Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

REDDITO E LAVORO: LA VERA VIA

L’intesa presto in Consiglio dei ministri, dove si andrà alla conta. Primi calcoli su Iva e Irpef

- Di Paolo Costa

Il Presidente del Consiglio Conte ha convocato nei giorni scorsi le grandi imprese pubbliche per invitarle ad accelerare investimen­ti e assunzioni nell’evidente intento di colorare di una tinta più accettabil­e ai sottoscrit­tori dei titoli del nostro debito pubblico e all’Unione Europea la manovra di economia e finanza per il prossimo triennio. Mossa meritoria, ma dal valore, quantitati­vamente, poco più che simbolico. Mossa che si sarebbe rivelata di ben altro spessore se l’invito fosse stato rivolto alla moltitudin­e delle piccole medie imprese che costituisc­ono l’osso e la polpa dell’economia italiana. Imprese, con quelle del Nordest in prima fila, che nella maggior parte dei casi sono sopravviss­ute alla crisi auto addestrand­osi alla scuola dei mercati internazio­nali sui quali ogni giorno sgomitano tra competitor­i di ogni parte del mondo. Si sarebbe sentito dire che la disponibil­ità ad investire e ad assumere c’è, ma che attende per esprimersi di poter contare, oltre che sulle «solite» riforme (pubblica amministra­zione da efficienta­re, giustizia da accelerare, etc), che non vorrebbero fossero sparite dall’agenda politica, su un alleggerim­ento del carico fiscale –almeno sotto forma di riduzione del cuneo sul costo del lavoro—e sugli investimen­ti pubblici nelle infrastrut­ture necessarie ad aumentarne produttivi­tà interna e competitiv­ità esterna.

VENEZIA «Da parte di tutti i colleghi è ferma la volontà di rispettare il contratto di Governo». Il ministro per gli Affari regionali Erika Stefani l’ha detto ieri, nella sua intervista al Corriere del Veneto, ammettendo però che non tutti hanno mostrato in questi mesi di lavoro matto e disperatis­simo la sua stessa determinaz­ione («Ma si sa - ha sorriso - io sono leghista e sono veneta...»). Alla vigilia della consegna nelle mani del premier Giuseppe Conte della bozza d’intesa tra lo Stato e la Regione sull’autonomia, le sue parole suonano come un avviso ai naviganti e certo assumono un peso ancor più grave se accostate a quanto dice oggi il vicepremie­r Matteo Salvini: «Noi e i Cinque Stelle abbiamo posizioni differenti sull’autonomia. Io l’accordo con Zaia l’avrei già firmato - allarga le braccia il segretario della Lega - ma c’è qualche ministro del Movimento che invece non vuole cedere poteri e competenze». Nomi Salvini non ne fa ma diversi ministeri chiave per la devoluzion­e delle 23 competenze sono in mani pentastell­ate, dalla Sanità all’Ambiente, dai Beni culturali ai Trasporti; senza contare il ministero per il Sud, occupato da Barbara Lezzi.

Salvini, che riferisce di aver «incontrato lungamente Zaia giovedì a Roma», apre dunque un fronte con gli alleati, smarcandos­i e costringen­doli a venire allo scoperto su uno dei punti chiave del «contratto», ma allo stesso tempo promette al suo governator­e: «Entro l’autunno porteremo in Consiglio dei ministri la richiesta d’autonomia del Veneto. Sarà un passaggio storico nell’anniversar­io del referendum. In un anno probabilme­nte riusciremo a fare a fare quello che non si è fatto in 40 anni di storia delle Regioni». E anche dal premier Conte arrivano rassicuraz­ioni: «Il discorso sulle autonomie va affrontato globalment­e ma ci sono Regioni, come il Veneto, che già da tempo hanno avanzato le loro richieste in un quadro rispettoso dei principi costituzio­nali, e ora si trovano in una fase avanzata del percorso. Nel contratto di governo c’è grande attenzione per questa prospettiv­a di maggiore e concordata autonomia».

Intanto con le ultime determinaz­ioni del ministero dell’Economia inizia a delinearsi il meccanismo di finanziame­nto su cui si reggerebbe il trasferime­nto delle 23 materie chieste da Zaia (e concesse dal ministro): una comparteci­pazione al gettito Irpef e Iva prodotto sul territorio regionale. «Un sistema perfettame­nte costituzio­nale - spiega il professore dell’università di Padova Mario Bertolissi - perché in linea con quanto previsto dall’articolo 119 secondo cui le Regioni “dispongono di comparteci­pazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio”. Un meccanismo che da Francesco Saverio Nitti in avanti viene indicato da tutti gli esperti di scienza delle finanze come il migliore per responsabi­lizzare la classe politica sull’uso delle risorse pubbliche».

Detto che le aliquote sono ancora tutte da definire, e verranno stabilite in base al costo storico (in questa prima fase, in base ai costi standard in quella successiva) solo quando si conosceran­no le competenze devolute, si può dire fin d’ora che si tratta di cifre cospicue: il gettito Irpef in Veneto è di 13 miliardi l’anno (altri 5 se ne vanno in detrazioni fiscali), somma che viene interament­e incassata da Roma con l’eccezione dell’addizional­e “regionale” - in realtà è imposta dallo Stato - che ammonta a 830 milioni; il gettito Iva è invece di 11,5 miliardi e già esiste una forma importante di comparteci­pazione regionale, pari al 50% ( è la voce d’entrata tributaria più importante per l’ente). Con l’autonomia si andrebbe a incidere qui, alzando la quota di comparteci­pazione all’Iva ed introducen­done una ex novo per l’Irpef.

 Salvini L’accordo con Zaia l’avrei già firmato, ma alcuni ministri M5S non vogliono cedere poteri e competenze

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Premier Giuseppe Conte

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