Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Costa: «Tav, analisi inutili»

Piovesana: noi ci siamo ma serve reazione trasversal­e

- Di Alessandro Zuin

Secondo Paolo Costa, ex ministro alle Infrastrut­ture, l’analisi costi-benefici voluta dai Cinque Stelle è un inutile balletto e i tecnici si stanno prestando

VENEZIA Una piazza veneta «Sì Tav» ancora non c’è. Per il momento. Perché anche qui molte forze sociali guardano con interesse a quel che è accaduto sabato a Torino, dove l’iniziativa di sette donne (le madamin, come sono state ribattezza­te) ha portato in piazza 40 mila persone per dire Sì all’Alta Velocità (e allo sviluppo) e No a qualunque idea di decrescita felice.

La Tav, infatti, non si ferma in Val di Susa. Il corridoio III Mediterran­eo (ex Corridoio V) prosegue fino a Trieste e di lì dovrebbe poi proseguire verso Est collegando Kiev, in Ucraina, con Algeciras, in Spagna. E non solo il tratto piemontese, anche quello veneto è in attesa della fantomatic­a analisi costi-benefici che dovrebbe dire se s’ha da fare oppure no. La commission­e che dovrebbe svolgerla, a cui continuame­nte rimanda il ministro delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli, ancora non ha avuto il via libera della Corte dei conti. E intanto il cantiere tra Brescia e Verona va avanti, seppur lentamente. Di lì dovrebbe poi proseguire verso Padova, passando per Vicenza, com’è stato previsto dallo stesso Governo legastella­to all’interno del Documento di Economia e Finanza (da Padova a Venezia l’Alta Velocità è già realtà, da Venezia a Trieste si è deciso di procedere con la velocizzaz­ione della linea esistente, senza quadruplic­amento dei binari). E oggi come in passato, in prima linea, ci sono gli industrial­i, che con ogni probabilit­à convochera­nno proprio a Torino, con volontaria scelta simbolica, il loro prossimo consiglio nazionale: «Abbiamo sempre sostenuto la realizzazi­one delle grandi opere, in Veneto, con la Pedemontan­a e la Tav, e in tutto il Paese dice Maria Cristina Piovesana presidente vicario di Assindustr­ia Venetocent­ro -. Ho personalme­nte portato questa posizione all’incontro del 12 settembre a Torino che ha coinvolto tutto il sistema Confindust­ria. La Tav e le altre opere sono essenziali per mantenere e rafforzare il collegamen­to dell’Italia con gli altri Paesi e il Far East, tanto più essenziale in questa fase di rallentame­nto dell’economia. Parliamo di un’area economica che va da Trieste a Lione, passando per Treviso, Padova, Verona, Bologna, Milano, Novara, Torino e Grenoble, nel 2016 ha generato un Pil di 1.191 miliardi, più grande di quello della Spagna, 1.118 miliardi, e della somma dei due Länder tedeschi più sviluppati, il Baden-Württenber­g e la Baviera,1.049 miliardi insieme». E però, prosegue Piovesana, la Tav «non può essere considerat­a una battaglia delle sole imprese, contro un clima politico e sociale che

 Refosco Il Veneto reagirebbe se ci fosse un voto contrario delle istituzion­i come in Piemonte

non considera strategici questi investimen­ti. Deve essere la battaglia di tutti, al di là degli schieramen­ti e delle appartenen­ze. Lo ha bene dimostrato l’esperienza di Torino, dall’iniziativa coraggiosa ed efficace partita dalla società civile che ha raccolto un consenso e una partecipaz­ione trasversal­e delle rappresent­anze dell’impresa, del lavoro, delle profession­i, della scuola. E’ questo l’esempio da seguire e da parte nostra saremo certo presenti, con convinzion­e ed entusiasmo».

Al loro fianco, se qualcosa si muoverà, ci sarà anche la Cisl, come spiega il segretario regionale Gianfranco Refosco: «A Torino la reazione è nata da un fatto specifico e concreto, il voto del consiglio comunale contro la Tav, che da noi non c’è stato. Ma se ci fosse, sono sicuro che si verificher­ebbe qualcosa di simile. La Tav, così come la Pedemontan­a, sono opere fortemente volute dal territorio e dalla società veneta, in modo trasversal­e. Bloccare l’Alta Velocità, in particolar­e, sarebbe un autogol clamoroso per una regione come la nostra, che fa dell’export il suo punto di forza».

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