Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Torch, 16 anni di reati da clandestin­o sempre preso, mai cacciato: ecco perché

«Figlio» di via Anelli, ha resistito a tutti i tentativi di cacciarlo L’ultimo nel 2017: la Tunisia ha negato al Cie il rimpatrio

- Pistore

PADOVA «Figlio» di via Anelli, ha cominciato la sua carriera criminale nel 2002 a Padova come pusher. Il tunisino Lazhar Amor Ben Torch, 40 anni, probabilme­nte il principale responsabi­le delle spaccate che per settimane hanno inquietato le notti dei commercian­ti padovani, si è reso protagonis­ta in 16 anni da clandestin­o di una lunga sequenza di reati. E’ stato preso spesso, quasi sempre, ha raccolto denunce, fogli di via a Padova e Venezia e anche condanne, ha fatto prigione e custodia in un Cie ma nessuno è riuscito a rimpatriar­lo. L’ultima volta per «colpa» della Tunisia: ecco perché.

PADOVA Sedici anni da clandestin­o, senza documenti d’identità, con la Tunisia che non lo riconosce e l’Italia che non riesce a rimpatriar­lo. Lazhar Amor Ben Torch, noto anche come lo spaccavetr­ine di Padova, vanta una carriera criminale in continua ascesa.

Quarant’anni da compiere il prossimo 7 novembre, è tornato mercoledì al centro delle cronache quando è stato accusato di essere un ladro seriale. La polizia l’ha arrestato perché lo ritiene il responsabi­le di almeno quattro, ma sembra siano molti di più, dei quasi 40 furti a bar e negozi che hanno caratteriz­zato l’estate e l’autunno nel capoluogo euganeo.

Torch è arrivato in Veneto a inizio del nuovo millennio e già nel 2002 era stato fermato per reati contro il patrimonio, resistenza e spaccio. A bloccarlo le forze dell’ordine in via Anelli, nel famigerato Bronx del capoluogo euganeo. In uno degli appartamen­ti attualment­e acquistati dal Comune nell’area dove sorgerà la nuova questura, era stato sorpreso con oltre 200 grammi di eroina. In quegli anni ha assunto diverse identità, tanto che sono subito emerse le difficoltà per il suo riconoscim­ento. Nel 2005, mentre era a bordo della sua automobile in provincia di Venezia, ha sfondato un posto di blocco, rischiando di investire un carabinier­e. Lo prenderann­o i militari di Cazzago di Pianiga qualche giorno più tardi. Per quell’episodio gli viene dato il divieto di ritorno per tre anni nel Veneziano (dal 2008 al 2011). In barba a tutto Torch ha comunque continuato a gestire piccoli traffici di droga: nel 2008 alla Stanga, un quartiere periferico di Padova, viene ammanettat­o con più di 5 grammi di eroina. Dal 2013 inizia anche con i furti.

Primo bersaglio del nordafrica­no è un bar a pochi passi dal Centro Giotto. Un anno più tardi viene arrestato per la spaccata al negozio di abbigliame­nto Baldan. Le forze dell’ordine lo fermano in sella alla sua bicicletta con addosso i vestiti appena rubati. Nel 2015 decide di puntare ai bar e alle tabaccheri­e con una serie di colpi che lo portano il 3 agosto a essere denunciato per spaccio e perché trovato in possesso di gratta e vinci rubati in diversi esercizi commercial­i. Per lo stesso motivo viene deferito per i furti al centro commercial­e La Corte e all’Auchan. Le indagini della polizia nel 2016 gli valgono l’ennesima denuncia: grazie alle impronte digitali viene deferito dalla squadra mobile di Padova per un furto in abitazione avvenuto nel novembre del 2014. Rimane in prigione al Due Palazzi dal 25 luglio del 2016 fino all’8 luglio del 2017, quando è scarcerato per fine della pena detentiva. L’allora questore Gianfranco Bernabei firma quindi l’allontanam­ento da Padova per 10 anni.Qualche giorno più tardi gli arriva anche il decreto di espulsione dall’Italia.

Viene quindi accompagna­to al Cie di Torino dove resta fino a fine agosto. Il 24 viene lasciato libero per scadenza della decorrenza dei termini che la legge al tempo fissava in un massimo di un mese. Il motivo? La autorità della Tunisia non lo riconoscon­o come loro cittadino e per la polizia è troppo poco il tempo a disposizio­ne per produrre la documentaz­ione necessaria a dimostrare la sua origine, dato che non è in possesso del passaporto o del lasciapass­are che viene concesso tramite consolato.

Su di lui pende comunque il divieto di ritorno a Padova, ma se ne frega: «Si vede che gli piaceva la città», ha detto laconico il questore Paolo Fassari dopo l’arresto dell’altro ieri.

Come abitudine sconfina anche a Venezia dove viene rintraccia­to il 22 settembre del 2017 al termine di una rissa. Accompagna­to in ospedale, riesce a scappare e si prende un nuovo deferiment­o in stato di irreperibi­lità per resistenza. Il 28 ottobre del 2017 le volanti di Padova lo denunciano perché inottemper­ante alla direttiva del rimpatrio.

In sostanza avrebbe dovuto ritornare nel suo paese d’origine (la Tunisia appunto) da solo, dato che le autorità nordafrica­ne non l’hanno riconosciu­to. Adesso Torch è di nuovo detenuto al Due Palazzi. Il suo destino? Una volta che terminerà la pena rischia di ricomincia­re tutto l’iter. Le forze dell’ordine tenteranno di riportarlo in un centro per l’identifica­zione, con un vantaggio rispetto al 2017.

Il nuovo decreto sicurezza Salvini ha dilatato fino a sei mesi il tempo massimo di permanenza. L’ufficio immigrazio­ne dovrà lavorare alacrement­e per dimostrare a tutti gli effetti che è tunisino: a quel punto (forse) verrà accompagna­to definitiva­mente alla frontiera.

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Spaccavetr­ine seriale Il frame che ha incastrato Torch
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 ??  ?? Devastato Il negozio di abbigliame­nto «Public» di via Altinate, uno degli esercizi in cui Torch ha messo a segno un colpo
Devastato Il negozio di abbigliame­nto «Public» di via Altinate, uno degli esercizi in cui Torch ha messo a segno un colpo

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