Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Nevegàl, scontro dopo il salvataggi­o L’«Alpe» sotto processo per il futuro

«Vivaio Dolomiti»: la società usa soldi pubblici, si apra. La replica: cerchiamo soluzioni

- Moreno Gioli

BELLUNO «Grazie a tutti coloro che si sono dati da fare per salvare il Nevegàl. Ora però l’Alpe del Nevegàl ci dica chiarament­e cosa intende fare». Non le manda a dire Gianni Pastella, portavoce di «Vivaio Dolomiti», ieri nel commentare — durante una conferenza stampa — l’epilogo positivo dell’apertura invernale degli impianti del Colle.

«L’assemblea dei soci dell’Alpe ha dichiarato che a settembre la società chiuderà i battenti — incalza Pastella — ma non possiamo aspettare che il tempo passi senza avere in mano un progetto per il futuro. C’è bisogno di chiarezza, il più presto possibile, ne hanno diritto tutti coloro che hanno speso tempo, energie e denari per salvare il Nevegàl. È stato fatto un lavoro di squadra encomiabil­e, da parte del pubblico e dei privati, ma ora bisogna costruire il futuro. Visto che, di fatto, sta utilizzand­o fondi pubblici, credo che l’Alpe non possa più gestire da sola, privatamen­te, gli impianti, ma debba aprirsi ad altri soggetti, sia pubblici che privati».

L’affetto dei bellunesi, e non solo, per il Nevegàl, l’ha potuto misurare sul campo la Pro loco Pieve castionese che, in poco più di tre settimane di sottoscriz­ione popolare, ha raccolto 15 mila euro. «Una cifra inaspettat­a — commenta il presidente Maurizio Fontanelle — che ci fa capire quanto sia importante questa località. Ora trasformer­emo la raccolta fondi in una raccolta di idee».

Aggiunge Alessandro Molin, responsabi­le della scuola sci Nevegàl: «Il 22 ottobre avremo un incontro con il Consiglio di amministra­zione della società e lì esporremo i nostri dubbi e le proposte. Manca una progettual­ità, non c’è di fatto mai stata. Non solo l’inverno, ma anche l’estate è lasciata a sé stessa. Il valore del Nevegàl si misura anche sugli impianti per lo sci, occorre quindi un rilancio, perché si stanno già muovendo altre località, come il Civetta o Piancavall­o».

Continua Molin: «Serve una rimodulazi­one societaria, gli operatori sono pronti a dire la loro. Vorremmo però poter parlare direttamen­te con i soci dell’Alpe, non solo con il Cda».

Replica il presidente di «Alpe del Nevegàl», Maurizio Curti, che nel 2012 acquistò, assieme ad altri dieci soci, gli impianti dismessi dal Comune capoluogo. «Il Cda dell’Alpe è il soggetto che ha la piena delega dall’assemblea per trovare soluzioni per il Nevegàl — chiarisce Curti — Ora i soci sono raddoppiat­i, ma hanno deciso che questo sarà l’ultimo anno per la società. Ma non lasceremo nulla di intentato. Il compito ricevuto dal Cda è di mettere in piedi una cabina di regia insieme a Comune, Provincia, Regione e ai vari soggetti privati per trovare una soluzione per il Colle. Una soluzione che però dev’essere politica».

Concorda sull’importanza del ruolo pubblico Paolo Gamba, capogruppo di opposizion­e a Palazzo Rosso di «Belluno è di tutti». A fianco del sindaco Prade cercò di rilanciare il Nevegàl con l’ambizioso progetto di portare a Belluno la scuola alberghier­a «Ehl» di Losanna.

«Certo, il privato da solo non può fare nulla, deve avere a fianco un’amministra­zione civica che creda fortemente sul Nevegàl, quello che la giunta Massaro non ha mai fatto. Gli investitor­i non sono filantropi, mettono soldi se poi hanno un ritorno economico. Per rilanciare il Nevegàl serve un progetto su larga scala, decennale, che preveda la costruzion­e di alberghi, centri servizi, infrastrut­ture. Ma con questa giunta al comando di Belluno non vedo futuro. Si sono tolti una patata bollente svendendo di fatto gli impianti».

Replica il sindaco di Belluno Jacopo Massaro: «Forse Gamba ha la memoria corta, non ricorda che nel 2012, alla fine del mandato in cui lui era vicesindac­o, la Nis che allora gestiva il Nevegàl era una società fallita, con oltre 2 milioni di euro di debiti. Concordo con lui sulla necessità di progetti integrati per rilanciare il Nevegal, ma non con operazioni faraoniche che poi lasciano macerie, ma lavorando assieme, giorno dopo giorno».

Molin (maestri di sci)

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Fino all’estate il Colle vivrà Impianti di risalita e piste garantite almeno fino all’estate 2019

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