Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Autonomia della Provincia La Regione: «Trattate con noi»
Pochi sindaci all’assemblea. E Gidoni: voi esclusi dal negoziato nazionale
BELLUNO Come sta l’autonomia bellunese a un anno esatto dal referendum che vide oltre 103 mila bellunesi esprimersi a favore della specificità della Provincia? Male, verrebbe da dire, a giudicare dall’esito dell’assemblea dei sindaci, allargata ai parlamentari e consiglieri regionali bellunesi, convocata ieri pomeriggio a Palazzo Piloni per fare il punto sulla situazione e discutere dei passi da fare per raggiungere l’agognato traguardo.
Una riunione cominciata già con il piede sbagliato. Dei 63 sindaci bellunesi, solo in 22 hanno risposto presente alla convocazione del presidente di Palazzo Piloni, il collega di Longarone Roberto Padrin. Assenti quasi tutti i sindaci della Valbelluna, ad eccezione di Feltre e Sedico, ha declinato l’invito anche il primo cittadino di Belluno, Jacopo Massaro, così come non si è fatto vedere il sindaco di Cortina, Giampietro Ghedina. Più nutrita la presenza di Agordino, Alpago e Cadore.
Ed erano presenti quasi tutti i parlamentari: il pentastellato Federico D’Incà, i leghisti Paolo Saviane e Mirko Badole e Luca De Carlo (Fratelli d’Italia), nella doppia veste di onorevole e sindaco di Calalzo. Assente - con giustificazione – il solo Roger De Menech.
Padrin e gli altri consiglieri provinciali si aspettavano una partecipazione più numerosa e la delusione è stata ben sintetizzata dal sindaco di Alano di Piave, Serenella Bogana, presidente provinciale «pro tempore» all’epoca dell’indizione del referendum. «La Provincia è dei sindaci — ha chiarito Bogana — che devono però uscire di più dalle loro valli e fare squadra, proprio la frammentazione ci ha già penalizzato in passato».
Ma il peggio doveva ancora arrivare. Padrin ha aperto il suo intervento con la notizia della convocazione da parte del ministro per gli Affari regionali, Erika Stefani, del tavolo di lavoro sull’autonomia del Veneto, il 7 e 8 novembre prossimi. «Parteciperà anche la Provincia di Belluno — ha anticipato Padrin — All’ordine del giorno il percorso da intraprendere per dare concretezza all’esito referendario».
A spegnere gli entusiasmi Franco Gidoni che ha, di fatto, escluso la Provincia di Belluno dalla trattativa nazionale. «Siete in ritardo — ha ammonito il consigliere regionale bellunese leghista — Regione Veneto e Consiglio dei ministri hanno già firmato il 2 ottobre scorso il pre-accordo che ora proseguirà il normale iter legislativo. Belluno non ha mai partecipato ai tavoli preparatori dell’accordo, d’ora in avanti il suo interlocutore dovrà essere solo la Regione».
Più morbidi gli interventi dei parlamentari, anche se non sono mancate le frecciate, come quella Luca De Carlo all’indirizzo di Lega e 5 Stelle. «La legge Delrio — ha detto De Carlo — ci ha fatto capire l’importanza dell’ente Provincia, con la sua volontà di depotenziarla. Invito quindi il governo a cancellarla, si può fare subito, io dico già che sono favorevole. Così vedremo quale sarà la reale volontà dei partiti al governo o se intendono solo capitalizzare al massimo in attesa delle elezioni europee».
Annuncio di Padrin Il n. 1 di Palazzo Piloni: Specificità, convocati a Roma dal ministro Stefani