Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Guglielmi lancia l’allarme: «Fermiamo la fuga dei medici»

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«Cosa faccio dopo la laurea in medicina?». La domanda poteva sembrare assurda fino a poco tempo fa, quando la carriera nel settore filava dritta senza intoppi dalle aule universita­rie fino all’ospedale (o allo studio medico). Adesso la questione si sta facendo più complessa. Univerò affronterà il tema il tema giovedì 25, nell’aula 11 del Polo Santa Marta, dalle 16 alle 18. Un’occasione per presentare i dati inediti sul fabbisogno che ospedali e altre strutture sanitarie hanno di personale medico nei prossimi anni. Il tema s’interseca con un fenomeno degli ultimi anni, i laureati in Medicina (e nelle altre profession­i sanitarie) che lasciano l’Italia per posizioni più retribuite in altri Paesi. «Un trend che va contrastat­o nella misura in cui è possibile - fa sapere Alfredo Guglielmi, direttore della Scuola di Medicina dell’Università di Verona, una delle voci che interverra­nno alla tavola rotonda -. È, in fondo, una questione di soldi pubblici, per formare un laureato in Medicina, lo Stato spende in media 150mila euro. Rischiamo di perdere un patrimonio in capitale umano». Allo stato attuale i neomedici possono seguire tre strade dopo il titolo di studio. «La prima è la scuola di specializz­azione - specifica Guglielmi -; il problema, in questo caso è che non ci sono borse di studio a sufficienz­a. Anche se, talvolta, le regioni, è il caso del Veneto, ci mettono una pezza». Risultato: ottomila laureati restano esclusi ogni ann. «Si arrangiano facendo lavori saltuari. E già così perdono un anno importante. Il rischio, ora, è di far perdere ulteriore tempo a chi ha già studiato sei anni. L’altra alternativ­a è rappresent­ate dal medicina di base.La terza è la carriera universita­ria, ormai divenuta impossibil­e. Occorre una risposta forte: c’è bisogno di medici e non possiamo lasciarci scappare quelli riconosciu­ti come tra i migliori al mondo». (d.o.)

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