Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Le regole sono cambiate, non ricapiterà» «E i 600mila rimpatri promessi da Salvini?»
Scontro tra Lega e Pd sul pregiudicato che nessuno è riuscito a espellere
VENEZIA L’eco dell’arresto di Amor Ben Lazhar Torch è arrivata a Roma e la notizia del mancato rimpatrio ben prima della clamorosa infilata di «spaccate» che hanno agitato le notti padovane riaccende il dibattito sulla gestione dei migranti irregolari sul territorio. Andrea Ostellari, padovano e presidente leghista della Commissione Giustizia al Senato, per capirci l’uomo della legittima difesa, spiega che no, episodi del genere non si ripeteranno. E per la volontà politica ben chiara del ministro dell’Interno Matteo Salvini e, soprattutto, per il Decreto Sicurezza che, semplicemente, raddoppia il numero di giorni di permanenza previsti nei Cie, i centri di identificazione ed espulsione: dai 90 attuali ai 180 futuri.
Sembra l’uovo di colombo ma, in realtà, la nuova norma calza bene alla rocambolesca vicenda del tunisino che la Tunisia ha rifiutato di riconoscere. I lunghi tempi dei carteggi burocratici e bilaterali si sono tradotti nel mancato rimpatrio nonostante la lunga sfilza di precedenti. «Stamattina ne ho parlato con il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni - spiega Ostellari - ed è evidente che qualcosa nel precedente sistema andava come minimo perfezionato. Le convenzioni con i Paesi di partenza ci sono già, certo, ma con l’entrata in vigore del Decreto Sicurezza si va a meglio regolare i rapporti con paesi come la Tunisia. Ci siamo resi conto che quelle convenzioni per essere bene applicate devono essere conciliate anche con le nostre leggi. E il tema dei giorni di permanenza nei Cie è da manuale. Si tratta di un tempo troppo risicato. Con 180 giorni a disposizione lo Stato Italiano avrà modo di disporre il provvedimento di espulsione, comunicare alla Tunisia, in questo caso, che è pronto l’aereo, le autorità tunisine avranno il tempo di dare riscontro alla comunicazione. Aggiungo, e non è un dettaglio, che ora abbiamo un ministero intenzionato anche politicamente a risolvere queste vicende e se c’è volontà politica il risultato lo ottieni, una volontà politica che prima forse era mancata». E se qualcuno dovesse giudicare eccessivi sei mesi in un Cie? «Non vedo il problema - conclude Ostellari - ci sta chi non ha i requisiti». L’azzurro Pierantonio Zanettin, già Csm e ora in Commissione Giustizia spiega: «Diciamocelo, credo che fino a pochi mesi fa tutta questa volontà di espellere non ci fosse, ora vedremo se Salvini riuscirà ad essere efficace al di là delle dichiarazioni di entusiasmo per l’arresto di Torch». La pentastellata veronese Francesca Businarolo, pone l’accento sulla necessità di potenziare la macchina giudiziaria: «Siamo per la legalità, sempre, indipendentemente dalla nazionalità, i rimpatri vanno fatti, ma gli organici dei tribunali vanno potenziati e l’Europa deve farsi carico dei costi per riportare a casa queste persone». Attacca, invece, il Pd con il senatore veneziano Andrea Ferrazzi: «Salvini aveva promesso 600mila rimpatri invece i casi che si stanno ripetendo mostrano in maniera plastica che i rimpatri non li fai se non hai l’accordo bilaterale con gli Stati del Nordafrica».
Ostellari (Lega) Con 180 giorni nei Cie, più tempo per le pratiche
Ferrazzi (Pd) Senza accordi bilaterali non si fa nulla