Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Giro d’Italia, montagne e crono finale in Arena
La corsa rosa 2019 Presentate le tappe nel Nordest
Tanto Nord Est nel Giro d’Italia 2019: cinque tappe tra Trentino, Alto Adige e Veneto, con cime dolomitiche entrate nel mito con il Manghen o il Rolle e la cronometro finale di Verona (nella foto Moser nel 1984 all’Arena).
PADOVA Se il Giro 2019 non è il più duro degli ultimi anni poco, pochissimo manca. E il percorso della Corsa Rosa svelato ieri, a Milano, dice essenzialmente tre cose.
La prima è che la terza settimana tra Trentino, Alto Adige e Veneto, sarà decisiva per consacrare il successore di Chris Froome. La seconda è che tra salite e arrivi in volata non ci sarà modo di annoiarsi. La terza è che l’ultima tappa non sarà affatto una passerella. Perché la crono di Verona con arrivo all’Arena, con la salita delle Torricelle, potrebbe essere buona per sconquassare la classifica finale e assegnare le posizioni sul podio. A meno che, s’intende, le montagne scalate nei giorni precedenti non abbiano già cristallizzato le posizioni di punta. Sono cinque le frazioni che interessano il Nord Est, ricche di pathos, di emozioni e intrise fin nel profondo di storia delle due ruote a tutto tondo. Si parte con i fuochi d’artificio il 29 maggio con la tappa numero 17, da Commezzadura ad Anterselva. Il gruppo percorrerà la Val di Sole fino al passo della Mendola e già qui qualcuno avrà modo di capire come girano le gambe, visto che si arriva dal tappone alpino con Presolana, Gavia e Mortirolo. Le erte di Naz e Terento porteranno all’arrivo nello stadio del biathlon di Anterselva.
Il giorno dopo, da Valdaora a Santa Maria di Sala, tappa adatta alle ruote veloci attraversando l’Ampezzano con Cortina e poi Longarone, l’Alpago, Vittorio Veneto, Conegliano e Noale. Il 31 maggio tappa breve e nervosa, da Treviso a San Martino di Castrozza. Ci sono il Montello e il passo di San Boldo, per arrivare alla salita finale non durissima ma adatta a capire chi dovrà riporre nel cassetto i sogni di gloria. «Ringraziamo Fausto Pinarello per l’impegno per aver contribuito a portare in città questo straordinario evento — ha detto il sindaco Mario Conte — Treviso si preparerà ad accogliere la corsa rosa con tantissimi eventi collaterali».
Sabato 1 giugno si accendono i fuochi: frazione in montagna impegnativa, cinquemila metri di dislivello, passi dolomitici entrati nel mito del ciclismo. Il via da Feltre e subito su, con le salite di Cima Campo e del Manghen, dove nel 1999 Marco Pantani scrisse uno dei capitoli più belli della sua parabola sportiva. Poi il Rolle, «inaugurato» nel 1936 al Giro da Gino Bartali e una delle prime cime dolomitiche ad essere scalate al Giro. Da qui la salita finale di Croce d’Aune-monte Avena con una punta al 16,9% che farà malissimo a chi non avrà gestito al meglio le forze residue. Insomma, qui si potrebbe decidere il Giro d’Italia 2019. A chiudere la crono di Verona, con arrivo all’Arena come nel 1984 quando trionfò Francesco Moser e nel 2010 quando invece venne incoronato Ivan Basso. Battaglia contro il tempo che potrebbe dire ancora molto. «Le prime impressioni sono buone — ha detto Elia Viviani, il fuoriclasse veronese ospite d’onore ieri alla presentazione — sono in maglia tricolore, la corsa finisce a Verona, sembra quasi il Giro dei sogni... Pensiamo alle volate: sulla carta sembrano esserci sei occasioni, capiremo meglio il percorso». Il resto lo diranno gambe e strada.
Elia Viviani
Le prime impressioni sul Giro sono molto buone, sulla carta le tappe per i velocisti sono almeno sei. E poi si arriva a Verona, la mia città: un sogno