Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Brugnaro al governo «Ora capite a cosa serve il Mose?»
Le telefonate di Mattarella, Conte e Toninelli. Ritardi, Linetti striglia i commissari
«Adesso vorrei chiedere a qualcuno se ha compreso la funzione del Mose, serve esattamente in queste situazioni». Così il sindaco Luigi Brugnaro, ieri chiamato dal presidente Mattarella.
VENEZIA «Adesso vorrei chiedere a qualcuno se ha compreso la funzione del Mose, serve esattamente in queste situazioni». Luigi Brugnaro ha appena deciso di evacuare piazza San Marco, le previsioni dicono 160 centimetri a metà pomeriggio (alla fine si fermerà a 156), troppo anche per una città abituata da sempre alle acque alte. Guarda le onde tra la Basilica e il museo Correr, allarga le braccia e rincara la dose: «Ho chiesto di parlare con il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli e con la presidenza del Consiglio perché voglio che capiscano i costi enormi da gestire in questa città». I trenta milioni in più rispetto ad ogni altro centro storico per la raccolta dei rifiuti è quasi poca cosa rispetto alle necessità di salvaguardia: la manutenzione delle fondamente, dei canali, l’impermeabilizzazione di piazza San Marco, i lavori ai palazzi, il restauro delle case.
Arriva il tardo pomeriggio, quando il sindaco può dire di aver parlato con tutto l’arco costituzionale. «Tutto il governo si è fatto sentire, ci è vicino. Ho sentito i ministri Toninelli e Salvini e ci siamo dati appuntamento per affrontare la questione di Venezia, della laguna e della sua salvaguardia», dice. Ci è voluta la quarta acqua alta di sempre per sbloccare un’impasse che dura da mesi. «Seguo con attenzione gli sviluppi della grave ondata di maltempo che sta piagando la città e ringrazio la Capitaneria di Porto per l’immancabile, preziosa azione a tutela della navigazione», twitta il ministro alle Infrastrutture, rendendosi disponibile a un incontro proprio a Venezia. «Ho parlato anche con il premier Conte e l’ho informato della situazione - continua il sindaco - ho raccontato di come stiamo lavorando bene tutti assieme, anche con commercianti e turisti per salvaguardare persone e città e mi ha chiesto di cosa abbiamo bisogno». Adesso lo sguardo è tutto per l’emergenza, ma Brugnaro sta già pensando al domani, quando la solidarietà si dovrà trasformare in azioni. Un aiuto potrebbe arrivare anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha assicurato a Ca’ Farsetti la propria vicinanza. «Lui ama Venezia, ci ha già aiutato e continuerà a farlo. Ci siamo parlati e ci siamo dati appuntamento al Quirinale quando gli relazionerò sulle varie situazioni della città — spiega il sindaco — I cittadini sappiano che la città non è sola, l’Italia e la regione Veneto ci è vicina. Spero che Venezia possa diventare esempio di come affrontare insieme i problemi».
Sul Mose punta anche il provveditore alle opere pubbliche Roberto Linetti: «Ora spero che qualcuno si convincerà che serve e mi aspetto che qualcuno si chieda e ci chieda perché siamo in ritardo». L’obiettivo della polemica però non è solo Roma. «Il messaggio deve arrivare anche a Venezia», si limita a commentare Linetti, ma il chiaro riferimento è a quei commissari del Consorzio Venezia Nuova, Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola, con cui i rapporti sono difficili, in uno scontro istituzionale che sembra non avere fine. Il Consorzio è infatti in una fase di stallo dei lavori: sono in corso i cantieri di posa dell’ultima delle quattro schiere di paratoie, quella di Lido San Nicolò, ci sono delle gare in corso o già assegnate, in particolare quelle degli impianti. Ma ci sono anche tanti lavori ancora in fase di progettazione. Linetti da mesi ripete che i soldi ci sono tutti (un miliardo e 147 milioni, ha detto alla Camera un mese fa), ma il Consorzio patisce anche la crisi delle tre aziende principali che lo guidavano (Mantovani, Condotte e Grandi Lavori Fincosit). I cantieri sono ora al 94 per cento ma non vanno avanti con quello sprint finale che servirebbe per finire l’opera. Il cronoprogramma è fermo ancora ufficialmente al 31 dicembre 2018 come data per la consegna dell’opera, che poi dovrà essere collaudata e avviata dallo stesso Cvn per tre anni.
Se il Mose ci fosse stato, hanno simulato i tecnici del Consorzio Venezia Nuova, ieri avrebbe avuto una chiusura record: la laguna sarebbe stata infatti isolata dal mare per ben 21 ore e 31 minuti. Il «pulsante rosso» per chiudere le dighe sarebbe stato premuto alle 8.47, con un livello di marea in quel momento di 70 centimetri. Un avvio molto anticipato, proprio a causa della situazione meteo: i tecnici del Cvn hanno infatti dovuto tenere conto del forte vento che crea dislivelli importanti anche nella stessa laguna verso Venezia, ma anche l’apporto dei fiumi che scaricano che, a Mose serrato, l’acqua possa uscire in mare. L’opera non avrebbe invece potuto fare nulla già ora contro la marea eccezionale di ieri: è vero che Provveditorato e Consorzio stanno lavorando all’ipotesi di chiusura parziale, ma questo può funzionare solo in caso di maree appena più alte di quel limite di 110 centimetri sul medio mare che è stato scelto per decisione tecnicopolitica. E comunque allo stato attuale c’è solo una barriera che può essere sollevata, quella di Lido-Treporti: Lido-San Nicolò, come detto, è in fase di ultimazione, mentre alle bocche di Malamocco e Chioggia le paratoie ci sono, ma mancano gli impianti. «La chiusura parziale non basta per maree di questo tipo», conferma Linetti. Con il vento di scirocco l’acqua entra soprattutto dalla bocca di Lido, ma «dimezzarne» l’apertura chiudendo le paratoie già presenti farebbe anche peggio, perché l’acqua entrerebbe in laguna più veloce.
Voglio che al governo capiscano i costi enormi che ci sono per gestire questa città