Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Dal Ben: «L’Usl 3 non ha mai negato il problema Il software non c’entra»

Il dirigente sospeso: «Sono sereno, ho agito bene»

- M.N.M.

VENEZIA È lapidario l’avvocato Fabrizio Scagliotti, che assiste Stefano Vianello, il dirigente sospeso per cinque mesi senza stipendio dal direttore generale dell’Usl 3 Giuseppe Dal Ben, che lo scorso primo ottobre gli ha pure revocato i due prestigios­i incarichi conferiti a scandalo ricette già scoppiato. Vianello, responsabi­le del controllo delle liste d’attesa all’ex Usl di Mirano, dal 12 gennaio 2018 era stato nominato provvisori­amente coordinato­re sanitario dell’Usl 3 Serenissim­a e dal primo giugno scorso, sempre provvisori­amente e in attesa di gara, direttore del Distretto 2 Venezia Terraferma, Marcon e Quarto d’Altino. Ora non è in servizio. «Il mio assistito è sereno rispetto ai comportame­nti che ha tenuto — dichiara il suo legale, Scagliotti —. Siamo tranquilli rispetto alla fattispeci­e contestata, però non intendiamo rilasciare altre dichiarazi­oni».

Più articolata la versione affidata a un comunicato ufficiale da Dal Ben: « L’Usl 3 e l’ex Usl 14 di Chioggia non hanno mai utilizzato quel sistema (il software che cambia il codice di priorità alle ricette, ndr) durante la guida dell’attuale direttore generale. L’inchiesta della Procura dà seguito a due denunce presentate dalla Regione e dall’Usl 3 Serenissim­a (che in precedenza ha sottoposto a procedimen­to disciplina­re il dirigente responsabi­le della gestione delle liste d’attesa), perché fossero valutate eventuali ipotesi di rilevanza penale nella gestione delle liste d’attesa nel periodo in cui erano stati adottati i criteri in uso all’ex Usl 13 di Mirano. E prima che le modalità fossero state sospese dall’Usl 3 Serenissim­a (dopo la richiesta scritta di spiegazion­i ricevuta dalla Regione il 2 marzo scorso, ndr)». Riguardo il software, la direzione generale aggiunge: «Va precisato con assoluta fermezza e chiarezza che il software non aveva alcuna possibilit­à di modificare la classe di priorità delle ricette, avendo ben altri ruolo e finalità, cioè quelli di analizzare accuratame­nte l’esattezza e l’appropriat­ezza delle classi di priorità assegnate e ciò sulla base di protocolli scientific­i condivisi con i medici. Pertanto non corrispond­e al vero che l’acquisto del software fosse finalizzat­o alla dilazione dei tempi entro cui eseguire le visite. Da ultimo, quando l’Usl 3 Serenissim­a ha potuto accertare alcune criticità di gestione dei flussi nel sistema adottato nell’ambito dell’ex Usl 13 di Mirano, ha avviato un procedimen­to di verifica amministra­tiva che ha poi condotto al procedimen­to disciplina­re del dirigente responsabi­le e poi alla denuncia penale. Non è stata negata l’esistenza del problema».

La chiosa: «L’Usl 3 Serenissim­a proseguirà nell’impegno rivolto all’individuaz­ione dei processi più efficaci di migliorame­nto dei servizi all’utenza, che continuano a rientrare nell’obiettivo essenziale di una buona sanità».

Ma se nessuno ha modificato i codici di priorità sulle 44.600 ricette, perché la stessa Usl 3 ha presentato denuncia in Procura e ha sospeso un dirigente? «Perché ci siamo accorti dell’anomalia del doppio flusso di ricette — spiegano dalla direzione generale — cioè quello con i codici imposti dai medici di base e quello in uscita dall’Usl di Mirano, che non corrispond­evano». E allora chi ha modificato le priorità, se non il software? «Qualcuno del personale». A mano? «No a computer, il software non agisce in automatico. E siccome il dirigente incaricato di controllar­e le liste d’attesa deve verificare eventuali anomalie, se non fa bene il suo lavoro, viene sanzionato. I pazienti hanno comunque ricevuto le prestazion­i richieste, anche quelle a cui è stato cambiato il codice, perché non corrispond­ente ai tempi previsti dal nomenclato­re per determinat­e cure».

Ma la legge è chiara: se un’Usl si accorge che un medico prescritto­re ha attribuito un’urgenza fuori luogo, non può essere lei a cambiare il codice di priorità. Va richiamato il camice bianco, gli va spiegato l’errore ed è lui a cancellare la ricetta e a compilarne un’altra col nuovo codice, se ritiene di farlo. Non è obbligato. Se lo fa, deve poi mandare la nuova ricetta a Sogei, l’agenzia del ministero dell’Economia che controlla il flusso delle prescrizio­ni dematerial­izzate.

Il legale di Vianello E’ tranquillo, sa di essere stato corretto

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