Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Sonda su Mercurio in onore di «Bepi»

Missione intitolata allo studioso, un viaggio di 7 anni. Il ricordo di Barbieri: un genio

- Di Pierluigi Perobelli

La sonda BepiColomb­o, in onore dell’astronomo padovano, decollerà stamane salvo imprevisti dalla Guyana francese. Una missione dell’Esa che permetterà fra sette anni di studiare la superficie di Mercurio. Anche gli osservator­i ottici della sonda sonno coordinati dall’Inaf di Padova

PADOVA Se una missione interplane­taria nel 2018 si chiama «Bepi» — in onore di Giuseppe Colombo — vuol dire che l’astronomia è proprio nel Dna di Padova, e viceversa. Un legame che si autoriprod­uce continuame­nte: fu il matematico del capoluogo veneto a far dare il nome «Giotto» — evocando miratament­e la volta azzurra della Cappella degli Scrovegni — alla sonda destinata alla cometa di Halley, incrociata poi dalle nostre parti nel 1986.

Questa mattina all’alba (salvo imprevisti all’ultimo momento), da una base di lancio in Guyana francese è partita la sonda «BepiColomb­o», targata Esa (l’agenzia spaziale europea) - Jaxa (Giappone) e destinata a Mercurio, il pianeta più vicino al Sole. Di molti suoi segreti fu scopritore proprio Giuseppe Colombo, che dopo gli anni all’università di Padova fu chiamato alla Nasa nel 1961, appena partita la stagione delle «grandi missioni». C’era la corsa verso la Luna, ma anche lo studio di un «mondo esterno» saturo di aspettativ­e e ambizioni. C’era bisogno di pionieri.

Tredici anni dopo il suo arrivo in America, Bepi — conosciuto già come «il meccanico del cielo» — stava seguendo la missione Mariner 10, spedita nei pressi del piccolo e arroventat­o pianeta, quando ebbe un’intuizione geniale: «Fece ruotare il Mariner in modo che arrivasse a mandare nuovi dati e si scoprì che il pianeta compie tre rotazioni intorno al proprio asse ogni due rivoluzion­i intorno al Sole», sintetizza oggi l’emerito dell’astronomia, Cesare Barbieri: «Di Bepi ricordo le grandi chiacchier­ate che facevamo alla domenica al telescopio di Asiago, lui era lì per studiare l’orbita di Plutone», spiega lo scienziato padovano che, dopo aver lavorato sulla Giotto e su molti altri tavoli pionierist­ici, ha contribuit­o più recentemen­te in modo decisivo all’apparato ottico della sonda Rosetta, arrivata alla cometa Churyumov Gerasimenk­o nel novembre del 2014.

«Quando Colombo parlava di cose tecniche era molto avanti, a volte si faticava a capirlo — sorride Barbieri — aveva un carattere gioviale e seppe conquistar­si la simpatia e lo spirito di equipe dei migliori centri americani. Anche là, a Boston, a Pasadena, ancora molti se lo ricordano per la sua passione nel raccontare barzellett­e. Portò ai massimi livelli la scuola della meccanica celeste italiana ma è morto presto, a poco più di sessant’anni. Un anno dopo la “sua” Giotto, cui seppe imporre il nome alle maggiori agenzie spaziali del mondo, arrivò alla cometa Halley, e un anno dopo ancora arrivarono le prime immagini, che lui non potè vedere».

La missione «BepiColomb­o» è destinata a studiare quanto succede su un pianeta caldissimo e pieno di misteri. Anche se Mercurio è a circa una cinquantin­a di milioni di chilometri dalla Terra, per arrivarci la sonda percorrerà nove miliardi di chilometri. Un itinerario nel cosmo che serve a sfruttare — come con le «fionde» — l’accelerazi­one offerta per esempio dal passaggio vicino a Venere.

Un lungo percorso che arriverà all’epilogo in un giorno preciso, e di solito gli astronomi non sbagliano le date di arrivo: il primo sorvolo di Mercurio sarà il 2 ottobre 2021, proprio nel 101° anniversar­io della nascita di Bepi Colombo. La missione comunque si potrà definire davvero compiuta quando la sonda — il 5 dicembre 2025 — entrerà definitiva­mente nell’orbita del pianeta.

E lì inizierà un’altra fase dove Padova sarà grande protagonis­ta con l’utilizzo a fondo dell’apparato Simbio-Sys, coordinato da Gabriele Cremonese, dell’osservator­io di Padova dell’Inaf (Istituto nazionale di astrofisic­a). Tre sistemi ottici documenter­anno a colori geologia, vulcanismo e tettonica, età e composizio­ne della superficie.

«È veramente molto emozionant­e vedere la stazione di lancio e questa fase importante del nostro lavoro iniziato nel 2000 — spiega Cremonese dalla Guyana — qui c’è un leggero vento ma le condizioni climatiche dovrebbero essere ottimali per il lancio. Speriamo che tutto vada bene, in ricordo di Colombo e delle sue lezioni, a cui sono stato». Lezioni che guardavano lontano, in una città di pianura abituata a guardare in alto fin dal 1761 quando nacque l’osservator­io della Specola. Tanta strada è stata fatta, con passione e rigore matematico. Il Dna non tradisce mai.

Il contributo Inaf Cremonese dalla Guyana: «Un lancio che emoziona, sarà un lungo lavoro»

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 ??  ?? Preparativ­i L’allestimen­to della sonda BepiColomb­o: molte fasi sono state portate a termine nelle strutture olandesi dell’Esa
Preparativ­i L’allestimen­to della sonda BepiColomb­o: molte fasi sono state portate a termine nelle strutture olandesi dell’Esa

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