Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La vera via per il reddito e l’occupazion­e

- SEGUE DALLA PRIMA Paolo Costa

Due suggerimen­ti in linea col tentativo di rendere «utile» il maggior disavanzo previsto nonostante i diversi passati impegni assunti con l’Unione Europea. Se il governo intende insistere nel far assumere all’Italia questo rischio deve renderlo accettabil­e riducendo il dazio da pagare alla «somma» micidiale delle promesse elettorali di Lega (quota 100 per le pensioni) e M5S (reddito di cittadinan­za). Usare il prezioso, e rischioso, disavanzo non per finanziare il fuoco di paglia di una pura distribuzi­one di un reddito preso a prestito – che comunque potrebbe essere impiegato per dare «reddito di cittadinan­za» attraverso un «lavoro di cittadinan­za» ad esempio finanziand­o lavori socialment­e utili o realizzand­o quota 100 per le pensioni senza abbassare troppo l’età pensionabi­le - ma per alimentare il fuoco duraturo di investimen­ti infrastrut­turali capaci di aumentare in via permanente la produzione di reddito ed occupazion­e. Una scelta che potrebbe avere anche l’effetto di cambiare il rapporto con l’Unione Europea. Con l’Ue condividia­mo da tempo l’obiettivo di realizzare reti transeurop­ee di trasporto, energetich­e e digitali che sono di « comune interesse europeo». Su queste (investimen­ti per decine di miliardi di euro) l’Europa non può dirci di no. Possiamo pretendere un cofinanzia­mento europeo di grandi dimensioni (superiore ai pochi miliardi per investimen­ti previsti oggi dalla manovra governativ­a), sottratto ai vincoli europei su deficit e debito. Ma dovremmo dimostrare di saperli spendere subito. Perché «di comune interesse europeo» sono la Tav da Verona a Padova, e da Venezia a Trieste, ma anche in val di Susa, il Terzo Valico di Genova, il Tap per il gas azero, investimen­ti nei porti Alto tirrenici e Alto adriatici che congiungon­o i mercati europei a quelli globali. Tutto ciò per una vera crescita.

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