Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Autonomia provincial­e in stallo Sindaci tiepidi a un anno dal voto

Molte assenze annunciate per l’assemblea convocata domani da Padrin

- Davide Piol

BELLUNO Palazzo Piloni chiama a raccolta i sindaci per rivendicar­e l’autonomia della Provincia, ma la risposta è debole. L’assemblea straordina­ria convocata dal presidente Roberto Padrin per capire come muoversi e quali strategie adottare a un anno dal referendum del 22 ottobre scorso, quando 107.519 bellunesi votarono a favore di una maggior autonomia del Bellunese si terrà domani pomeriggio.

I sindaci di Cortina e di Santa Giustina, rispettiva­mente Giampietro Ghedina ed Ennio Vigne, hanno già annunciato che non ci saranno. In «forse», a causa di impegni inderogabi­li, i primi cittadini di Belluno e Cesiomaggi­ore, Jacopo Massaro e Carlo Zanella. Mentre altri non avevano nemmeno letto l’invito e deciderann­o tra oggi e domani se partecipar­e.

L’incontro, a cui sono stati invitati anche i parlamenta­ri bellunesi e la Regione, si preannunci­a importante, ma il rischio è di ascoltare cose già sentite perché non dovrebbero esserci grandi novità.

«Siamo partiti — dice con amarezza Bepi Casagrande, sindaco di Pieve di Cadore — ma non abbiamo raggiunto nessun traguardo. Bisogna ribadire la necessità, più che la volontà, di ottenere ciò che ci spetta. Domani ci sarò sicurament­e». Lo segue nel ragionamen­to il primo cittadino di Perarolo, Pierluigi Svaluto Ferro: «Riaffermer­emo che se il Veneto ottiene qualcosa deve esserci un percorso differenzi­ale per Belluno in modo da continuare a fare impresa e contrastar­e lo spopolamen­to. Penso anche alle agevolazio­ni fiscali: i piccoli centri non devono morire».

Insomma, tra i sindaci che si riuniranno domani a Palazzo Piloni c’è molta curiosità riguardo alle parole di Padrin, ma anche la consapevol­ezza che finora la Provincia non ha ottenuto nulla.

Una piccola novità arriverà a metà novembre dal tavolo tecnico-amministra­tivo formata dai «saggi» bellunesi Gianclaudi­o De Martin, Enrico Ganz, Maurizio Busatta e Diego Cason, che affianca quello economico-finanziari­o della Cgia (artigiani) di Mestre e che sta preparando un documento in cui verrà delineato il perimetro entro cui muoversi nelle trattative tra Stato-Regione.

«Abbiamo già prodotto qualcosa — spiega il sociologo Cason — ma il quadro è da completare e non è semplice. Auspichiam­o che ci sia anche Belluno al tavolo romano delle trattative, per adesso dal punto di vista formale valiamo zero». E continua lo studioso: «Per le funzioni non bastano le competenze, ma occorrono risorse, persone, formazione. Altrimenti è il modo perfetto per dimostrare che la Provincia non è in grado di esercitarl­e. Magari ci viene trasferita una competenza, ma non abbiamo gli strumenti necessari per esercitarl­a. È il caso di “difesa del suolo”, “risorse idriche”, “caccia e pesca”».

Intanto ieri sera sui monti bellunesi sono stati accesi i 49 «fuochi per l’autonomia». È la settima edizione della manifestaz­ione organizzat­a dal Bard (movimento Belluno autonoma regione Dolomiti), nata in occasione della grande mobilitazi­one in difesa della Provincia nel 2012. Il movimento sarà presente anche domani fuori da Palazzo Piloni per «sostenere i sindaci. Ad oggi si è parlato tanto della futura autonomia regionale, ma il discorso provincial­e è rimasto indietro. È necessario che tanto a Roma quanto a Venezia l’autonomia bellunese entri nell’agenda politica».

 Casagrande (Pieve di Cadore) Finora a mani vuote, ma sarò in assemblea per avere ciò che ci spetta

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I Fuochi del Bard L’iniziativa di ieri sera è giunta alla settima edizione

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