Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Estorceva soldi alle imprese cinesi, brigadiere confessa davanti al pm
CASTELFRANCO Per sette ore il brigadiere dei carabinieri Giuseppe Alù ha risposto alle domande del magistrato, ammettendo la propria responsabilità su alcune delle contestazioni, spiegando perché l’avrebbe fatto e dicendo di aver agito con un unico collega.
Un interrogatorio fiume per il brigadiere, agli arresti domiciliari con l’accusa di concussione, che il sostituto procuratore Davide Romanelli, titolare dell’indagine, ha secretato. Perché le domande non sono ancora finite. Alù, difeso dagli avvocati Luca Dorella e Lucio Zarantonello, sarà interrogato ancora nelle prossime settimane quando il magistrato gli chiederà conto, punto su punto, di ciascuna delle accuse che gli vengono mosse. Secondo quanto ricostruito dalle indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Treviso guidati dal maggiore Giovanni Mura, il 57enne avrebbe taglieggiato una trentina di imprenditori cinesi e un commerciante italiano, minacciandoli di controlli e chiusure di attività ed estorcendo loro denaro per evitare guai peggiori.
All’unica vittima italiana, fermata durante un controllo stradale, avrebbe invece prospettato l’alcoltest e il ritiro della patente, svaniti nel nulla quando questo, spaventato, aveva vuotato il portafogli dandogli 300 euro.
Ieri Alù, in servizio nell’Arma da 40 anni, ha spiegato il contesto nel quale sarebbero maturati i fatti che gli vengono contestati dalla procura.
I rapporti con la comunità cinese, la reticenza a rivolgersi alle forze dell’ordine e la soggezione indotta dalla divisa sugli imprenditori che, di fatto, lo facevano sentire al riparo da eventuali denunce. Ha descritto le procedure seguite e le motivazioni che avrebbero indotto lui e il collega (indagato a piede libero per lo stesso reato) ad agire in quel modo. Al suo racconto mancano ancora molti tasselli, ma le sue risposte stanno puntellando il quadro accusatorio.