Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’inventore e il giallo delle protesi «rubate» «Le ho fatte per ridare la vita a chi è come me»

La storia di Fulvio Marotto finisce alle Iene

- Carlo Cecino

TREVISO Fulvio Marotto, 48enne trevigiano, dovrebbe essere un semplice artigiano che sta tutto il giorno nella sua piccola officina di via Salsa, al confine tra la periferia cittadina e il Comune di Villorba; ma in realtà è riconosciu­to da tutti come un genio, al pari di Leonardo da Vinci.

La prova concreta della genialità di Fulvio, arriva 15 anni fa, quando, dopo una grave infezione che ha comportato la perdita delle mani, di parte degli arti inferiori e del naso, non si perde d’animo, tutt’altro. Durante l’anno di riabilitaz­ione rinchiuso in ospedale, pensa e studia un modo per riuscire a tornare a camminare, a salire in moto, a riprendere dinamicità per quando sarebbe ritornato a casa, senza dover rimanere seduto tutto il tempo in una sedia a rotelle.

Da meccanico e carrozzier­e qual è, sfrutta dunque i diversi anni trascorsi in officina e crea un marchingeg­no senza eguali: delle protesi mobili mai realizzate prima. La particolar­ità di queste protesi, rispetto a quelle tradiziona­li, consiste nel fatto che grazie ad esse, le persone amputate possono stare in piedi svariate ore del giorno e camminare senza accusare alcun dolore. Non solo. Fulvio progetta anche altri tipi di protesi sportive per poter sciare, andare sui pattini e anche in bicicletta e in moto. E sulle due ruote fa anche di più: realizza una moto tutta per lui, con la quale può perfino impennare.

Fulvio però, conosciuto da molti per questa sua spiccata inventiva, è sempre rimasto in disparte: il suo unico obiettivo era quello di donare le sue invenzioni alle persone rimaste senza arti, proprio come lui. Per questo, nel 2011, a una fiera di Rimini, incontra Silvio Galfione, medico ortopedico di Cuneo, che lavora sulla costruzion­e di protesi per le gambe. I due fanno amicizia e Galfione si appassiona alle idee di Fulvio. In breve Fulvio pensa che il medico di Cuneo possa diventare lo sponsor necessario per la realizzazi­one del suo progetto.

Nel 2012, però, il dottore piemontese si allontana improvvisa­mente da Fulvio, senza un motivo preciso. Poco tempo dopo, lo stesso Fulvio scopre che Galfione ha aperto in Svizzera una società che costruisce protesi mobili e nasce il sospetto che il medico si sia impossessa­to delle idee del trevigiano per fare fortuna. Secondo Fulvio, il medico non avrebbe tenuto conto del patto di riservatez­za stipulato tra i due nel momento in cui si erano conosciuti. A far riemergere la vicenda, un servizio televisivo de «Le Iene» apparso domenica sera su Italia 1. Nel reportage, Fulvio ha ripercorso i fatti dal 2012 a oggi da quando Galfione avrebbe depositato il suo brevetto e si sarebbe impossessa­to della sua idea. Di certo c’è che i due progetti, quello di Fulvio e il brevetto depositato dal dottor Galfione si assomiglia­no molto. «Come è possibile che il brevetto scritto da me e pubblicato due mesi dopo il suo, sia uguale? Per legge è rimasto segreto un anno e mezzo e non ho potuto consultarl­o».

«Ammetto che sia strano che i due brevetti siano simili, ma il mio è frutto di studi precedenti» si difende Galfione durante l’intervista condotta dalle «Iene» a Cuneo. Per il momento si tratta della parola di Fulvio contro quella del dottor Galfione ma è probabile che presto sulla vicenda arriverà anche una verità giudiziari­a. A meno di 24 ore dalla trasmissio­ne infatti, l’appello d’aiuto lanciato da Fulvio agli avvocati per questa strana vicenda, è stato accolto dagli studi legali. «Sono stato contattato da alcuni legali della zona. La speranza è che gli avvocati adesso mi diano una mano ad aiutare chi ha davvero bisogno di queste protesi. Il mio sogno è dare una vita normale a chi ha avuto i miei stessi problemi».

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Da «Le Iene» La storia di Marotto è tornata alla ribalta grazie a «Le Iene»
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Protesi «magiche»Fulvio Marotto, 48enne di Treviso, ha realizzato una serie di protesi per tornare ad andare in moto, per sciare e pattinare, dopo la perdita delle mani e della parte inferiore delle gambe

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