Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Non confessò di aver ucciso Irina»

Conegliano, la difesa del 20enne ricorre in appello. L’ira della madre della fidanzata

- Citter

CONEGLIANO (TREVISO) Ha confessato di aver ucciso, prima a colpi di pietra e quindi strangolan­dola, la sua fidanzata Irina Bacal, incinta. E per quel delitto è stato condannato a 30 anni di carcere. Eppure i difensori di Mihail Savciuc, all’epoca 19 enne (oggi ha 20 anni), ne sono certi: «Non ha mai ammesso nulla, ha solo detto “non posso dire di non essere stato io”». Pertato, il 12 novembre, di batteranno in appello per farlo scagionare. Insorge la madre di Irina.

CONEGLIANO Mihail Savciuc ricorre in appello contro la condanna a 30 anni di carcere. L’udienza davanti alla corte d’assise d’appello è fissata per il 12 novembre in aula bunker a Mestre. Il 20enne di Godega, accusato di aver barbaramen­te ucciso l’ex fidanzata Irina Bacal, incinta di 7 mesi di suo figlio, punta a ribaltare la sentenza. Secondo i suoi legali, infatti, sebbene il giovane abbia confessato due volte, a compiere il delitto non sarebbe stato lui. L’accusa è di omicidio volontario premeditat­o e pluriaggra­vato dallo stato di gravidanza della vittima, e dai motivi abbietti, oltre che di occultamen­to di cadavere.

Irina era scomparsa il 19 marzo 2017. Tre giorni dopo, il suo corpo martoriato era stato trovato in un boschetto di Manzana, a Vittorio Veneto, coperto da foglie e rovi. La giovane, con in grembo il suo bambino, è morta strangolat­a dopo essere stata colpita alla testa da una grossa pietra, al culmine di una lite con l’ex fidanzato che voleva costringer­la ad abortire. Era stato lui a portare la polizia nel luogo dell’occultamen­to, dopo aver confessato di averla uccisa. In primo grado il gup Piera De Stefani aveva escluso l’aggravante della premeditaz­ione contestata dalla procura e questo, oltre alla giovane età, all’incensurat­ezza, e grazie allo sconto di pena previsto dal rito alternativ­o gli hanno consentito di evitare l’ergastolo. Ma ora la difesa del 20enne, rappresent­ata dagli avvocati Alessandra D’Aversa e Giovanni Maccarrone proverà a smontare l’accusa. Nonostante Mihail sia reo confesso, già nel processo di primo grado i legali avevano sollevato dubbi sulle sue responsabi­lità: «A noi non ha mai confessato di averla uccisa – spiegavano – ma ci ha detto: “non posso dire di non essere stato io”. Una frase emblematic­a che non abbiamo potuto ignorare, insieme ad alcuni elementi non valutati nelle indagini che porterebbe­ro a escludere che sia lui il colpevole». Ipotesi respinta fermamente da Galia, la mamma di Irina: «Mia figlia non c’è più, io non ho pace e già adesso sono agitata sapendo che dovrò rivivere un’altra volta questa tragedia – spiega –. Mi aspetto giustizia per Irina. Chi ha commesso un atto così crudele non può cavarsela con poco. Questo criminale merita l’ergastolo». Accanto a lei c’è l’avvocato Andrea Piccoli dello Studio 3A: «Confidiamo nella riconferma della sentenza di primo grado, anche sulla scorta della solidità dell’impianto accusatori­o costruito dalla Procura di Treviso».

La difesa

«Con noi ha ammesso solo: “Non posso dire di non essere stato io”. Smonteremo l’accusa»

La mamma di Irina

«Non ho più pace, quel ragazzo merita l’ergastolo per ciò che ha commesso»

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 ??  ?? Ventenni Irina Bacal e Mihail Savciuc, 20 anni. Quest’ultimo uccise la ragazza e ne nascose il corpo
Ventenni Irina Bacal e Mihail Savciuc, 20 anni. Quest’ultimo uccise la ragazza e ne nascose il corpo

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