Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Costa: «Tav, analisi inutili»
Piovesana: noi ci siamo ma serve reazione trasversale
Secondo Paolo Costa, ex ministro alle Infrastrutture, l’analisi costi-benefici voluta dai Cinque Stelle è un inutile balletto e i tecnici si stanno prestando
VENEZIA Una piazza veneta «Sì Tav» ancora non c’è. Per il momento. Perché anche qui molte forze sociali guardano con interesse a quel che è accaduto sabato a Torino, dove l’iniziativa di sette donne (le madamin, come sono state ribattezzate) ha portato in piazza 40 mila persone per dire Sì all’Alta Velocità (e allo sviluppo) e No a qualunque idea di decrescita felice.
La Tav, infatti, non si ferma in Val di Susa. Il corridoio III Mediterraneo (ex Corridoio V) prosegue fino a Trieste e di lì dovrebbe poi proseguire verso Est collegando Kiev, in Ucraina, con Algeciras, in Spagna. E non solo il tratto piemontese, anche quello veneto è in attesa della fantomatica analisi costi-benefici che dovrebbe dire se s’ha da fare oppure no. La commissione che dovrebbe svolgerla, a cui continuamente rimanda il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, ancora non ha avuto il via libera della Corte dei conti. E intanto il cantiere tra Brescia e Verona va avanti, seppur lentamente. Di lì dovrebbe poi proseguire verso Padova, passando per Vicenza, com’è stato previsto dallo stesso Governo legastellato all’interno del Documento di Economia e Finanza (da Padova a Venezia l’Alta Velocità è già realtà, da Venezia a Trieste si è deciso di procedere con la velocizzazione della linea esistente, senza quadruplicamento dei binari). E oggi come in passato, in prima linea, ci sono gli industriali, che con ogni probabilità convocheranno proprio a Torino, con volontaria scelta simbolica, il loro prossimo consiglio nazionale: «Abbiamo sempre sostenuto la realizzazione delle grandi opere, in Veneto, con la Pedemontana e la Tav, e in tutto il Paese dice Maria Cristina Piovesana presidente vicario di Assindustria Venetocentro -. Ho personalmente portato questa posizione all’incontro del 12 settembre a Torino che ha coinvolto tutto il sistema Confindustria. La Tav e le altre opere sono essenziali per mantenere e rafforzare il collegamento dell’Italia con gli altri Paesi e il Far East, tanto più essenziale in questa fase di rallentamento dell’economia. Parliamo di un’area economica che va da Trieste a Lione, passando per Treviso, Padova, Verona, Bologna, Milano, Novara, Torino e Grenoble, nel 2016 ha generato un Pil di 1.191 miliardi, più grande di quello della Spagna, 1.118 miliardi, e della somma dei due Länder tedeschi più sviluppati, il Baden-Württenberg e la Baviera,1.049 miliardi insieme». E però, prosegue Piovesana, la Tav «non può essere considerata una battaglia delle sole imprese, contro un clima politico e sociale che
Refosco Il Veneto reagirebbe se ci fosse un voto contrario delle istituzioni come in Piemonte
non considera strategici questi investimenti. Deve essere la battaglia di tutti, al di là degli schieramenti e delle appartenenze. Lo ha bene dimostrato l’esperienza di Torino, dall’iniziativa coraggiosa ed efficace partita dalla società civile che ha raccolto un consenso e una partecipazione trasversale delle rappresentanze dell’impresa, del lavoro, delle professioni, della scuola. E’ questo l’esempio da seguire e da parte nostra saremo certo presenti, con convinzione ed entusiasmo».
Al loro fianco, se qualcosa si muoverà, ci sarà anche la Cisl, come spiega il segretario regionale Gianfranco Refosco: «A Torino la reazione è nata da un fatto specifico e concreto, il voto del consiglio comunale contro la Tav, che da noi non c’è stato. Ma se ci fosse, sono sicuro che si verificherebbe qualcosa di simile. La Tav, così come la Pedemontana, sono opere fortemente volute dal territorio e dalla società veneta, in modo trasversale. Bloccare l’Alta Velocità, in particolare, sarebbe un autogol clamoroso per una regione come la nostra, che fa dell’export il suo punto di forza».