stesso Enrico Marchi, presidente del gruppo Finint di Conegliano, il quale non fa mistero del valore della proposta, intorno ai 30 milioni di euro, dell’intenzione di rilevare il 100% della società «o poco meno» - in ogni caso senza altri soci, se non eventualmente qualcuno della famiglia Bragagnolo, proprietaria dell’azienda di Riese Pio X – e di essersi aggregato ad un percorso su Pasta Zara che gli inglesi di Pillarstone avevano intrapreso già da alcuni mesi.
La quota di Finint dovrebbe essere inferiore a quella del partner britannico, «ma la lettera l’abbiamo firmata insieme», sottolinea ancora Marchi. Il progetto riguarda «Pasta Zara tutta intera», cioè non solo la sede centrale di Riese, visti i rumors di un possibile spezzatino e di un interessamento di Barilla per gli impianti di Rovato (Brescia) e di Muggia (Trieste).
«Certamente vogliamo investire sugli stabilimenti, in particolare di Muggia e di Riese – anticipa ancora il presidente di Finint - mentre rimane un punto di domanda su Rovato. Dovremo valutare se possa continuare a essere un asset profittevole, visto che la sua capacità produttiva è sottoutilizzata. Tengo comunque a ricordare che, in tutte le operazioni in cui mi sono impegnato, ho sempre cercato di evitare ricadute sull’occupazione, fosse pure in termini di ricorso agli ammortizzatori sociali».
L’iniziativa di Finint e Pillarstone, in ogni caso, deve ora superare altri stadi prima di poter essere considerata come «la proposta buona». Il Cda di Pasta Zara oggi prenderà visione anche degli altri tre dossier, fra i quali ci dovrebbe essere quello riferibile a un importante player dell’industria alimentare spagnola, già presente in Italia in seguito ad altre operazioni. Ed è chiaro che, oltre al cash da mettere sul tavolo, dovranno essere considerati altri aspetti, fra i quali, soprattutto, la possibilità che il progetto proposto sia idoneo a intrecciare un dialogo con i creditori.
Pasta Zara, infatti, ha debiti per 240 milioni, quasi 180 dei quali nei confronti degli istituti di credito e, fra questi, in larga misura, con la Società per la gestione delle attività, cioè la ormai famosa «Sga» che ha ereditato i crediti deteriorati delle due ex banche popolari venete (i quali, relativamente a Pasta Zara, valgono circa 75 milioni). Il candidato partner che il Cda presenterà all’assemblea dei creditori, perciò, dovrà assicurare piani di rientro delle esposizioni accettabili dalla maggioranza degli interessati e dal Tribunale, che per la sua individuazione ha già concesso una proroga del termine di due mesi. Ad ogni modo, il via libera al concordato dovrà arrivare a Riese Pio X prima della festa dell’Immacolata e da lì la storia di Pasta Zara potrà ricominciare.
«Mi piacerebbe se i fondatori accettassero di rimanere a collaborare per poter far tesoro della loro grande esperienza in campo internazionale – auspica ancora Marchi –, eventualmente anche se non volessero essere soci». Questo nonostante il feeling fra Finint e i britannici di Pillarstone sia comunque ben rodato, visti i precedenti lavori di squadra condotti per operazioni come Premuda, in campo marittimo, o nelle telecomunicazioni con Sirti. E un dialogo aperto sulla vicenda Pasta Zara, rivela infine Marchi, c’è anche con Veneto Sviluppo. «Consegnare a stranieri un altro prestigioso marchio veneto, come è avvenuto con Ferroli o Riello, è qualcosa che vorrei assolutamente evitare».
Marchi Non lasciamola agli stranieri E mi piacerebbe che i Bragagnolo accettassero di rimanere