Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Non potrà avvicinarsi a Lorenzon»
Treviso, aveva accusato l’ex assessore: «Mi pestò». Adesso è lei la stalker
PONTE DI PIAVE (TREVISO) Da accusatrice ad accusata. Da colei che denunciò le presunte violenze fisiche subite dall’ex assessore provinciale leghista Mirco Lorenzon, a colei alla quale, ieri, il giudice ha imposto il divieto di avvicinamento a Lorenzon. Che sarebbe stato vittima di una vera e propria azione di stalkeraggio da parte della donna, con telefonate continue, violazioni di domicilio e minacce. Ma la guerra in tribunale continuerà: Sabrina Buran farà ricorso.
PONTE DI PIAVE Lei lo aveva accusato di averla picchiata durante la loro relazione. Varie volte fino all’ultima, quando le avrebbe rotto una costola. E lei aveva trovato il coraggio di denunciarlo. Ma per quelle accuse la procura ha chiesto l’archiviazione, mentre alla sbarra c’è finita lei, Sabrina Buran, 48enne operatrice socio sanitaria accusata di stalking. La vittima è l’ex assessore provinciale Mirco Lorenzon che, nel febbraio scorso, si era trovato catapultato in un vero e proprio caso mediatico. Accusato di essere «un picchiatore di donne» dall’imputata e, sui giornali, anche dall’ex compagna Petra De Zanet. Mentre, secondo la procura di Treviso, era lui a subire una vera persecuzione dalla Buran, che per questo è sottoposta alla misura cautelare del divieto di avvicinamento alla vittima: per questo non può stare a meno di 500 metri da Lorenzon.
Ieri si è svolta la prima udienza del processo con rito immediato nel confronti della 48enne, nel quale l’ex consigliere, assistito dall’avvocato Martina Pincirolli, si è costituito parte civile. Secondo le indagini, scaturite dalla denuncia del 56enne ex assessore, i due avrebbero avuto un breve flirt quando lei era stata ospitata a casa sua, a Ponte di Piave, per essere più vicina al lavoro in una casa di riposo della zona. Una relazione brevissima, per lei però diventata importante. Così tanto da non accettare che il 56enne la volesse troncare. Per questo l’avrebbe tempestato di messaggi e telefonate, di giorno e di notte. Si sarebbe presentata a casa sua, scavalcando i cancelli per entrare, minacciandolo ripetutamente, anche armata di coltello, di uccidersi o di ucciderlo. Sempre secondo l’accusa avrebbe manomesso l’auto della vittima, inserendo polveri nel serbatoio e tagliando le gomme della vettura parcheggiata davanti a casa. Ieri in aula sono stati sentiti i meccanici che hanno riparato i guasti e l’avvocato che, in prima battuta, aveva seguito l’ex consigliere e assistito a una trentina di chiamate nel giro di pochi minuti. Comportamenti che avevano reso la vita impossibile a Lorenzon, che aveva iniziato ad avere paura. E mentre, dopo la sua denuncia, le indagini su di lei procedevano, la donna lo ha accusato di averla picchiata, con tanto di referto medico: una costola rotta, contusioni alla testa e una prognosi di 30 giorni. Ma per quelle accuse il pubblico ministero Massimo Zampiccini, che ha coordinato l’indagine dei carabinieri, non avrebbe trovato riscontri chiedendo l’archiviazione dell’inchiesta. A cui la donna si è opposta.
Buran Mi ha rotto una costola e causato anche lesioni alla testa
Lorenzon Era lei a non lasciarmi in pace, con minacce e telefonate continue