Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Insulta la paziente, medico condannato
Per il chirurgo non era urgente: «Siete come i neri, credete che sia tutto dovuto»
TREVISO Per il giudice si è tratto di offese gratuite e commento razzista. Per questo un medico dell’ospedale di Vittorio Veneto è stato condannato a risarcire la paziente. I fatti risalgono a due anni fa: una donna di 65 anni si era rivolta al pronto soccorso per un problema di emorroidi. Secondo il chirurgo però il suo non era un caso urgente e doveva rivolgersi al medico di base. Nel dirlo ha aggiunto: «Siete come i neri che credono sia tutto dovuto».
VITTORIO VENETO Offese gratuite e commento razzista. Per questo è stato condannato un medico che, irritato perché una paziente di origine meridionale era andata al pronto soccorso per un disturbo, a suo dire non urgente, l’aveva apostrofata così: «Siete come i neri, credete che vi sia tutto dovuto».
A due anni dai fatti, per il 63enne medico chirurgo in servizio all’ospedale di Vittorio Veneto è arrivata la condanna del giudice di pace. Dovrà pagare mille euro di ammenda e mille euro di risarcimento alla parte offesa per averla ingiuriata. Il giudice Massimo Marchetti ha infatti riconosciuto nel comportamento del medico «un attacco personale di offesa gratuita suggerendo l’idea che vi sia un’inferiorità delle persone determinata dal colore della loro pelle». I fatti risalgono all’agosto del 2016 quando la donna, una 65enne siciliana da anni residente nel Coneglianese, era arrivata nell’ambulatorio del medico, all’ospedale di Costa, sofferente e in stato di grande disagio per un’emorragia emorroidale. A mandarla dallo specialista erano stati i colleghi del pronto soccorso ai quali si era rivolta poco prima. Un percorso contestato dal chirurgo, che riteneva le sue condizioni non urgenti e sottolineava come la paziente avrebbe dovuto, invece che andare in pronto soccorso, rivolgersi al proprio medico di base. Ma nel farlo, secondo quanto gli è stato contestato, le avrebbe detto: «Siete come i neri e non vi sapete comportare, perché credete che vi sia tutto dovuto. Siete proprio come i neri che fanno quello che vogliono, ma qui siamo in Italia e bisogna sapere come comportarsi perché siamo in un Paese civile».
Affermazioni che il medico avrebbe ripetuto, rincarando la dose. Anche se, all’esito della visita, aveva accertato che la paziente necessitava di un intervento chirurgico urgente. Quel comportamento e quei commenti del medico, avevano profondamente turbato la 65enne che non solo aveva deciso di rivolgersi a un altro ospedale per farsi operare ma, assistita dall’avvocato Pierantonio Fadel, lo aveva citato in giudizio. Il caso è finito così davanti al giudice di pace che ha sentito la paziente, ritenendola credibile perché la sua ricostruzione dei fatti: «Appare circostanziata e immune da contraddizioni».
Nel corso dell’istruttoria era stata sentita, come teste, un’infermiera dell’ambulatorio, ritenuta però dal giudice ininfluente perché: «Si trincerava dietro a non so/non ricordo salvo ammettere che le contestazioni erano all’ordine del giorno». Per questo il giudice, pur riconoscendo il diritto al chirurgo a manifestare le proprie obiezioni in merito all’accesso al pronto soccorso, sottolinea come questo «non autorizzi l’espressione “Siete come i neri che fanno quello che vogliono” e può considerarsi ingiuriosa». Il giudice inoltre precisa che tali modalità di espressione «vanno ben al di là di quanto necessario per rendere l’idea di un giudizio contrario e travalicano in un attacco personale di offesa gratuita suggerendo, oltretutto, che alcune persone siano inferiori per il colore della pelle».