Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Morto in Pronto soccorso Infermiere sotto processo

Omicidio colposo, vittima un 75enne visitato più volte

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BELLUNO «Il paziente non era stabile, doveva essere ricoverato altrove». Iniziato ieri il processo che tenta di far luce sulla dinamica e sulle responsabi­lità della morte del 75enne di Limana Ferdinando Casanova, avvenuta la notte del 7 settembre 2016 al Pronto soccorso di Belluno (nella foto, l’ospedale). Durante la fase preliminar­e il gup aveva archiviato la posizione dei medici e rinviato a giudizio l’infermiere 37enne Matteo Marin.

Il reato è di omicidio colposo: la vicenda risale a due anni fa. L’anziano viene portato varie volte al Pronto soccorso per un dolore al petto. Entra con il codice giallo, viene dimesso col verde. La sera del 6 settembre si aggiunge un altro sintomo, dolore al braccio sinistro e il figlio preoccupat­o lo riporta al «San Martino». Dopo controlli l’anziano viene spostato in «Osservazio­ne breve intensiva» (Obi), sempre nel Pronto soccorso e attaccato a un macchinari­o per monitorare il battito del cuore. I medici dicono a moglie e figlio di non preoccupar­si e li lasciano andare a casa. Dopo un’ora la chiamata dall’ospedale e la richiesta di recarsi

Il teste

Il primario Giovanni Gouigoux: «L’anziano non doveva stare in quel settore del reparto»

lì subito. Casanova viene trovato in bagno, privo di sensi. Medici e infermieri provano invano a rianimarlo. L’anziano finisce in coma e poi muore. Secondo la Pubblica accusa Marin avrebbe dovuto accertarsi che il paziente non si muovesse dal letto.

«L’Obi è un’Unità operativa semplice e ha sei letti — ha spiegato il primario del Pronto soccorso, Giovanni Gouigoux, teste del Pm — Serve per fare accertamen­ti rapidi a pazienti che sono stabili. C’è un solo infermiere che deve muoversi da stanza a stanza e la sua presenza costante non è necessaria perché i pazienti non sono in pericolo di vita. Io non sono un cardiologo, ma Casanova non poteva essere ricoverato in Obi perché aveva un elettrocar­diogramma alterato». (D.P.)

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